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Spallone (Università di Pescara): 'Trasformazioni della pandemia destinate a permanere'

10 dicembre 2022 - 09:58

Il professore Marco Spallone traccia un bilancio del 2022 vissuto dal settore del gioco pubblico, alle prese con cambiamenti strutturali e, ancora, con un riordino normativo che sembra sempre allontanarsi all'orizzonte.

Scritto da Anna Maria Rengo
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Un anno ormai quasi alle spalle, e che si chiude con un bilancio come sempre in chiaroscuro per il settore del gioco, visto che alcune delle sue principali attese per il 2022, ossia il riordino normativo dell'offerta, è stata ancora una volta delusa e rinviata a una legislatura, quella nuova, che per il momento si sta occupando di tutt'altro, come del resto accade spesso nei mesi in cui la priorità è la legge di Bilancio. Tuttavia, è certo che ci sono stati anni “peggiori”, anche recentissimi, e che hanno lasciato un segno “strutturale”. Su tutto questo facciamo il punto con Marco Spallone, professore ordinario di economia degli intermediari finanziari presso l'Università "Gabriele D'Annunzio" di Pescara.

Dopo due anni di pandemia e di ripetuti lockdown, il settore del gioco ha potuto lavorare senza interruzioni di attività nell'anno che si sta chiudendo. Ritiene che si sia tornati ai livelli normali di attività e che i danni economici/occupazionali delle chiusure siano stati riparati?

“Il settore è sicuramente guarito, ma le trasformazioni avvenute durante la pandemia sono destinate a permanere. Mi riferisco in particolare al maggior peso assunto dal gioco online che, se nel lungo periodo potrebbe risultare neutrale dal punto di vista economico, di certo avrà ripercussioni a livello occupazionale”.

Quali sono le maggiori difficoltà specifiche che il settore legale deve ancora affrontare e come auspica che agiscano il nuovo Governo e il Parlamento?

“Il settore è sempre alle prese con la necessità di un riordino dell’offerta, che non può prescindere dalla condivisione delle soluzioni a livello nazionale e locale. La tutela del gioco legale, inoltre, deve rimanere una priorità perché i tentativi di aggirare le norme e gli obblighi cui sono sottoposti i concessionari rimangono sempre sullo sfondo, assumendo di volta in volta forme diverse”.

Quali sono invece le sfide macroeconomiche che il settore, al pari di altri, deve affrontare e che possono mettere a rischio la sua attività?

“A livello macroeconomico si sta vivendo un momento difficile e la necessità di reperire risorse per finanziare le politiche economiche del Governo può portare a interventi sulla fiscalità del gioco. La recente proposta (nella legge di Bilancio 2023 Ndr) di innalzare al 25 percento la tassazione sulle vincite (anche se non confermata) sembra andare in quella direzione. Mi sembra che si debba fare attenzione a non minare la stabilità del gettito erariale garantita dal comparto giochi con interventi dettati dalle necessità contingenti e non inseriti in un disegno organico di riforma”.

In vista di un possibile riordino, a suo modo di vedere sarebbe opportuno prevede una compartecipazione degli enti locali ai proventi erariali del gioco?

“Credo sia fondamentale. Se i costi sociali del gioco a livello locale potessero essere compensati con una parte delle entrate che il settore genera, si realizzerebbe una convergenza di interessi tra erario, enti locali e concessionari in grado di orientare nella direzione giusta gli interventi di riordino”.

Nella precedente legislatura era stata istituita in Senato la commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico. Auspica che venga nuovamente istituita e quale potrebbe essere il contributo che essa potrebbe dare nella promozione dell'industria legale e nel combattere quella illegale?

“Credo che sia stata una buona iniziativa. La commissione dovrebbe avere il ruolo di mettere intorno a un tavolo tutte le parti interessate per arrivare a disegnare una riforma complessiva del settore in grado di tutelare le esigenze erariali, il risparmio e la salute dei consumatori e, finalmente, attribuire il giusto ruolo e la giusta rilevanza ai concessionari, che operano, non va dimenticato, anche nell’interesse dello Stato”.

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