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Finlandia: il popolo vuole il monopolio sul gioco, altra lezione all'Italia

05 gennaio 2017 - 10:33

In Finlandia è alta la fiducia nello Stato e nel sistema del gioco pubblico: un'altra lezione per l'Italia.

Scritto da Ac

Il gioco cosiddetto “d'azzardo” è decisamente popolare in Finlandia: qui, però, l'unico modo (legale) per usufruirne è quello di passare attraverso l'offerta proposta dal monopolio statale. Ma il sistema è davvero sostenibile e, soprattutto, risulta gradito alla popolazione? Se lo sono chiesti gli analisti, attraverso un sondaggio commissionato da Yle - la società nazionale di telecomunicazioni - e la risposta è stata affermativa, con più di due terzi delle persone che hanno partecipato che si sono dichiarate a favore del sistema di gioco sotto regime di monopolio - che incanala i profitti in beneficenza – affinché rimanga invariato.
Una netta maggioranza di persone nel paese - circa il 66 per cento dei finlandesi - dicono di volere che il sistema di monopolio di gioco statale rimanga così com'è. Tra l'altro, i soggetti che si sono espressi a favore del mantenimento del sistema di gioco di proprietà dello Stato risultano essere donne per lo più anziane, secondo il sondaggio. Solo circa il 20 per cento degli intervistati ha detto che vorrebbe rompere il monopolio, consentendo alle imprese commerciali di gestire autonomamente i giochi. Con la maggior parte dei sostenitori dell'abolizione del monopolio che risultano essere giovani maschi adulti.

 

LO SCENARIO IN FINLANDIA – La popolazione della Finlandia risulta essere comporta da alcuni dei giocatori più attivi del mondo. La Finlandia era la quinta più grande nazione di gioco d'azzardo in tutto il mondo, secondo le statistiche di H2 Gambling Capital, che sono state messe in evidenza nella rivista britannica The Economist nel 2011. Forse anche per questo (piatto ricco..) il tema di uscire dal regime di monopolio sul gioco è stato oggetto di dibattito per anni; una mossa che - se attuata - aprirebbe il mercato dei giochi finlandese ad aziende internazionali. I sostenitori dell'apertura del monopolio chiedono che lo Stato debba concedere licenze alle società di gioco e ottenere ancora le entrate di gioco senza dover possedere e gestire direttamente casinò e lotterie. Ma almeno per il momento il monopolio rimarrà: ed è uno dei pochi argomenti su cui praticamente tutti i partiti politici sembrano concordare.
Tre aziende controllano il gioco d'azzardo nazionale legale in Finlandia: Ray, l'Associazione degli operatori delle slot machine che gestisce anche i casinò; Veikkaus, l'agenzia di scommesse nazionale per i biglietti della lotteria e le scommesse sportive; e Finntoto, per le scommesse sulle corse dei cavalli.
Al fine di essere in grado di destinare i proventi del gioco verso gli enti di beneficenza, la legge finlandese afferma che tutte le società di gioco nazionali devono essere di proprietà dello stato. All'inizio di quest'anno queste tre società (Ray, Veikkaus e Finntoto) si sono ufficialmente fuse in una sola impresa e hanno mantenuto il loro monopolio sul gioco legale nel paese.
Il ricercatore capo di Taloustutkimus, la società di sondaggi che ha effettuato l'indagine, Juho Rahkonen, sostiene che i risultati riflettono che i finlandesi hanno fiducia nello Stato. E questa, del resto, non è una novità. "A differenza di molti altri paesi le persone in Finlandia non credono che lo Stato sia cattivo e hanno fiducia che possa portare avanti questo tipo di servizi. Allo stesso tempo mostra una critica piuttosto ampia contro il liberalismo del mercato e [riflette] la paura che tutti i profitti di gioco scomparirebbero nei paradisi fiscali all'estero se subentrassero società di gioco private", spiega Rahkonen.
 
