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Il 'turista per caso' Roversi: 'Intrattenimento, fondamentale per valorizzare territori'

05 agosto 2023 - 10:44

Secondo il giornalista e conduttore televisivo 'il viaggio deve essere un divertimento, ma anche una fucina di relazioni, e la componente gioco è utile per accrescere l'attrattività di una location'.

Scritto da Daniele Duso
Patrizio Roversi - Turista per caso.png

Intrattenimento e turismo. Un binomio sempre in evoluzione, al quale abbiamo deciso di dedicare questo numero estivo di Gioco News.

Un binomio che si rimodella in base a tanti fattori, dallo sviluppo tecnologico, alle normative e regolamentazioni, ai cambiamenti della sensibilità e degli interessi del pubblico, ma che si basa su alcuni principi cardine che sono la voglia (e la necessità, di questi tempi) di divertimento, inteso nel senso etimologico del termine, che indica il divergere, l’allontanarsi dalla routine, e dallo stress della vita quotidiana, e di socialità, anche in tal caso inteso in un senso più ampio, che va dal conoscere qualcuno al vivere esperienze piacevoli in famiglia o con un gruppo di amici.

Ne abbiamo parlato con Patrizio Roversi, bolognese di nascita, ora veneziano d’adozione, per anni, assieme alla sua ex moglie Syusy Blady (al secolo Maurizia Giusti), è stato il ‘turista per caso’ della televisione italiana, accompagnando gli spettatori verso mete spettacolari, vicine e lontane, delle quali portava sullo schermo in modo scanzonato ma sempre professionale i colori dei territori, le persone e la loro cultura. Ora la sua attività è cambiata, più all’insegna di un turismo ‘slow’, ma con la passione di sempre e le idee chiare su cosa significa viaggiare, e fare il turista.

Patrizio, lei ha legato per tanti anni il suo nome a trasmissioni di viaggio, trasmissioni culturali, che hanno insegnato cultura. Ma che cosa significa per lei viaggiare?

“Per me viaggiare significa un po’ violentare un po’ il mio carattere. Sono sempre stato un tipo tranquillo, sedentario, basti pensare che da bambino tutti mi volevano perché dove mi mettevi, il stavo, tendenzialmente sono ancora così, anche se poi tutti i giorni faccio il pendolare da Venezia a Bologna. Poi è finita che Maurizia (l’ex moglie, Syusy Blady, che ancora rimane sua collega di lavoro, Ndr) ha voluto fare in viaggio e portarsi dietro delle telecamere, di fatto Turisti per caso è nato così. Per me il viaggio continua ad avere il sapore del lavoro, ma nel senso di fatica, quanto piuttosto quello di realizzazione di desideri, di curiosità. Abbiamo unito la passione al lavoro, ma il viaggio implica un po’ di ansia, il far la valigia, prepararsi. Anche se poi sono un pendolare quotidiano.”

Proprio un ‘turista per caso’, insomma! Ma poi non ha cambiato il suo modo di essere turista, negli anni?

“No, ma nel frattempo è cambiato radicalmente tutto il mondo. All’inizio io riuscivo a stupirmi di tante cose, adesso invece c’è una omologazione incredibile. La globalizzazione ha colpito durissimo, ovunque. Ci sono mete ‘obbligate’, cercate dalla maggior parte dei turisti, perché se vai in Polinesia è logico che poi tutti, al ritorno, ti chiedono com’era Bora Bora, quindi è lì che si va. Nonostante ci siano tantissime altre località altrettanto spettacolari, in Polinesia. Ma è un esempio che vale per tanti altri luoghi del mondo. E così i territori tendono a omologarsi e si perdono diversità e culture, che sono ricchezza. Anni fa, in Giappone, in otto giorni abbiamo prodotto tre puntate di ‘Turisti per caso’ da 100 minuti ciascuna, adesso, anche da quel che mi riportano alcuni amici che abitano lì, non potremmo fare più la stessa cosa".

