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Gioco, Studio Ambrosetti: 'Serve nuovo modello di regolamentazione'

19 settembre 2017 - 15:41

Uno studio sul gioco commissionato da Acadi allo Studio Ambrosetti evidenzia la necessità di equilibrio nell'offerta e di stabilità per il settore.

Scritto da Redazione
Gioco, Studio Ambrosetti: 'Serve nuovo modello di regolamentazione'

In materia di gioco occorre “ridefinire il numero di concessionari attivi in ciascun comparto, favorire un’azione di ulteriore contrasto dell’illecito, valutare se e come rilanciare tempestivamente settori in difficoltà, definire un obiettivo realistico di gettito e soprattutto mettere a punto un diverso, più agile, modello di regolamentazione per accompagnare i cambiamenti in un contesto a elevata turbolenza ambientale". Il tutto senza dimenticare la "variabile tecnologica". Inoltre, "la stabilità del quadro normativo e la sua progressiva ottimizzazione, lungo un percorso prevedibile, costituiscono una delle caratteristiche essenziali di una buona azione di regolamentazione".

È quanto si legge nello studio “Le regole del gioco” curato da The European House – Ambrosetti e commissionato dall'associazione dei concessionari Acadi, che viene presentatro quest'oggi, 19 settembre.

Secondo gli analisti il riordino del settore gioco in Italia è un passo necessario, che per essere efficace non può limitarsi alla sola riduzione delle slot, ma insieme a una riduzione dell’offerta deve garantire maggior equilibrio tra le diverse tipologie di giochi.

