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Eurispes su riordino: 'Marginalizzazione gioco fisico mette a rischio legalità, erario e occupazione'

06 marzo 2024 - 12:14

Un documento del noto Istituto di ricerca mette l'accento sul doppio binario di intervento che il governo ha deciso di intraprendere per il riordino del gioco pubblico, evidenziando che 'il deperimento del canale fisico rischia però di creare squilibri a vantaggio dei sistemi illegali'.

Scritto da Dd
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"Rinnovo delle concessioni, un quadro definitivo e stabile dei prelievi erariali, rapporto tra Stato e Regioni, contrasto al Disturbo da Gioco d’Azzardo. Non affrontare questi aspetti problematici significherebbe assistere ad un deperimento del 'canale fisico' con effetti negativi su diversi piani come recentemente illustrato nell’ambito del Tavolo di confronto promosso dall’Eurispes che ha acceso un faro sulle specificità della rete fisica dell’offerta di gioco pubblico e le funzioni positive da essa svolte." 

Lo si legge in un documento nel quale il noto istutito di ricerca Eurispes presenta uno studio dello schema di decreto per il riordino del gioco pubblico, a partire da quello online. Uno studio che mette l'accento sulla decisione di seguire un doppio binario di intervento (mettendo mano prima al gioco online e poi a quello fisico) che "rischia però", spiegano i tecnici Eurispes, "di creare squilibri a vantaggio dei sistemi illegali."

Una scelta, quella del governo, che appare comprensibile di fronte a dati che "indicano una crescita esponenziale dell’online" e ciò, sottolinea l'Eurispes, "rende sicuramente necessario porvi attenzione: nel 2022, la raccolta 'fisica' è stata di 63 miliardi, quella online ha raggiunto invece i 73 miliardi (+373 percento rispetto al 2012): con una previsione di arrivare a circa 83,5 miliardi del 2023."

L'Istituto propone quindi un'analisi dei principali punti dello schema di riordino, a partire dai nuovi costi delle concessioni dell’online, nei quali  vede il rischio "di tradursi in un indebolimento della protezione degli utenti, attraverso una contrazione significativa del perimetro del mercato legale, attualmente occupato da 93 soggetti concessionari, e, in parallelo, di rivitalizzare l’offerta illegale degli operatori online senza concessione (i cosiddetti .com). Circa l’80 percento della raccolta del gioco online fa capo a 20 concessionari, il Governo ipotizza che almeno 30 delle medie imprese già operanti (su 93 complessive) potrebbero trovare remunerativa la partecipazione alla gara, pur sopportando un onere concessorio cresciuto di ben 28 volte."

E aggiunge che si evidenzia pure "il forte rischio che la nuova gara europea, che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, possa avvantaggiare ulteriormente imprese straniere e multinazionali a scapito delle piccole e medie imprese che fino ad oggi si sono impegnate nella filiera del gioco online (dai Pvr alle società di servizi, alle stesse concessionarie di medie dimensioni cui fa riferimento il Governo)."

Se "sotto il profilo erariale, la nuova gara per la raccolta online dovrebbe produrre entrate pari a circa 350 milioni di euro", evidenzia l'istituto di ricerca, "va però ricordato che gli introiti dello Stato dal comparto provengono in massima parte dai prelievi sul gioco fisico. Relativamente al 2022, esso ha assicurato alle casse dello Stato 9,2 miliardi, contro 1 miliardo apportato dall’area del gioco online: una ulteriore migrazione dal fisico all’online, indotta anche dal vantaggio competitivo registrato dal mercato online che può contare su di una corsia preferenziale della strada del riordino, potrebbe quindi comportare impatti negativi per l’Erario in termini di minori entrate."

Il provvedimento, d’altra parte, 'sfiora' l’àmbito della rete fisica su uno specifico aspetto: la normazione dei Punti vendita e ricarica, che rappresentano la proiezione territoriale dell’offerta online e il principale strumento di promozione commerciale nel quadro dei vigenti divieti di pubblicità (“decreto Dignità”). "Il Governo stima che i Pvr attivi sul territorio siano attualmente 50.000", ricorda da Eurispes, aggiungendo che "in proposito, si deve riconoscere che averli 'circoscritti' a quei soggetti già inseriti nella filiera regolamentata del gioco, se va nella direzione di disboscare il territorio dalla presenza di realtà presso le quali si sono evidenziati numerosi casi di irregolarità o illegalità, per altro verso, esclude una platea di esercizi aperti al pubblico che da anni svolge questa attività con un impatto quindi sulle piccole imprese che ne traevano un introito e che si troveranno in balìa dell’offerta dei bookmaker stranieri (.com) per essere assorbiti nelle reti illegali." 

Venendo poi alla nota e ampia "questione territoriale", il documento ricorda che nella prima riunione della Conferenza Unificata per le valutazioni sullo schema di decreto legislativo tenutasi il 25 gennaio scorso, le Regioni, le Province Autonome e le Autonomie Locali hanno sottolineato l’esigenza che il Governo sottoponga alla Conferenza il testo dei provvedimenti sul riordino della rete fisica prima della loro emanazione, sulla scorta dell’esperienza dell’Intesa siglata nel 2017, ponendo l’accento sulla necessità di un loro coinvolgimento nella definizione delle linee generali delle misure da porre in essere per contrastare il disturbo da gioco d’azzardo. Di particolare interesse è la proposta avanzata dalle Regioni di una propria compartecipazione, nella misura del 5 percento, a partire del 2027, al gettito dell’imposta sugli apparecchi di gioco, finalizzata ad interventi per rafforzare la prevenzione e la cura delle dipendenze da gioco e altre fragilità sociali."