"Il fatto è che il turismo è radicalmente cambiato. Dopo la pandemia è scoppiato l’overturism, e il troppo turismo intasa i luoghi più comuni, in particolare le città d’arte, dove vedi queste enormi comitive dove tutti seguono i percorsi guardando i cellulari, cercano informazioni sui monumenti o sui ristoranti guardando i cellulari, fotografano tutto e di fatto vivono la vacanza attraverso lo schermo, affollandosi tutti nelle stesse mete. Un tipo di turismo di massa che ora, abitando a Venezia, sono costretto a subire, e dal quale devo difendermi. Certo, così il turista ‘normale’ rischia veramente di infilarsi anche in situazioni molto sgradevoli. È anche per questo che io e Maurizia ci siamo dimessi da turisti.”

Tuttavia il turismo è sempre il vostro focus, e lavorate ancora assieme anche se nella vita non siete più una coppia.

“Certo, Maurizia la vedo tutti giorni, lavoriamo assieme, e ora cerchiamo di valorizzare delle mete di slow tourism. Purtroppo, come accennavo in precedenza, ho visto una certa involuzione. Anni fa, con tante persone, avevamo in comune non solo un sito web, ma una filosofia, che era quella di organizzarsi le vacanze in modo da avere uno scopo e essere dei turisti attivi, cercando di essere anche politicamente corretti. Un turismo responsabile. Poi come tutti i fenomeni di massa anche il turismo è degerato e temo che il turismo, proprio perché è diventato quasi un’ossessione, abbia fatto perdere a molto la consapevolezza di cosa è viaggiare, visitare un luogo nuovo, incontrare una nuova cultura.”

Parlando di un altro tipo di mete, lei ha mai visitato luoghi turistici nati prettamente per scopi ‘ludici’?

“Con ‘Turisti per caso’ e anche nelle esperienze più recenti abbiamo sempre puntato su altre mete, ma molto tempo fa, per l’Unità, ho fatto un servizio riguardante i quattro casinò italiani. Sono passati molti anni, ma ricordo ancora con piacere soprattutto il Casinò di Venezia, che è quello che mi ha trasmesso più fascino.”

A suo parere quanto sono importanti le opportunità di intrattenimento all'interno di una offerta turistica?

“Molto, molto importanti, soprattutto per valorizzare dei posti che non offrono molto altro dal punto di vista storico. Lasciando da parte località come Las Vegas io penso a qualcosa che mi è più famigliare, come la Romagna. Dal punto di vista naturalistico offre ben poco, ma negli anni si è imposta come divertimentificio, un luogo capace di creare relazioni. Perché uno vuole andare in vacanza anche per creare relazioni. Discoteche, bagni, ma in generale l’intrattenimento, da tutti i punti di vista, è un medium fortissimo nel creare non solo divertimento, ma anche, appunto, relazioni tra persone”.

In generale lei che rapporto ha con il gioco?

“Beh, io mi limito a giocare al SuperEnalotto. È un gioco al quale sono affezionatissimo da anni, ci gioco almeno una volta alla settimana. Anche perché mi sono comprato una casina tutta da ristrutturare a Venezia, sia mai che un giorno riesca a vincere qualcosa e chiudere il mutuo”, dice ridendo. “Per ora, in tanti anni, avrò vinto in tutto sì e no qualche decina di euro”.

Ora di cosa si sta occupando, sta preparando qualcosa di nuovo?

"Certo, sto preparando la quarta serie di Slow Tour Padano, che andranno in onda in autunno su Rete 4. Per chi non la conoscesse si tratta di una serie incentrata sul tema della sostenibilità, dell'agricoltura e della transizione ecologica. Io mi sposto da una località all’altra con una moto d’epoca, una Guzzi Airone, convertita in moto elettrica, che per questo ho ribattezzato ‘Elettrone’.”

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