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Sale bingo chiuse in pandemia, CdS ribadisce: 'Non è dovuto risarcimento danni'

17 novembre 2023 - 13:02

Il Consiglio di Stato torna ad evidenziare che non possono essere richiesti risarcimenti per la mancata attività delle sale bingo durante le chiusure imposte dal Governo per il contenimento della pandemia di Covid.

Scritto da Fm
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“Manca, nel caso di specie, una valida prova dell'entità del presupposto oggettivo e, dunque, del danno lamentato, che fonda - unitamente alla colpa e all’ingiustizia del danno - la responsabilità dell'amministrazione”.

Così il Consiglio di Stato torna a bocciare la richiesta di risarcimento dei danni patrimoniali presentata da un operatore del bingo asserendo l'illegittimità dell’art. 1, comma 10, lett. l), del  decreto del presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2021, nella parte in cui ha espressamente previsto che “sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se svolte all'interno di locali adibiti ad attività differente”, nella misura in cui la chiusura forzata è stata imposta anche in sale gioco collocate nella parte di territorio nazionale classificato in zona gialla.

 

Con sentenza del giugno 2022, il Tar Lazio aveva respinto il ricorso, sul presupposto della ritenuta assenza dell’elemento oggettivo del fatto illecito, stante la piena legittimità del decreto gravato come confermato dalla giurisprudenza e ritenendo, altresì, carente la prova della ricorrenza dell’elemento soggettivo.

 

Lo stesso ora fa il Consiglio di Stato, ricordando che la “giurisprudenza della Corte costituzionale, intervenuta a più riprese, sulla legittimità dei modelli di gestione della pandemia e del sistema delle fonti, nonché su altri rilevanti aspetti (sentenze n. 37 del 2021; n. 198 del 2021; n. 127 del 2022; n. 15 e n. 16 del 2023) ha ritenuto pienamente legittime le restrizione imposte dai relativi Dpcm perché supportati dal pareri del Comitato tecnico scientifico”.

 

Inoltre, concludono i giudici di Palazzo Spada, non “sussiste alcuna disparità di trattamento con riguardo ad altre realtà commerciali (ad esempio le tabaccherie), attesa la diversa finalità e scala di bisogni cui ciascuna delle distinte attività sono chiamate a perseguire ed a soddisfare”.

 

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