“A distanza di un ventennio, viene riconosciuto il lavoro della commissione Finanze e tesoro che svolse un'indagine conoscitiva su questo settore che durò due anni e produsse quattro volumi che rappresentano una pietra miliare, audendo tutti i componenti della filiera e facendo sopralluoghi in tutti i Paesi in cui i giochi erano nati: il bingo in Spagna, le scommesse ippiche in Francia e le novelty bet nel Regno Unito, sul vestito che la regina avrebbe indossato ad Ascot. Un lavoro immane del quale voglio dare atto a Bruschi, che lo seguì passo passo. Un sentimento che è un misto di compiacimento e di rammarico, perché oggi, dopo venti anni, possiamo constatare che la politica e le istituzioni sono state sostanzialmente inerti, tant'è che siamo ancora ai blocchi di partenza, e bene ha fatto il senatore Mauro Maria Marino a collegare la sua richiesta all'indagine conoscitiva del 2003”.
Parole di Riccardo Pedrizzi, già presidente della Commissione Finanze e tesoro che fece l’indagine conoscitiva sui giochi nonché consulente dell’attuale Commissione d’inchiesta, intervenuto in apertura della presentazione della relazione conclusiva dell'attività svolta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico – intitolata "Il settore del gioco in Italia" – tenutasi oggi, 11 ottobre, al Senato della Repubblica.
“Lo spirito e la logica che collegano i due documenti sono gli stessi: il contrasto alla ludopatia, la tutela del consumatore-giocatore, il contrasto alla criminalità organizzata. La presenza alla presentazione di oggi di Giuliano Amato - presidente emerito della Corte costituzionale – testimonia questa continuità fra i due documenti, nei quali campeggiano le stesse proposte e indicazioni, come la richiesta degli stakeholder di un testo unico sulla materia.
Non è possibile che legislazione sia cosi frammentaria, contraddittoria, disarticolata dal punto di vista dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni.
C'è un capitolo positivo che evidenzia l'importanza del regime concessorio che vige nel nostro Paese e ci viene invidiato da tutta Europa.
Un altro punto vitale è attribuire agli Enti locali parte del gettito derivante dal gioco: la Commissione dà chiari suggerimenti in modo che i singoli Enti abbiano la forza per contrastare il gioco patologico. Nel 2003 noi tentammo di applicare il cosiddetto 'principio di sussidiarietà'.
Per me inoltre è molto importante il riferimento al documento passato sotto silenzio: quello della Corte dei conti il cui focus sottolinea il ruolo strategico di questo settore, per l'occupazione, il gettito (gli ultimi dati parlano di oltre 10 miliardi di euro), il Pil del nostro Paese (oltre 1,5 percento) e infine l'innovazione tecnologica che questo settore porta sul piano della struttura tecnologica del nostro Paese.
Un'altra asse è l'accordo sul riordino dei giochi siglato in Conferenza Stato-Regioni nel 2017, rimasto inapplicato.
Per tutte queste ragioni il lavoro della commissione parlamentare sul gioco, quello del 2003 e l'accordo del 2017 possono rappresentare un punto di partenza ineludibile per la nuova legislatura e i politici che vorranno affrontare i temi legati a un settore complesso e che va approfondito.
Un punto necessario per aprire uno spiraglio di luce su questo settore e superare la 'leggenda nera' che lo avvolge”.