"80mila punti di gioco, ma anche 1,5 milioni di giocatori patologici, oltre 18 milioni di persone che nel 2018 hanno giocato almeno una volta al gioco d’azzardo". Sono alcuni dei numeri su cui ha fatto leva Avviso Pubblico presentando oggi, venerdì 19 novembre, a Roma, il portale Se questo è un gioco, un progetto sperimentale realizzato da Avviso Pubblico e da Fondazione Adventum.
Attraverso il portale web www.sequestoeungioco.org, le associazioni provano ad intercettare online il giocatore d’azzardo e i soggetti a rischio, invitandoli in un percorso di presa di consapevolezza e ad un dialogo tramite i social media, allo scopo di fornire aiuto concreto sia a loro che ai suoi familiari, con un servizio di chat di supporto e con il link diretto ai SerD di riferimento territoriale, fornendo informazioni sul gioco a favore dei media e degli stakeholder di riferimento, configurandosi come portale di sensibilizzazione nel quale far intervenire esperti e parti interessate.
Tra gli interventi che si sono susseguiti quello Franco Evangelisti, Presidente di Fondazione Adventum, che spiega il ruolo della realtà da lui guidata e l’importanza del progetto presentato. “Siamo una fondazione che cerca di aiutare le persone che rischiano di cadere nell’usura a non caderci”, dice Evangelisti, “il gioco d’azzardo porta spesso a gravi indebitamenti, per questo ci impegniamo fortemente nella prevenzione, speriamo che questo portale possa portare il suo contributo alla nostra società”.
Dopo di lui Andrea Bosi, vicepresidente di Avviso Pubblico, nonché assessore del Comune di Modena, che ribadisce con forza la non procrastinabilità di una legge di riordino che dovrà tuttavia tener conto anche di tutte le esperienze accumulate in questi anni da associazioni ed enti locali.
Don Armando Zappolini, portavoce della campagna Mettiamoci in gioco, non risparmia una nuova bordata all’app presentata qualche giorno fa dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, già criticata duramente con un comunicato sottoscritto dai membri di Mettiamoci in gioco.
“Il gioco legale non è un gioco sicuro”, sottolinea don Zappolini, “questa frase che accompagna spesso i discorsi di chi appartiene al settore è sconfessata dai numeri, dalle persone che si ammalano. La maggior parte delle persone che arrivano da noi passa da un gioco legale facile da incontrare”. Una sicurezza che manca anche in termini di legalità, secondo il portavoce di Mettiamoci in gioco, perché “non è sicuro neanche dalle infiltrazioni mafiosi, e la stessa commissione parlamentare antimafia ci porta dati che parlano di una trasversalità pericolosa”.
Tornando al tema della salute don Armando aggiunge che “c’è un aumento dei casi esponenziale, c’è un sommerso pesante, non è così immediato arrivare. Una persona che ha un problema di azzardo convive sottotraccia con questo problema, difficilmente va al SerD in coda con i tossici. Cosa può fare lo Stato allora? ”Può innanzitutto ascoltare sé stesso”, continua don Zappolini, “la commissione antimafia ha presentato tanti dati, ma anche l’Osservatorio sul rischio dei giochi d’azzardo”.
Altro tema: la comunicazione. “Nel comunicato di Adm c’è l’idea che il gioco legale è sicuro, ma questa è una comunicazione pericolosa. Una comunicazione che mette in guardia dai rischi è fondamentale, abbiamo chiesto di togliere quest’app”. Poi la “difesa strenua del blocco della pubblicità”, parlando del quale don Zappolini non risparmia critiche al mondo del calcio: “lo chiuderei”, dice, ”umanamente sono dei sottouomini che hanno il coraggio di dire che sono in crisi”.
“La legge quadro deve ridurre l’offerta”, continua ancora il portavoce di Mettiamoci in gioco, “concentrare, anche per ottimizzare i costi dei controlli. C’è troppa offerta di gioco”. Dice no al proibizionismo, don Zappolini, ma “bisogna che tutto il settore accetti l’idea di guadagnare meno per tutelare la salute, e c’è bisogno che la politica scelga: il bene comune o il profitto?”