L’analisi mette a confronto diversi scenari di gioco nazionali, come ad esempio il livello di tassazione sui diversi giochi in ambito europeo, ma anche il livello di penetrazione e diffusione degli apparecchi di gioco: al termine del taglio previsto già con la Legge di Stabilità 2016, con le 294mila macchine (slot e Vlt) che resteranno in Italia entro il 2019, il nostro Paese conterà un apparecchio ogni 206 abitanti, il 22 percento in punti specializzati, il restante 78 percento in punti non specializzati. Numeri e concentrazione simili a quelli di altri Paesi come il Regno Unito (220mila slot, una ogni 293 abitanti), la Germania (277mila macchine, una ogni 291 abitanti) o la Spagna (210mila macchine, una ogni 231 abitanti). Differente invece la collocazione degli apparecchi: mentre in Spagna la presenza è concentrata nei punti non specializzati, così come in Italia (l’80 percento nei locali “generalisti”), la proporzione è inversa in Uk (70 percento delle macchine in punti dedicati al gioco) e Germania (dove il 74 percento delle macchine è in location specializzate).
Lo studio propone, dunque, un "quadro di riflessioni di alto livello in merito a possibili linee di intervento volte a superare le criticità" del settore e individua possibili soluzioni su un "orizzonte di medio-lungo termine", con l’obiettivo di aprire "uno spazio di dibattito costruttivo per un settore di non poco rilievo per l’economia del nostro Paese".
Bisogna partire - evidenzia l’analisi - dalla "stabilità del quadro normativo e dalla sua progressiva ottimizzazione: soltanto attuando misure volte a garantire una maggiore stabilità di indirizzo nelle scelte di regolamentazione, si potranno ottenere maggiore qualità e il consolidamento dell’azione di controllo ai vari livelli della filiera, la possibilità di pianificazione strategica e operativa degli attori economici, la creazione di consenso sociale attorno a un nucleo fondante di obiettivi e linee di interpretazione relative alla situazione di un settore economico, il volume di investimenti che è possibile attrarre, proveniente da attori già attivi nel Paese e da eventuali investitori esteri".
NUOVI MODELLI DI GESTIONE – Il report sottolinea la necessità di ridisegnare, almeno in parte il modello di regolamentazione e di gestione del settore, provando "a ragionare su possibili innovazioni nei modelli di gestione", attraverso la creazione di un "Osservatorio per la raccolta e la rielaborazione dei dati di settore, al fine di migliorare l’interpretazione dei fenomeni economici e sociali" e l'attivazione di “sistemi più moderni ed efficaci di monitoraggio e contrasto dei casi patologici" visto che "la base dati disponibile non consente infatti di costruire un chiaro modello interpretativo, in grado di chiarire il legame tra i fenomeni riscontrati e le cause sottostanti".
Quanto alla fiscalità, lo studio individua "tre possibili aree di sviluppo: la prima la prima riguarda il passaggio dalla tassazione sulla raccolta alla tassazione sul margine, già avvenuta per alcuni prodotti; la seconda è relativa alla possibilità di introdurre forme di semplificazione nelle relazioni tra gli attori del sistema, definendo in modo più puntale il ruolo del concessionario; la terza, quella più suggestiva e ad oggi meno indagata, è relativa alla possibilità di mettere a punto politiche fiscali integrate per i cosiddetti ’demerit goods’. Nell’ipotesi, oggi non ancora dimostrata, che esistano correlazioni strutturate tra i consumi di beni ad esternalità negative, è possibile ipotizzare interventi a più ampio raggio che tengano conto delle elasticità incrociate nei consumi di questi beni".
Non vai mai sottovalutato, nel settore del gioco come in tanti altri, infine, il concetto di comunicazione, che "svolge un ruolo fondamentale poiché rappresenta il principale strumento in grado di accrescere la consapevolezza delle differenze esistenti tra gioco legale e gioco illegale". Perché la comunicazione possa assolvere questo ruolo "occorre però che lo Stato eserciti un’azione chiara e trasparente favorendo il superamento del pregiudizio, oggi molto diffuso, secondo cui il gioco costituisce esclusivamente una quasi-patologia o una patologia", per valorizzare invece il concetto di "gioco responsabile".
L'ESEMPIO EUROPEO – Lo studio si sofferma anche sui modelli di tassazione applicati in Europa, evidenziando come passare dalla tassazione sulla raccolta a quella sul margine, cioè al netto delle vincite pagate: un cambio radicale - già adottato per le offerte online e le scommesse sportive - che potrebbe riguardare in futuro anche il settore delle slot in Italia e che è già “maggioritario” in diversi Paesi europei. La misura, ancora tutta da definire, è contenuta anche nel documento siglato da anche nell’intesa sul riordino sottoscritta da Governo ed Enti locali.
In Europa, intanto, ogni paese adotta regole diverse. Ad esempio nel Regno Unito sulle macchine si paga una tassa compresa tra il 20 e il 25 percento del margine, così come in Germania (tra il 12 e il 20 percento), in Danimarca (41 percento a cui si somma un ulteriore 30 percento oltre certe somme) o in Belgio (tra il 20 e il 50 percento del margine. La tassa sulla raccolta “resiste” in Francia (9,3 percento sul volume di gioco) e a Malta (20 percento su un minimo di 400 euro giocati), mentre in Spagna le macchine pagano una tassa fissa, non legata al volume o al margine ottenuto.
Da anni, in Italia, il prelievo sugli apparecchi è una misura costante, utilizzata dai governi di ogni colore politico per reperire risorse finanziarie: ad oggi, ogni 100 euro introdotti nelle macchine 19 vanno allo Stato, 70 sono restituiti sotto forma di vincite, il resto viene diviso tra concessionari, gestori e titolari dei locali. Uno degli strumenti per lo sviluppo armonico del settore giochi, in particolare per gli apparecchi da intrattenimento, potrebbe essere - secondo gli operatori - il cambio di regime fiscale, per assicurare maggiore stabilità alle aziende di settore.
LA NUOVA FISCALITA' - Secondo il Report, "esistono almeno tre possibili aree di sviluppo che potrebbero essere esplorate per la costruzione di nuovi percorsi di fiscalità, anche alla luce delle dinamiche di scenario, a fronte del prevedibile rallentamento della crescita, se non della  ontrazione, delle dimensioni del settore: la prima riguarda il passaggio dalla tassazione sulla raccolta alla tassazione sul margine, già avvenuta per alcuni prodotti. L’esistenza di attitudini molto diverse nei diversi Paesi europei testimonia che non vi è una scelta ottimale su questo versante; si tratta piuttosto di porre in essere politiche coerenti con la visione futura del settore; la seconda è relativa alla possibilità di introdurre forme di semplificazione nelle relazioni tra gli attori del sistema, definendo in modo più puntale il ruolo del concessionario; la terza, infine, quella più suggestiva e ad oggi meno indagata, è relativa alla possibilità di mettere a punto politiche fiscali integrate per i cosiddetti demerit goods. Nell’ipotesi, oggi non ancora dimostrata anche se oggetto di attenzione da parte della comunità medico-scientifica, che esistano correlazioni strutturate tra i consumi di beni ad esternalità negative, è possibile ipotizzare interventi a più ampio raggio che tengano conto delle elasticità incrociate nei consumi di questi beni".
IL COMMENTO DI ACADI - Il segretario generale di Acadi, Stefano Baduini, sottolinea a Gioconews.it: "In questo incontro abbiamo avuto modo di mettere insieme più voci sul tema del gioco e del suo riordino: da quella accademica a quella politica, da quella industriale a quella fondamentale della tutela della salute pubblica e della lotta alla dipendenza. Le tematiche affrontate hanno richiamato un punto di vista globale e condiviso, senza particolari contrapposizioni. La lievitazione del gioco è derivata, come è stato ricordato anche dai vertici dei Monopoli di Stato,  dalla necesità di riportare il gioco in un alveo di legalià, ma ovviamente oggi si è ribadita la neccestà che l'offerta va diminuita e disciplinata nei modi dovuti e tutti auspichiamo ora l'arrivo in tempi rapidi del decreto attuativo sul riordino del gioco pubblico. Una offerta che sia ridotta, ma soprattutto che sia sempre più qualificata".

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