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Benelli: 'Necessario un raccordo delle norme vigenti'

13 aprile 2015 - 15:16

Firenze - Esiste un diritto per le imprese che è quello di operare in un regime di certezza delle regole e del diritto oltre al fatto che la giurisprudenza europea dice chiaramente che deve essere limitata la libertà delle amministrazioni di intervenire a livello normativo limitando questa libertà di impresa”.

Scritto da Ac

Lo afferma l’avvocato esperto di gaming Cino Benelli nel suo intervento al convegno in corso quest’oggi a Firenze: “Il gioco – prosegue - è tuttavia la cenerentola del diritto in Italia perché sottoposto nel tempo a una stratificazione normativa che ha portato a una difformità interpretativa delle norme nazionali che oggi differisce sui vari territori. Per un autentico caos normativo, portato dal fatto che la giurisprudenza ha tentato di coprire i buchi lasciati aperti dal legislatore. Il ruolo di supplenza operato dalla giurisprudenza è evidente nelle pronunce relative al potere degli enti locali in materia del gioco con la giurisprudenza costituzionale che ha interpretato la fattispecie del gioco rifacendosi al diritto privato in assenza di norme specifiche. Con una pronuncia forzata che tuttavia, pur non trovando riscontro nella legge in vigore, è finita col diventare una interpretazione diffusa e più volte ripresa in varie sedi”.

 

LA FUNZIONE DI RACCORDO - Secondo Benelli “il punto è che la legislazione attuale non contiene dei vincoli procedurali negli strumenti di raccordo. Quando un operatore deve avviare un'attività di gioco non va allo sportello unico come avviene in altri settori, ma deve sottoporsi alle varie regole dei vari uffici che intervengono, dando luogo a pareri molto spesso contrastanti. Serve quindi un raccordo incanalando le procedure amministrative in un binario unico per rendere organiche le diverse interpretazioni. In Italia, nonostante sia espressamente previsto che il gioco è riserva dello Stato a tutela degli interessi pubblici ed economici, che è superiore e quindi a monte della regolazione regionale o comunale, tale principio viene ormai messo in discussione ed è stato sostanzialmente valido solo fino al 2011. Anche se l'interesse primario annunciato dal legislatore era quello di collocare la domanda di gioco all'interno di un circuito legale perché l'esigenza del momento e la vera emergenza era proprio quella di portare il settore nella legalità. Negli ultimi anni sono subentrati ulteriori interessi che sono quelli della salute pubblica ma anche del decoro urbano ed altri ancora, che hanno finito per avere la precedenza, almeno in assenza di strumenti di raccordo. Per questo è necessario intervenire con una razionalizzazione".

 

LA DELEGA FISCALE - Quanto alla delega fiscale sul gioco, “sicuramente si muove nella direzione della razionalizzazione delle norme ma è assolutamente necessario che intervenga anche con una azione di coordinamento che elimini il ruolo di supplenza perché tutte le amministrazioni coinvolte nei processi abbiano il diritto di intervenire ma devono farlo rispetto a criteri ben definiti".

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