skin

Il gioco pubblico è un sistema vincente, ma va tutelato

15 gennaio 2024 - 09:24

I dati provenienti dal Libro blu dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, insieme a quelli delle recenti operazioni di Polizia, confermano che il sistema del gioco di Stato funziona. Ma occorrono (vere) riforme.

Scritto da Alessio Crisantemi
© Katherine Kromberg / Unsplash

© Katherine Kromberg / Unsplash

Il sistema funziona, nonostante tutto. È quello che viene da dire leggendo i recenti rapporti che descrivono la situazione del gioco pubblico italiano. A partire da quello appena rilasciato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, ovvero il Libro blu per il 2022, dal quale emerge (ancora una volta) quanto sia importante il comparto per le casse dell’Erario, e non solo.

Oltre ad aver contribuito con ben 11,22 miliardi di euro di entrate erariali dirette, lo scorso anno (per un +33,40 percento rispetto al 2021, a cui si aggiungono peraltro i proventi dovuti alle altre imposte ordinarie versate dalle aziende del gioco, analogamente a ogni altri settore industriale), il sistema del gioco legale permette di raggiungere anche altri importanti e imprescindibili obiettivi: dal contrasto all’illegalità (sempre assai diffusa), alla conseguente tutela dei consumatori e dei soggetti più fragili, a partire dai minori.

Numeri, anche questi, certificati dal report di Adm, non soltanto nei controlli e sanzioni eseguiti nei punti vendita, ma anche dall’inibizione dei siti web irregolari (261 nel 2022, in aumento del 32,49 percento rispetto al 2021), che ha permesso di sventare anche stavolta quasi 250mila tentativi di accesso da parte dei consumatori.

Ma a testimoniare l’importanza strategica del sistema del gioco legale è anche un altro recente rapporto, questa volta proveniente dalla Polizia di Stato, che nei giorni scorsi ha condotto una vasta operazione in tutte le province italiane a contrasto del gioco e delle scommesse illegali, che ha visto oltre 600 esercizi commerciali sottoposti a controllo, con ben 3339 soggetti identificati e vari sequestri di apparecchiature illegali di tipo totem, personal computer, Awp e Vlt. Con tanto di 66 denunce in stato di libertà connesse all’esercizio abusivo del gioco e delle scommesse e oltre 215 violazioni amministrative sanzionate per un importo superiore ai 600mila euro.

Numeri, dunque, anche questi, che evidenziano quanto sia importante mantenere un presidio costante sul territorio, da un lato, attraverso un’offerta di gioco di Stato, quindi sicura e controllata; dall’altro, mediante un’attività di ispezione e controllo che permette di sradicare quegli ultimi rami secchi che ancora impestano il terreno del gioco, caratterizzato da un’assai florida domanda.

Il sistema del gioco legale, pertanto, si rivela ancora una volta vincente: e ciò comincia a palesarsi anche agli occhi dell’opinione pubblica, almeno per chi ha voglia di guardare oltre il proprio naso, preoccupandosi di leggere i dati. Eppure, ciò che è stato fatto finora, pur rappresentando un risultato notevole e tutt’altro che banale, potrebbe essere ulteriormente sviluppato e oltremodo migliorato, se solo lo Stato decidesse di fare quel semplice passo in avanti che si andrebbe a compiere attraverso l’attuazione di una riforma generale del comparto, quale sarebbe il famigerato Riordino.

Accanto ai buoni (straordinari, a dire il vero) risultati qui riportati, servono politiche e piani di rilancio che mettano al centro formazione e lotta all’illegalità, anche di fronte alle nuove sfide proposte dal nuovo sistema tecnologico, come quello caratterizzato dall’intelligenza artificiale.

Quando si parla di gaming spesso ci si limita ad analizzare il trend erariale, lasciando in secondo piano le dimensioni di un fenomeno che vale addirittura oltre 20 miliardi di euro, cioè quello del gioco illegale. Una rete parallela che oltre a minare le tasche degli italiani (e con tutta probabilità, anche quelle dei più giovani) rappresenta anche una concorrenza illecita alle aziende del comparto che lavorano a fianco dello Stato, ma che spesso si sentono di operare nonostante lo Stato, proprio a casa del lassismo legislativo o della miopia dei decisori.

Bisogna infatti ricordare che tra le aziende che compongono il comparto del gioco pubblico italiano non ci sono soltanto i grandi nomi quotati in Borsa e conosciuti al pubblico, ma tante Pmi, magari a conduzione familiare, sparse su tutte il territorio nazionale e capitanate da imprenditori coraggiosi che rappresentano al meglio la capacità e il talento tutto italiano di produrre qualità, tecnologia, e di farla apprezzare tra i giocatori, spesso strappandoli a quella illegale, che vediamo ancora oggi molto presente.

Risulta evidente quindi che un mondo essenziale per la messa in sicurezza del nostro Sistema Paese è rappresentato proprio dall’offerta di gioco pubblico, che deve essere oggetto di grande attenzione da parte della politica, in primo luogo, ma anche di tutte le articolazioni della società: dai sindacati al mondo accademico e della scuola da quello della ricerca ai media.

Se è vero, infatti, che per sostenere un debito pubblico pesante come quello italiano l’imperativo è sostenere la crescita, allora anche il gioco può fare la sua parte e, anzi, lo sta già facendo, come i numeri qui riportati ci descrivono. Ma siccome quando si parla di questo settore bisogna anche considerare l’impatto che si ha sul territorio e sul sociale, allora è evidente che non ci si può fermare ai soli dati economici, ma soprattutto non si può rimanere fermi. E qui, purtroppo, il lavoro da fare è ancora tanto.

Non basta l’annuncio di un riordino e neppure l’avvio di una legge delega, per rimettere in sesto un comparto dilaniato da anni di cattive politiche e interventi punitivi. Servono politiche e piani di gestione che mettano al centro formazione, la lotta all’illegalità e naturalmente quella alle dipendenze. Provando prima di tutto a sconfiggere quel sistema di concorrenza illecita rappresentato dall’offerta criminale, che come avviene nel food o nella moda, dove si parla di italian sounding, uccide le imprese e inganna i consumatori. Solo che nel gioco, dove potremmo parlare di legal sounding, la soluzione rischia di essere addirittura ribaltata, perché spesso è l’offerta illecita o quella border line, che risultano essere più avanti e quindi molto più appetibili rispetto a quella di Stato. Come si vede oggi con il mondo delle criptovalute, che ha generato movimenti di denaro sul web attraverso siti di giochi dislocati in varie parti del mondo, che è ancora difficile da scovare. Eppure i giocatori sembrano conoscerli molto bene.

Ma visto che invitavamo a leggere a fondo i numeri che caratterizzano il comparto, allora forse bisognerebbe soffermarsi anche sulla composizione delle entrate erariali, notando che ancora oggi oltre la metà dei proventi sono dovuti al gioco fisico e ai soli apparecchi da intrattenimento. Un altro elemento che impone prudenza e qualche riflessione, quando si guarda alle riforme: visto che è giusto (e pure urgente) regolamentare al meglio l’online, ma senza precludere né dimenticare il terrestre e l’esistente.

 

Altri articoli su

Articoli correlati