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Calvi (Iagr): ‘Per integrità nello sport necessario modello preventivo’

28 ottobre 2024 - 10:43

Ludovico Calvi, presidente onorario Ulis, sottolinea la necessità di un modello preventivo che possa raggiungere le scuole e i giovani atleti.

Scritto da Carlo Cammarella
foto Secretariat Iagr

foto Secretariat Iagr

Tra i principali argomenti trattati nel corso della Conferenza Iagr 2024, che si è appena svolta presso l’hotel Parco dei Principi di Roma, quello che ha riguardato l’integrità nello sport è stato senza dubbio uno dei più attuali ed importanti. Diversi i focus tra cui la cooperazione, l’aumento della distribuzione online e le iniziative normative che possono limitare pratiche come il match-fixing. Temi di grande attualità che approfondiamo con Ludovico Calvi, presidente onorario Ulis (United lotteries for integrity in sports).

Spesso si parla di come nel mondo dei giochi si stia evolvendo il prodotto. Se parliamo di integrità nello sport non è più corretto dare maggiore attenzione al giocatore?

“Il giocatore è il consumatore, rappresenta il pubblico e per me ha assoluta priorità in tutti i sensi. Per questo che siano regolatori di gioco oppure organizzazioni sportive in generale, per me qualsiasi autorità pubblica deve considerare il cittadino consumatore come priorità. Nel caso dell'integrità nello sport o di altre dinamiche ad essa collegate, sicuramente la protezione del consumatore e dell’atleta devono essere messe al centro. Quindi tutte le autorità pubbliche o stakeholder, che si occupano di integrità nello sport, hanno anche un obbligo, una responsabilità che va oltre quella del business in sé e che ricade sulla responsabilità sociale nei confronti delle nostre comunità.”

Quali sono le strategie da seguire affinché l’integrità nello sport venga rispettata?

Se parliamo di integrità dello sport, la convenzione di Macolin del Consiglio D’Europa, che l’Italia ha ratificato da anni ormai, è l'unico trattato al mondo che tratta in maniera veramente dettagliata ed efficace le disposizioni da seguire per la gestione di questo fenomeno, che è senza dubbio globale. Attraverso la piattaforma nazionale italiana governata da Adm, il nostro regolatore, Uiss e Giss -  Unità informativa scommesse sportive ed il Gruppo investigativo scommesse sportive del ministero dell’Interno il Coni e le Federazioni, possiamo sicuramente contribuire ad affrontare il fenomeno in maniera adeguata, non soltanto in termini di indagini, ma anche e soprattutto in termini di prevenzione e di sensibilizzazione o “awareness raising”.

Questo è un imperativo perché nel momento in cui entriamo nelle scuole, nel momento in cui entriamo in contatto con gli atleti più giovani, facciamo veramente un passo quantico rispetto alla prevenzione e soprattutto alla diffusione di informazione e formazione che sono sempre fondamentali. Ad oggi il focus purtroppo è focalizzato essenzialmente sull'indagine, sull'inchiesta ma è necessario che ci si muova anche con un modello preventivo efficace che possa entrare nelle scuole, nei circoli sportivi dove ci sono giovani atleti, lavorare con le federazioni, con il Coni per formare ed informare gli atleti su questo che è un fenomeno ormai globale.”

Nel corso di Iagr si è parlato di Sinner e qualcuno lo ha paragonando l’accusa di doping a un caso di match-fixing e di non integrità nello sport. Lei cosa ne pensa?

“Il caso di Sinner è un caso di cui si è occupata l'agenzia di Integrity per il tennis, Itia, che per me ha degli standard altissimi, probabilmente i più alti in tutto il panorama sportivo internazionale. Dopo tre udienze, un tribunale indipendente ha scagionato Sinner per mancanza di negligenza e di colpa. Anche la Wada, nonostante l'appello recente al Tas, ha scagionato completamente Sinner da qualsiasi forma di doping. In questo caso parliamo soltanto di eventuale negligenza dell’atleta, è tutta chiaramente da definire e comprendere; così come bisognerà comprendere quale sia il perimetro di questa negligenza, perché è chiaro che l'atleta Sinner, così come qualsiasi altro atleta, non può essere responsabile del comportamento di tutti i propri collaboratori, avere il controllo completo sulla loro vita e quello che effettivamente accade.

Spero che il Tribunale Arbitrale dello Sport, riesca nei prossimi mesi a definire anche qual è la linea rossa da non superare, perché sarebbe opportuno stabilire un perimetro all'interno del quale agire. Ritengo che questa sia un'opportunità e che in futuro rimarrà come la sentenza “Sinner”, che spero lo scagioni, perché nulla ha a che fare con il doping, quindi benché meno con il match fixing, ma è soltanto un'opportunità per chiarire quali sono le dinamiche di negligenza di un atleta, in questo caso un tennista, rispetto all’ambito in cui opera.”

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