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Illegalità nei giochi: bene Bologna, ma dalle parole si passi ai fatti

25 febbraio 2017 - 09:02

La sentenza sul caso 'Black Money' riceve plausi da tutto il Paese: ma facciamo davvero abbastanza nel contrasto all'ilegalità?

Scritto da Ac
Illegalità nei giochi: bene Bologna, ma dalle parole si passi ai fatti

La conclusione del processo 'Black Monkey' di Bologna rappresenta l'ennesima occasione per evidenziare l'importanza di opporsi e contrastare fermamente tutti i fenomeni illeciti che affliggono il comparto nel suo complesso. Ancor più se si tratta, come nel caso di Bologna, di situazioni in cui subentrano degenerazioni criminali e il coinvolgimento diretto della criminalità organizzata. Non si può tuttavia fare a meno di osservare come, nonostante i vari plausi ed esaltazioni che hanno accompagnato la pronuncia, anche da parte delle istituzioni, al di là del singolo fatto o episodio di cronaca, non ci siano mai sviluppi concreti orientati a sostenere iniziative finalizzate ad azioni efficaci in termini di contrasto all'illegalità.

L'illegalità nel mondo del gioco è notoriamente molto diffusa ed il settore rappresenta uno dei business nei quali le mafie investono. Il Comitato sulle infiltrazioni criminali nel gioco lecito ed illecito, istituito presso la Commissione Parlamentare Antimafia, nella sua relazione del luglio 2016 approvata dalle camere, ha evidenziato le criticità connesse alle attività di contrasto delle infiltrazioni nel settore ed ha individuato alcune importanti direttrici di intervento per aumentare l'efficacia delle azioni repressive e preventive. Ma cosa ne è stato, poi, di questi buoni intenti? Il 24 febbraio scorso è stata votata dal Senato una risoluzione che impegna il governo ad intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni e i problemi evidenziati nella Relazione. È possibile essere fiduciosi alla luce dei tempi di risposta del governo alle necessità di gestione del comparto?  
Gioconews.it ne ha parla con l'Avvocato Chiara Sambaldi, esperta in questo ambito, come evidenziato tra l'altro nell'articolo di approfondimento pubblicato sul sito dell'Istituto Eurispes (leurispes.it) in occasione dell'approvazione della Relazione della Commissione Antimafia.
Per quali motivi l'illegalità nel settore è andata crescendo pur con l'aumento nel tempo dell'offerta di gioco legale che, negli intenti, avrebbe dovuto, invece, contrastare e ridurre l'offerta illegale?
“In verità bisogna distinguere i comparti in quanto nel segmento degli apparecchi da gioco, con la disciplina e regolamentazione degli apparecchi leciti è stata realizzata inizialmente una vera e propria conversione dell'offerta per cui i videopoker, appannaggio della sola sfera illegale sono stati sostituiti, all'interno degli esercizi, dagli apparecchi per il gioco lecito. I fenomeni illeciti tramite apparecchi da gioco hanno certo continuato a manifestarsi in diverse forme (manomissione, clonazione schede ecc) fino agli odierni cd 'Totem' che offrono ogni tipologia di gioco e che sono sempre più diffusi nelle zone territoriali ove viene limitata l'offerta legale ad opera delle normative locali adottate per il contrasto dei fenomeni cd ludopatici.
Nel segmento betting, con riguardo alla raccolta in rete fisica, invece, i fenomeni illeciti preesistenti sono aumentati progressivamente e di pari passo all'offerta legale, a partire dalle prime gare d'appalto per il rilascio delle concessioni per le scommesse sportive ed hanno trovato terreno fertile in virtù delle illegittimità europee che hanno caratterizzato tutte le gare sino all'ultima espletata nel 2012. Ne è derivata la situazione paradossale per cui il sistema concessorio nazionale, peraltro attualmente vigente, è in astratto compatibile con i principi europei ma chi raccoglie scommesse senza concessione (realizzando peraltro una commistione tra raccolta fisica e a distanza), va esente da sanzioni interruttive dell'attività illecita in quanto il sistema è stato, concretamente, attuato in modo restrittivo delle libertà europee, creando categorie di operatori discriminati in modo illegittimo nell'accesso al mercato”.Esistono oggi gli strumenti per un contrasto adeguato dei fenomeni illeciti?
 
“Purtroppo no. Non c'è deterrenza ne sul piano penale né su quello amministrativo. Manca il necessario coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, come evidenziato anche nella Relazione della Commissione Antimafia. Solo in presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata soccorrono strumenti più incisivi pur con le difficoltà non infrequenti di far passare l'aggravante mafiosa. Va invece considerato che la criminalità si insinua laddove regna scarsa capacità di controllo e di repressione dello stato. Ne deriva che il settore, di per se' appetibile alle organizzazioni criminali, necessita di una cortina di protezione particolarmente forte che vada ad includere tutti i livelli di operatività e che consenta di intercettare con prontezza tutti quei fenomeni illeciti apparentemente di lieve entità  ma che possono celare ben diverse realtà ed intenti criminosi”.
 
Gli attori del mercato fanno la loro parte nel far emergere e contrastare l'illegalità?
“Gli operatori di gioco ritengono, a torto o a ragione, che il contrasto alle forme di illegalità spetti esclusivamente allo Stato. D'altro canto gli stessi sono incaricati di pubblico servizio ed obbligati a segnalare alle autorità competenti ogni fenomeno di rilevanza penale del quale vengano a conoscenza nell'esercizio delle loro funzioni. Alla luce degli indirizzi contenuti nella Relazione della Commissione Antimafia, ritengo sarebbe auspicabile un coinvolgimento diretto, nell'ambito di un tavolo tematico permanente presso ADM, almeno delle associazioni di categoria più rappresentative degli operatori, le sole in grado di riferire in modo capillare cosa accade sul territorio e quali sono le modalità con le quali l'illecito di volta in volta si manifesta nella sua specificità”.
 
La magistratura come si pone, dal suo punto di vista, verso i fenomeni illeciti in questo settore?
“I magistrati non hanno una competenza specifica e, in sede penale, i pubblici ministeri apprezzano il contributo che può essere loro offerto dagli operatori legali di gioco anche e sopratutto in punto di ricostruzione normativa e giurisprudenziale. La presenza di Sistema Gioco Italia di Confindustria nel processo Black Monkey in qualità di parte civile ha certamente contribuito all'accertamento dei fatti e delle responsabilità. E negli atri processi? Nel processo scaturito dall'Operazione Gambling pendente a Reggio Calabria, per citarne uno che coinvolge la criminalità organizzata, non risultano costituiti ne operatori ne associazioni di categoria. Forse tutto il sistema può fare di più ma il presupposto imprescindibile è un segnale chiaro che sancisca una rinnovata volontà politica”.

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