I NUMERI DEL GIOCO IN FILANDIA - Si stima che circa 110mila persone in Finlandia abbiano problemi di gioco patologico. Questo gruppo, relativamente piccolo - che costituisce solo il cinque per cento di tutti i giocatori d'azzardo in Finlandia - rappresenta la metà delle entrate di gioco del paese - circa un miliardo di euro ogni anno. Ogni anno le persone in Finlandia scommettono una decina di miliardi di euro in biglietti della lotteria, slot machine e giochi sportivi, di cui lo Stato raccoglie circa due miliardi di euro che distribuisce poi a vari enti e organizzazioni di beneficenza.
Prima del 2017 erano le società di scommesse stesse che avrebbero dovuto affrontare il problema della dipendenza da gioco. Ma, a seguito delle modifiche al Lottery Act alla fine dello scorso anno, un gruppo di lavoro del governo presso il Ministero degli affari sociali è stato incaricato di affrontare l'argomento.
 
IL 'CASO' FINLANDIA - Del resto, la fiducia dei finlandesi nei confronti dello Stato e delle proprie istituzioni è un fatto risaputo. Forse anche perché il sistema-paese (e non solo il sistema-gioco), da quelle parti, sembra funzionare nei minimi dettagli. Non è un caso che, proprio in queste ore, la notizia che arriva dallo stesso paese è l'introduzione, come primo paese nell’Unione europea, un reddito minimo garantito, pagato dallo Stato, per i cittadini disoccupati. Il nuovo regime innovativo (sia pure in via selettiva e sperimentale) a partire da questo mese, vedrà lo Stato pagare 560 euro mensili a duemila persone senza lavoro, scelte a caso tra i circa 213mila disoccupati su 5 milioni e mezzo di abitanti.
A gestire il tutto sarà la Kela, l’autorità finlandese di gestione del complesso e generoso sistema di welfare del paese nordico. L’esperimento durerà due anni, poi si deciderà se estenderlo o generalizzarlo per tutti i disoccupati. I duemila continueranno comunque a ricevere il sussidio anche se poi avranno trovato un impiego.
In realtà, oltre al rapporto Stato-cittadino, non risulta essere una novità neppure la bontà del sistema del gioco pubblico finlandese, che era già stata oggetto di numerose osservazioni, anche dall'Italia. E su queste pagine ne avevamo esaltato le virtù, tenendo conto della discussione che si tentava di intavolare nel nostro paese relativamente all'introduzione di una tassazione di scopo anche nel nostro sistema di gioco pubblico. Ipotesi però che non ha mai attecchito, da noi. Ancora oggi i tempi non sembrano essere maturi, nonostante i lavori in corso (almeno in teoria) in sede di Conferenza unificata sarebbero potuti essere un trampolino di lancio per una revisione generale del sistema e l'introduzione di un nuovo regime. O, quanto meno, per la discussione di una nuova impostazione. Invece, come al solito, da noi si preferisce parlare di paletti, limiti e restrizioni, in un contesto (come quello nazionale, e non solo dei giochi) già soffocato dall'eccesso di norme e burocrazia. Ma tant'è.
 