Sempre in ambito territoriale viene ricordata "l’importanza per le Regioni di poter accedere alle informazioni relative alle sedi dei Pvr in quanto, essendo qualificati 'luoghi della rete fisica di gioco', la conoscenza della loro ubicazione rappresenta un’informazione necessaria per definire i criteri di distribuzione e concentrazione territoriale delle reti fisiche del gioco e per le misure per contrastare le dipendenze." 

Per questo viene sottolineata, nell'analisi dell'istituto, l'importanza che il Governo emani il già previsto decreto legislativo per il riordino del gioco fisico "dopo la definizione di una apposita intesa programmatica al riguardo tra Stato, Regioni e Enti locali".

Sempre in quest'ambito l'Istituto ricorda che i temi da affrontare e risolvere sono molteplici: "da quello del rinnovo delle concessioni, per superare la logica provvisoria delle proroghe, alla creazione di un quadro definitivo e stabile dei prelievi erariali, oggetto da anni di continui aumenti assunti in logica di cassa; dalla instaurazione di un corretto rapporto tra Stato e Regioni nella determinazione della dislocazione dell’offerta territoriale, alla condivisione di azioni concrete, efficaci e realmente applicabili, nel contrasto al disturbo da gioco d’azzardo" e aggiunge che "non affrontare questi aspetti problematici significherebbe assistere ad un deperimento del 'canale fisico'."

E ricorda quindi "la rilevanza occupazionale dell’offerta di gioco pubblico su rete fisica", un settore che impiega "tra i 140.000 e i 150.000 addetti tra dipendenti e Fte (full time equivalenti)", numeri che attestano "la dimensione labour intensive di una filiera che, peraltro, incarna lo 0,5 percento del Pil nazionale (circa 10 miliardi di euro, con 9,2 miliardi di euro per l’Erario)."

E aggiunge che "se è vero che le Concessioni sono in capo ad aziende medie e grandi, nella filiera operano però anche le piccole-medie aziende dei gestori, che rappresentano l’anello di collegamento con gli esercenti, e che a loro volta utilizzano prestazioni in outsourcing da soggetti esterni."

E chiude il tema, Eurispes, ricordando che "gli esercenti operano in circa 85.000 punti vendita, tra specializzati e generalisti. Questi ultimi (circa 50.000), rappresentano ancora una rete capillare. Gli attuali 'numeri' della rete fisica hanno già risentito di una riduzione tra il 2017 e il 2022. Se nel riordino dell’offerta su rete fisica si operasse nel senso di una limitazione ulteriore dei punti vendita, il rischio di un impatto negativo sull’occupazione diverrebbe una certezza. Una marginalizzazione della rete fisica dell’offerta legale, inoltre, comprometterebbe il decisivo ruolo di presidio della legalità che essa rappresenta.

L’Eurispes ricorda quindi di aver più volte segnalato, negli ultimi anni, che le politiche assunte a livello regionale per contrastare i rischi del gioco problematico e/o patologico, definite “federalismo del gioco”, hanno prodotto misure a macchia di leopardo che, comunque, sono state accomunate dall’assunzione di strumenti come il cosiddetto “distanziometro” e la compressione degli orari. "Questi strumenti per un verso sono risultati inapplicabili, e quindi oggetto di continue moratorie, per altro verso, dove anche solo parzialmente applicati, comportano la pratica scomparsa di parte consistente dell’offerta di gioco legale."

E aggiune che "da ciò discendono seri problemi per la tenuta complessiva dell’offerta di gioco pubblico. In primo luogo, la marginalizzazione dell’offerta fisica impatta negativamente sui livelli occupazionali, che si concentrano proprio sugli esercizi specializzati e su quelli generalisti. Inoltre, va considerato che l’Erario incassa dall’offerta di determinati prodotti, Awp e Vlt, parte consistente del Preu: dei circa 10,5 miliardi del 2023, più di 5,5 miliardi derivano proprio dalle giocate attraverso apparecchi. Dal 2017 al 2023 questa cifra, tra l’altro, è già scesa del 10 percento: 5,5 contro 6,1 miliardi. Se questo trend si approfondisse, l’Erario ne risulterebbe fortemente danneggiato, anche perché proprio sugli apparecchi si realizza un prelievo maggiore, mentre, a parità di volumi di gioco, l’online è soggetto ad un prelievo decisamente inferiore."

L’auspicio conclusivo è quindi "che tutti i soggetti deputati e interessati alla regolamentazione dell’offerta di gioco pubblico prendano atto di quanto contenuto nello Schema di Decreto con l’obiettivo di migliorarlo e, soprattutto, di giungere quanto prima ad un reale e complessivo riordino che affronti in maniera organica le problematiche della rete fisica. In questo ineludibile processo è essenziale ascoltare quanto prima la voce delle Autonomie locali, ma anche quella degli operatori, consapevoli che il tempo non è un elemento 'neutro'. Ulteriori ritardi vedrebbero infatti approfondirsi i trend che il mercato, così come oggi è normato, sta oramai chiaramente manifestando, e che prefigurano una progressiva marginalizzazione della rete fisica."

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