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Gioco, scommesse e regolamentazione: eppur si muove

03 ottobre 2022 - 11:04

Dopo la pubblicazione del nuovo regolamento di scommesse sportive e la concertazione sui Pvr, prosegue l'iter regolamentare del gioco in Italia: sia pure a rilento e tra mille difficoltà.

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Gioco, scommesse e regolamentazione: eppur si muove

Meglio tardi che mai. E' quello che si sranno detti, in queste ore, gli addetti ai lavori del gioco pubblico, dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del nuovo decreto del Mef relativo al Regolamento che disciplina le “scommesse a quota fissa su eventi sportivi diversi dalle corse dei cavalli e su eventi non sportivi", con il quale potranno entrare in vigore (a trenta giorni dalla pubblicazione) le nuove modalità di gioco, tra cui la tipologia di scommessa a quota fissa cosiddetta "scomposta" che consentirà l’introduzione sul mercato delle scommesse cosiddetto "di tipo asiatico". Oltre all'attesa “novità” relativa alla possibilità di riconoscere l’errore-quota e il cosiddetto “cash-out”: ossia la possibilità per i concessionari di proporre al partecipante il pagamento anticipato della scommessa a quota fissa, anche parziale, prima che l’ultimo degli eventi pronosticati si realizzi, e qualche altro ritocco.
Ma si tratta di una presunta novità, tenendo conto che tale regolamento è atteso dagli operatori da oltre cinque anni, quando questo tipo di innovazioni erano già state discusse da industria e regolatori e ritenute applicabili da politica e istituzioni: al punto che già a febbraio del 2019, ovvero durante il primo incarico di governo dell'ex premier Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia di allora, Giovanni Tria, aveva già firmato lo stesso decreto, che era dunque pronto per la pubblicazione. Presunta, anche quella, visto che il decreto si era subito arenato, non avendo mai visto la luce prima di ora: trovando solo oggi uno spazio di pubblicazione, proprio durante il periodo di “vacanza” dell'esecutivo, ovvero nella fase di transizione dall'ormai “vecchio” governo Draghi – chiamato a svolgere le mere attività di normale amministrazione - e l'insediamento della nuova maggioranza, ancora in fase di organizzazione, in seguito alle elezioni politiche della scorsa settimana.
Tutta colpa delle solite e inevitabili prese di posizione ideologiche di stampo proibizionista (e populista) che hanno sempre accompagnato ogni minimo tentativo di innovazione e regolamentazione del gioco nel nostro paese.
Anche se, come in questo caso, l'obiettivo dichiarato dal  legislatore, oltre a “rendere il settore più appetibile, anche in vista delle future gare, e sicuramente più competitivo, allineandolo con i mercati internazionali", come dichiarato dal sottosegretario uscente, Federico Freni, è quello di mantenere l'offerta di gioco di Stato alla pari (se proprio non si riesce a renderla avanzata) rispetto a quella disponibile sulle piattaforme illegali o border line. Per evitare, come invece continua ad accadere, che i giocatori abituali o più esperti possano sentire l'esigenza di rivolgersi all'offerta illecità perché li trovano maggiore soddisfazione, sia in termini di diversificazione dell'offerta che di possibilità di vincita.
Ma nonostante tutte queste evidenze (visto che ciò che qui ricordiamo rappresenta da sempre l'obiettivo centrale del regolatore, fin dal momento della legalizzazione del gioco agli arbordi del Duemila), c'è chi continua a chiedere di fermare tutto, come avviene anche in queste ore, sia pure di fronte a una modifica così minoritaria del sistema, come appunto quella appena introdotta nel betting italiano.
Ma a parte questa piccola nota stonata delle polemiche a oltranza, guardando ancora una volta alla parte piena del bicchiere - come sono abituati a fare gli operatori del gioco – occorre notare come, in un modo o nell'altro e nonostante tutto e tutti, la regolamentazione del gioco riesce comunque a trovare il modo di andare avanti, anche in Italia. Sia pure con una fatica immensa e dei ritmi decisamente al rallentatore. Guardando ancora al settore delle scommesse, per esempio, occorre notare come, accanto alla non-novità del nuovo regolamento, sia stata avviata (finalmente) anche una discussione attorno all'eterno tema - squisitamente italiano – dei cosiddetti Pvr (Punti vendita ricarica), che rappresentano una porta di accesso al mercato del gaming online nel nostro paese. Un fenomeno che esiste da sempre, nel nostro paese, dopo l'avvento del gioco online, ma che non ha mai trovato una vera e propria disciplina regolamentare, la quale è oggi oggetto di definizione. Al punto che l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dopo aver redatto una specifica circolare nei mesi scorsi, ha avviato ora una concertazione pubblica con l'industria attraverso lo strumento dell'open hearing, già utilizzato concretamente dal regolatore per l'introduzione di nuove norme o procedure. Tutto questo (e, forse, non a caso) pronto nella fase di cambio di governo e al termine di una travagliatissima legislatura. In attesa di conoscere i prossimi inquilini di Palazzo Chigi e dei vari ministeri, con particolare riguardo per quello di via Venti Settembre, e del suo sottosegretario che potrà essere delegato (o meno) al mercato del gioco. 
Eppur si muove, quindi, anche la regolamentazione del gioco pubblico. Anche se continua a procedere col freno tirato. Ma sempre meglio di fare degli altri passi all'indietro, come è già accaduto proprio con quello stesso governo che aveva firmato il decreto mai attuato sulle scommesse sportive, quando introduceva il temibile decreto Dignità, contenente il divieto totale di pubblicità, che continua a rappresentare il caso più estremo (e assurdo) di cattiva regolamentazione del gioco a livello globale.

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