Gioco, Studio Ambrosetti: 'Serve nuovo modello di regolamentazione'
Uno studio sul gioco commissionato da Acadi allo Studio Ambrosetti evidenzia la necessità di equilibrio nell'offerta e di stabilità per il settore.
In materia di gioco occorre “ridefinire il numero di concessionari attivi in ciascun comparto, favorire un’azione di ulteriore contrasto dell’illecito, valutare se e come rilanciare tempestivamente settori in difficoltà, definire un obiettivo realistico di gettito e soprattutto mettere a punto un diverso, più agile, modello di regolamentazione per accompagnare i cambiamenti in un contesto a elevata turbolenza ambientale". Il tutto senza dimenticare la "variabile tecnologica". Inoltre, "la stabilità del quadro normativo e la sua progressiva ottimizzazione, lungo un percorso prevedibile, costituiscono una delle caratteristiche essenziali di una buona azione di regolamentazione".
È quanto si legge nello studio “Le regole del gioco” curato da The European House – Ambrosetti e commissionato dall'associazione dei concessionari Acadi, che viene presentatro quest'oggi, 19 settembre.
Secondo gli analisti il riordino del settore gioco in Italia è un passo necessario, che per essere efficace non può limitarsi alla sola riduzione delle slot, ma insieme a una riduzione dell’offerta deve garantire maggior equilibrio tra le diverse tipologie di giochi.
Lo studio propone, dunque, un "quadro di riflessioni di alto livello in merito a possibili linee di intervento volte a superare le criticità" del settore e individua possibili soluzioni su un "orizzonte di medio-lungo termine", con l’obiettivo di aprire "uno spazio di dibattito costruttivo per un settore di non poco rilievo per l’economia del nostro Paese".
Quanto alla fiscalità, lo studio individua "tre possibili aree di sviluppo: la prima la prima riguarda il passaggio dalla tassazione sulla raccolta alla tassazione sul margine, già avvenuta per alcuni prodotti; la seconda è relativa alla possibilità di introdurre forme di semplificazione nelle relazioni tra gli attori del sistema, definendo in modo più puntale il ruolo del concessionario; la terza, quella più suggestiva e ad oggi meno indagata, è relativa alla possibilità di mettere a punto politiche fiscali integrate per i cosiddetti ’demerit goods’. Nell’ipotesi, oggi non ancora dimostrata, che esistano correlazioni strutturate tra i consumi di beni ad esternalità negative, è possibile ipotizzare interventi a più ampio raggio che tengano conto delle elasticità incrociate nei consumi di questi beni".
Non vai mai sottovalutato, nel settore del gioco come in tanti altri, infine, il concetto di comunicazione, che "svolge un ruolo fondamentale poiché rappresenta il principale strumento in grado di accrescere la consapevolezza delle differenze esistenti tra gioco legale e gioco illegale". Perché la comunicazione possa assolvere questo ruolo "occorre però che lo Stato eserciti un’azione chiara e trasparente favorendo il superamento del pregiudizio, oggi molto diffuso, secondo cui il gioco costituisce esclusivamente una quasi-patologia o una patologia", per valorizzare invece il concetto di "gioco responsabile".
L'ESEMPIO EUROPEO – Lo studio si sofferma anche sui modelli di tassazione applicati in Europa, evidenziando come passare dalla tassazione sulla raccolta a quella sul margine, cioè al netto delle vincite pagate: un cambio radicale - già adottato per le offerte online e le scommesse sportive - che potrebbe riguardare in futuro anche il settore delle slot in Italia e che è già “maggioritario” in diversi Paesi europei. La misura, ancora tutta da definire, è contenuta anche nel documento siglato da anche nell’intesa sul riordino sottoscritta da Governo ed Enti locali.
In Europa, intanto, ogni paese adotta regole diverse. Ad esempio nel Regno Unito sulle macchine si paga una tassa compresa tra il 20 e il 25 percento del margine, così come in Germania (tra il 12 e il 20 percento), in Danimarca (41 percento a cui si somma un ulteriore 30 percento oltre certe somme) o in Belgio (tra il 20 e il 50 percento del margine. La tassa sulla raccolta “resiste” in Francia (9,3 percento sul volume di gioco) e a Malta (20 percento su un minimo di 400 euro giocati), mentre in Spagna le macchine pagano una tassa fissa, non legata al volume o al margine ottenuto.
Da anni, in Italia, il prelievo sugli apparecchi è una misura costante, utilizzata dai governi di ogni colore politico per reperire risorse finanziarie: ad oggi, ogni 100 euro introdotti nelle macchine 19 vanno allo Stato, 70 sono restituiti sotto forma di vincite, il resto viene diviso tra concessionari, gestori e titolari dei locali. Uno degli strumenti per lo sviluppo armonico del settore giochi, in particolare per gli apparecchi da intrattenimento, potrebbe essere - secondo gli operatori - il cambio di regime fiscale, per assicurare maggiore stabilità alle aziende di settore.