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Perde licenza per pericolo infiltrazioni mafia, respinto ricorso

30 agosto 2021 - 13:26

Revocata la licenza a un punto giochi all'interno di un bar di Palermo, il Tar siciliano respinge il ricorso e salva il provvedimento della Questura.

Scritto da Redazione GiocoNews
Perde licenza per pericolo infiltrazioni mafia, respinto ricorso

Il Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia, sezione seconda,  respinge il ricorso della titolare di un punto gioco sportivo posto all'interno di un bar di Palermo che si è visto revocare la licenza per pericolo di infiltrazioni criminali.

Secondo il Tar "risulta evidente la natura cautelare del provvedimento del questore che ha inteso impedire, con immediatezza, la messa in pericolo di interessi quali la sicurezza e l’ordine pubblico".

Il ricorrente, dopo aver ottenuto dalla questura di Palermo la licenza di pubblica sicurezza (rilasciata in base alla normativa Tulps, valida anche per la gestione di punti gioco) in data 8 giugno 2018, si era visto in seguito revocare la stessa autorizzazione. Secondo il questore, sulla base di ulteriori elementi raccolti, quel punto gioco sportivo situato all'interno di una rivendita tabacchi di Palermo doveva essere chiuso, soprattutto dopo che alcuni famigliari della titolare avevano avuto contatti anche piuttosto stretti con la criminalità.

Gli avvocati del ricorrente hanno provato ad articolare il ricorso sulla base di una serie di motivazioni tra le quali un "difetto di motivazione, un difetto di istruttoria e un'eccesso di potere per travisamento dei fatti e illogicità manifesta, oltre a una violazione dei principi del diritto amministrativo europeo. Elementi che il Tar non ha ravvisato, ritenendo invece fondate le preoccupazioni del questore.
 
"La funzione dei provvedimenti in materia di licenze e autorizzazioni di pubblica sicurezza" specifica il Tar in uno dei passaggi chiave della sentenza, "non è quella di accertare responsabilità né tanto meno di sanzionare illeciti, bensì di porre rimedio, in modo preventivo e con ampia discrezionalità, a situazioni di obiettivo pericolo per l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza". 
 
Anche in merito all'eccesso di potere (da parte della questura) citato da uno dei punti dell'accusa il Tar rileva che "nel caso di specie il provvedimento impugnato si fonda su un’indagine che ha riguardato l’attività di riciclaggio di denaro d’origine illecita da parte di alcuni soggetti indicati come appartenente all’associazione mafiosa in grado di esercitare un concreto potere di gestione e imposizione sulla rete di raccolta delle scommesse", una indagine nell'ambito della quale sono risultati indagati anche lo zio e il padre convivente della ricorrente.
 
Motivi che hanno spinto il Tar a mantenere valida la revoca della questura visto che "risulta evidente la natura cautelare del provvedimento del Questore che ha inteso impedire, con immediatezza, la messa in pericolo di interessi quali la sicurezza e l’ordine pubblico tenuto conto altresì del rischio di infiltrazione criminale in un’attività, come quella del gioco e delle scommesse, caratterizzata da notevole flusso di denaro".

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