La bella stagione del gioco pubblico sembra davvero destinata ad arrivare. Dopo la sensazione di assistere a una primavera rimandata, a causa dello slittamento delle fiere e, in particolare, di quella italiana di Rimini, che notoriamente accompagna il settore proprio all'ingresso della stagione della fioritura, adesso si respira un'aria nuova: arricchita da un nuovo ottimismo, accompagnato da grandi speranze, dopo l'annuncio dell'arrivo della bozza di legge delega sulla riforma del gioco pubblico all'esame del Consiglio dei ministri che – come spieghiamo qui - dovrebbe essere calendarizzato entro la metà di marzo. O al più tardi, entro la fine del mese: in coindenza, appunto, con l'inizio della primavera. Non solo. Stando alle promesse e alle indicazioni del sottosegretario all'Economia, Federico Freni, intervistato da Gioco News, l'iter del testo di legge dovrebbe anche essere destinato a procedere abbastanza celermente, dopo il sì incassato dalla Ragioneria dello Stato e con l'avvio, in parallelo, di un gruppo di lavoro sui decreti attuativi. Anche se, naturlamente, spetta sempre al Parlamento dettare i tempi di definizione della legge, che tutti, ormai, dentro e fuori dall'industria, auspicano che possano essere più celeri possibile, tenendo conto che “il riordino è essenziale perché è prodromico al rinnovo delle concessioni”, usando le parole dello stesso sottosegretario.
Si tratta in effetti di un atto fondamentale per preservare i volumi di fatturato dell'industria, il gettito per l’Erario, la forza lavoro occupata connessi al settore del gioco, anche per assicurare un efficace contrasto alla criminalità organizzata e arginare gli eventuali – ma immancabili - tentativi di infiltrazione. Temi, questi, di estrema importanza e di rilevanza costituzionale che, proprio perché tali, non possono essere dimenticati da nessun rappresentante istituzionale. Né tanto meno dovrebbbero essere ignorati. E anche se, ancora oggi, continuiamo a sentir parlare da qualche parti di nuove intenzioni di bloccare l'offerta di gioco, in nome (improprio) della tutela della salute pubblica, ormai la consapevolezza di dover fare qualcosa di più e di diverso, ma soprattutto di “centrale”, nell'ambito della regolamentazione del comparto, sembra essere una necessità condivisa dai più. Anche a livello locale, alla luce degli “spazi all’illegalità” aperti proprio dalle leggi regionali e comunali espulsive, che hanno seriamente compromesso gli equilibri di molti territori, con alcune situazioni che sono state ulteriormente peggiorate dalla chiusura dei punti vendita di gioco pubblico a causa della pandemia, come ricorda in più occasioni anche Freni.
Ma non è tutto. Tra i compiti che dovrebbero essere assegnati al governo attraverso le delega, c'è anche quello di fare in modo che gli operatori, ma soprattutto i consumatori, riacquistino la fiducia nel sistema regolatorio, e nel ruolo che lo Stato esercita e garantisce attraverso l'offerta di gioco legale, quale presidio sul territorio. Anche in questo senso, dunque, tra le varie misure introdotte nella delega approvata dalla Ragioneria è stato introdotto anche un regime per la gestione dei casi di crisi del concessionario così da garantire la continuità del servizio erogato, ma soprattutto, è stata inserita la previsione che i Comuni partecipino al procedimento di “pianificazione della dislocazione locale della rete di raccolta che dovrà fondarsi sull’equilibrio del complessivo dimensionamento dell’offerta e la distribuzione sul territorio dei punti di gioco che risulti sostenibile sotto il profilo dell’impatto sociale e dei controlli che possono essere in concreto assicurati dalle autorità a ciò preposte”. Coerentemente con gli obiettivi di cui sopra, e da un punto di vista formale e amministrativo, in continuità con quanto già disposto da leggi precedenti e, in particolare, dal decreto Balduzzi dell'ormai lontano 2012: quello che per primo avviò la strada del Riordino del comparto.
L'obiettivo resta dunque quello di introdurre, sull'intero territorio nazionale, regole trasparenti e uniformi per l’esercizio del gioco, nonché di tutelare il giocatore attraverso misure destinate a rafforzare quelle già in vigore per la salvaguardia dei soggetti maggiormente vulnerabili, dei minori e di coloro che sono affetti da disturbo da gioco d’azzardo. Oltre a rafforzare il livello di sicurezza attraverso un rafforzamento della disciplina di contrasto a ogni forma di gioco illegale, la razionalizzazione, la semplificazione del sistema sanzionatorio e la predisposizione di un sistema strutturato di vigilanza e di controllo dei giochi. Insomma, impossibile non essere d'accordo con una riforma di questo tipo, da qualunque parte la si voglia guardare. A meno che non si vogliano condurre battaglie puramente ideologiche e, quindi, ben distanti dalle reali necessità di uno Stato e della cittadinanza: come però è già ampiamente accaduto, e lo sanno bene gli operatori del gioco pubblico. Anche se adesso è davvero un altro giorno: dopo che l'esperienza della pandemia e gli ulteriori drammi che stanno caratterizzando questi ultimi anni, con un susseguirsi di situazioni di crisi, hanno riportato tutti con i piedi a terra, di fronte a una chiara e forte esigenza di concretezza e di razionalità. Gli stessi elementi, peraltro, che sono alla base del Piano nazionale di ripresa e resilienza che l'Italia si è impegnata a mettere a terra durante l'anno corrente e quelli venturi. Anche per questo, dunque, è arrivata davvero la stagione delle riforme. Insieme alla bella stagione in cui tutti continuano a sperare: e in testa, forse, proprio gli addetti ai lavori del comparto giochi.