UN NUOVO APPROCCIO CULTURALE – Di certo non si può e non si deve sottovalutare la differenza nei numeri di due paesi diversi come Finlandia ed Italia, mettendo a confronto una popolazione di appena 5,5 milioni di persone contro i nostri 60milioni. Uno scenario che rende tutto decisamente più difficile per la Penisola. La realtà, tuttavia, è che la differenza principale è marcatamente culturale e risiede nell'approccio dello Stato e delle istituzioni nei confronti del gioco e, più in generale, nelle politiche economiche e sociali. E anche se sarà sempre più facile testare meccanismi su una base di 5,5 milioni piuttosto che su una realtà di 60 milioni, rimane il fatto che, alla base, ci deve essere la volontà (oltre alla capacità) di fare delle scelte coraggiose e, soprattutto, di pensare al futuro. Ascoltando, perché no, anche i cittadini. Come in questo caso. Da noi, però, è davvero tutto più difficile e la realtà è assai distante da quella finlandese: quando si parla di giochi si sente ancora dire (molto spesso, purtroppo, anche in ambienti politici): “chissà cosa ci sarà dietro” o chissà quali intrighi si nascondano dietro a questo ambiente. Che ci potranno pure essere, intendiamoci, ma non si capisce per quale ragione dovrebbero essere più diffusi in questo settore dell'economia nazionale rispetto ad altri. Soprattutto, dietro a un sistema di regole spesso molto più rigide rispetto a quelle in vigore in tanti altri settori (basti pensare ai requisiti imposti dalla normativa vigente ai concessionari di gioco pubblico italiani che non trovano eguali in altri mercati). Eppure è proprio questo il problema: ancora oggi - e lo ripetiamo, purtroppo anche in politica - si continuano a ignorare le virtù di un sistema che esiste ormai da circa 15 anni e che ha portato svariati miliardi nelle casse dello Stato. Un sistema che, senza dubbio e come ripetiamo continuamente, ha bisogno di una razionalizzazione nella distribuzione e di una revisione generale, ma che presenta dei punti di forza notevoli che lo rendono, non a caso, un punto di riferimento nella regolamentazione del gioco a livello internazionale. Eppure in molti e davvero in troppi ignorano questa realtà, continuando a guardare il gioco pubblico e il sistema di gestione con cattivi occhi. Sarebbe sicuramente interessante condurre un sondaggio analogo a quello appena pubblicato in Finlandia sulla fiducia dei cittadini rispetto allo Stato e al monopolio sui giochi. Da noi, al contrario, la mancanza di fiducia sembra essere proprio il primo punto critico del paese. E a livello decisamente generale. Basti ricordare l'episodio relativo alla campagna promossa qualche anno fa dai Monopoli nostrani per la cultura del gioco responsabile nelle scuole. Un progetto interessante, ambizioso e probabilmente anche doveroso, che è stato però chiesto a gran voce di interrompere perché appariva “anomalo” che il soggetto regolatore del mercato, in quanto anche “promotore” del gioco, potesse parlare di gioco nelle scuole, paventando il rischio di “indottrinamento” sui giovani. Come se i Monopoli fossero un ente commerciale, e non un organismo governativo, peraltro squisitamente tecnico. Salvo poi ritrovarsi, nei mesi e negli anni successivi, a leggere di svariate proposte provenienti da Comuni e Regioni, che prevedono la creazione di campagne informative sui rischi del gioco nelle scuole. E lo stesso è avvenuto con l'Osservatorio sul gioco patologico, quando la presenza dei Monopoli era stata criticata sulla base di un “evidente conflitto di interessi” invece che ritenere utile l'esperienza del regolatore in materia per discutere delle politiche di tutela dei giocatori e di prevenzione, come avviene nel resto d'Europa e del mondo, e non solo in Finlandia.
In Italia, tuttavia, la mancanza di fiducia non è soltanto nei confronti delle istituzioni ma si riflette anche a livello più generale. Basti pensare alle leggi e provvedimenti presi nei confronti degli operatori di gioco che evidenziano una sorta di ossessione del controllo, dovuti proprio a un'evidente mancanza di fiducia nell'operatore. Anche se quello stesso soggetto è stato ritenuto meritevole di fiducia per definizione, essendogli stata affidata una concessione di Stato e cioè autorizzandolo a operare in nome e per conto dello Stato. Una situazione che ha portato alla proliferazioni di norme, prassi e sistemi di controllo, finendo con l'ingessare in molti casi il sistema. Si pensi all'impianto di omologazione delle piattaforme videolottery e dei rispettivi giochi, che differisce da tutti gli altri sistemi analoghi attivi nel resto del mondo, proprio per la gestione e il controllo, che in Italia si è voluta centralizzare in tutto e per tutto nelle mani dello Stato, mentre negli altri paesi esistono soluzioni più snelle e ad altro livello di efficienza. Ma questa è l'Italia. E infatti il nostro sistema oggi scricchiola, pur essendo ancora oggi un modello sulla carta.

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