Il decreto legislativo “Disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza” pubblicato in Gazzetta ufficiale ai primi di aprile del 2024 prevede espressamente l'utilizzo di “strumenti tecnici, tecnologici e informatici” per “tutelare e proteggere il giocatore prevenendo e contrastando il gioco patologico”. La stessa cosa sarà chiamato a fare, con modalità differenti, il riordino del gioco fisico, come ribadito nelle varie bozze del documento stilato da Agenzia delle dogane e dei monopoli e dal ministero dell'Economia e delle finanze circolate finora e in attesa di passare nuovamente all'esame della Conferenza unificata Stato Regioni ed enti locali. Probabilmente non tanto presto, visto lo slittamento dei termini per l'attuazione dei decreti attuativi della delega fiscale - compreso quello per il riordino - ad agosto 2026, secondo quanto chiede un emendamento al Ddl proposto dalla relatrice Mariangela Matera (FdI) approvato dalla commissione Finanze della Camera ieri, 12 giugno.
Fra i temi sul tavolo del riordino c'è senza dubbio quello riguardante la formazione di chi ogni giorno lavora nelle attività di gioco e quindi si trova a fronteggiare eventuali criticità nel comportamento dei giocatori, se non casi di dipendenza problematica. In una delle proposte del Mef, difatti è stato ipotizzato il superamento della distinzione tra esercizi generalisti e non generalisti a favore di una classificazione in esercizi certificati/non certificati. Prevedendo per quelli certificati, soggetti a “distanza giuridica”, “una specifica formazione degli esercenti, particolari controlli dell’accesso agli esercizi e la presenza di personale addetto al controllo all’interno delle sale, nonché altri possibili requisiti da individuare”.
Un punto cruciale, fatto proprio in primis dai concessionari e da vari stakeholder del comparto, ma non una novità, visto che nella gran parte delle leggi regionali emanate in questi anni nella penisola e nelle isole italiche è prevista l'organizzazione se non l'obbligatorietà di corsi di formazione ad hoc.
Ne parliamo in uno speciale pubblicato sulla rivista Gioco News di giugno (consultabile integralmente online a questo link).
VENETO, LE CRITICITÀ E LE RICHIESTE DI CONFRONTO - A riportare l'attenzione su di essi ci ha pensato recentemente l'associazione As.tro, che alla fine di aprile ha chiesto un confronto alla Regione Veneto sulle loro modalità di svolgimento, segnalandone le criticità giuridiche. In particolare, secondo quanto riportato da numerosi esercenti veneti, “per l’assolvimento di tale obbligo formativo non è sufficiente la partecipazione ai corsi ma è necessario il superamento di un test di valutazione per ognuno dei sette moduli che compongono il corso, ai quali si aggiunge un test di valutazione finale”. E chi non supera tali test, pur avendo frequentato regolarmente i corsi di formazione viene considerato inadempiente all’obbligo formativo e quindi passibile della sanzione amministrativa pecuniaria e della diffida previste dalla legge n. 38/2019, alla quale può far seguito, in caso di rinnovata partecipazione ai corsi (ma con ulteriore mancato superamento dei relativi test di valutazione), l’applicazione della sanzione accessoria della chiusura temporanea mediante apposizione dei sigilli agli apparecchi.
Inoltre, appare anomalo che la quota di iscrizione, fissata in 102 euro (comprensive dell’imposta di bollo), “debba essere corrisposta ogniqualvolta il soggetto sia costretto a ripetere il corso a seguito del mancato superamento del test di valutazione, anche se riferito ad un solo modulo”.
L'associazione As.tro fa notare che la legge regionale n. 38/2019 “non prevede che per l’assolvimento dell’obbligo formativo sia necessario il superamento di appositi test di valutazione”, ma “il decreto dirigenziale n. 788/2023 (e le 'Linee di Indirizzo' ad esso allegate), subordinando l’adempimento di tale obbligo al superamento di un esame, ha travalicato il dettato normativo della legge regionale”.
Dopo circa un mese, è arrivata la risposta della Regione che attraverso la direttrice dell’unità operativa Dipendenze, Terzo settore, nuove marginalità e inclusione sociale, Maria Carla Midena, ha fatto sapere che in riferimento ai programmi di formazione ed aggiornamento “è in corso una ridefinizione e semplificazione degli stessi”.
As.tro dal canto suo ha manifestato l'intenzione di seguire con attenzione gli sviluppi di questa vicenda, monitorando, in particolare, l’effettiva “ridefinizione e semplificazione” dei programmi di formazione per gli operatori di gioco.
LA CAMPANIA E IL TAVOLO DI LAVORO ALL'INTERNO DELL'OSSERVATORIO REGIONALE SUL DGA - Di problematicità nell'attuazione della formazione degli operatori del gioco parla anche Aniello Baselice, presidente dell’Osservatorio regionale della Campania sul Disturbo da gioco d'azzardo. La legge campana, varata e poi ritoccata nel 2020, è considerata da molti un modello nella regolamentazione del comparto che potrebbe essere usata come base per il riordino nazionale, e all'articolo 4 comma f) prevede che la Regione promuova, “con riguardo al Dga, per il tramite del Servizio sanitario regionale anche in collaborazione con i soggetti di cui all’articolo 2 e il Comitato regionale per le Comunicazioni della Campania (Co.Re.Com), la conoscenza, l’informazione, la formazione e l’aggiornamento degli esercenti, anche favorendo il riconoscimento di crediti formativi in ragione della loro formazione e preparazione, degli operatori di polizia locale, degli operatori sociali, sociosanitari e sanitari, nonché degli operatori delle associazioni di consumatori e utenti e degli sportelli welfare”.
Un compito preciso, ma non ancora attuato, come sottolineato dallo stesso Baselice in un recente intervento pubblico: “Si registra un forte ritardo proprio nell'avvio della formazione diffusa degli operatori, circa 6mila. Era un obiettivo annunciato già nel 2024, nell'ambito della prima giornata dedicata al 'No gambling', ma serve un'organizzazione poderosa. La didattica a distanza ci aiuta a raggiungere il maggior numero possibile di addetti, e rende più facile garantire la fruibilità della formazione, che è un presidio di legalità. Allo scopo, insieme con Antonella Ciaramella (ex consigliera del Partito democratico firmataria della proposta per il contrasto al gioco patologico poi divenuta legge regionale, Ndr) abbiamo attivato un tavolo di lavoro specifico. In parallelo serve anche la formazione di secondo livello per i formatori degli operatori delle sale. Pensando in prospettiva e contemplando la necessità di aggiornamenti di pari passo con l'evoluzione del gioco e dei comportamenti dei giocatori”.