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Gioco, in Spagna è polemica su tasse e ristori a macchia di leopardo

27 gennaio 2021 - 11:38

Desta polemiche la differente politica di alcune Comunità autonome della Spagna in tema di aiuti e ristori per le attività di gioco in lockdown, troppi aiuti o troppo pochi?

Scritto da Fm
Gioco, in Spagna è polemica su tasse e ristori a macchia di leopardo


L'Italia non è la sola. Le conseguenze dei lockdown delle attività di gioco decisi dai vari Governi nazionali per contenere la diffusione del Covid si fanno sentire pesantemente anche in Spagna, dove il tema è oggetto di conflitto in varie Comunità autononome. Soprattutto a proposito degli aiuti - mancati o sproporzionati - al settore, frutto di decisioni "a macchia di leopardo".

Cominciamo dalla Murcia, ad esempio, dove la portavoce regionale del partito Podemos, María Marín, punta il dito contro la "stretta relazione" tra il Governo regionale e il settore dei giochi. Secondo i dati raccolti dalla deputata, gli aiuti del Piano di sostegno alle attività alberghiere hanno avvantaggiato le grandi società di gioco, che hanno ricevuto il maggior aiuto in questo bando. Somme fra i 40mila e i 100mila euro, denuncia Marín, a fronte dei 4mila ricevuti da bar o ristoranti, in media.
La portavoce di Podemos quindi ricorda che nella regione le restrizioni imposte al settore dell'ospitalità dal Governo locale "non sono state applicate alle sale da gioco", così che "quelle meno colpite dalle restrizioni finiscono per essere le più beneficiate degli aiuti pubblici".

Marín ha anche chiesto l'immediata chiusura delle sale scommesse nella regione della Murcia, che "nel bel mezzo della terza ondata sono ancora aperte, mentre il settore alberghiero chiuso per 15 giorni". Il deputato ha sottolineato che in precedenti occasioni, non sono stati interessati dalle restrizioni imposte il 7 novembre, né dall'ordinanza del 15 agosto che "chiudeva pub e cocktail bar", ma permetteva "di continuare a mettere le bevande nei bar di scommesse e nei casinò locali. Inoltre, Marín sottolineato che lo scorso luglio "il Governo ha approvato un decreto "per condonare al gioco 14 milioni di euro di tasse con la scusa del Covid, che si uniscono ai 7 milioni e mezzo che condona già ogni anno". La somma degli aiuti al gioco quindi supera "tutti gli aiuti ricevuti dal settore dell'ospitalità, che conta più di 35.000 lavoratori e rappresenta l'11,2 percento del Pil regionale".
Per tutti questi motivi Podemos annuncia che chiederà al Governo centrale di "controllare fino all'ultimo euro inviato alla Regione Murcia".
 

Di ben altro tenore i problemi riguardanti il gioco della regione di Castilla y León.
Qui sono gli operatori del gioco - di bingo, casinò e sale e apparecchi da gioco - a reclamare contro la decisione dell'Esecutivo regionale di far pagare comunque le tasse anche sulle macchine da intrattenimento che sono restate spente a causa dei lockdown anti-Covid.
Una richiesta che le associazioni imprenditoriali di tutti i sottosettori del gioco considerano ingiustificata.
"È degradante che quella di Castilla y León sia l'unica Amministrazione autonoma dell'intero Stato a non aver previsto alcuna formula fiscale o amministrativa per eliminare il pagamento delle tasse per i giorni in cui gli apparecchi non sono stati utilizzati. Per il resto, sia attraverso la normativa fiscale che quella sul gioco, si sono prese decisioni al riguardo, mentre la giunta regionale si è limitata a produrre rinvii, un provvedimento manifestamente insufficiente", lamentano gli operatori, che hanno intrapreso varie azioni contro l'Amministrazione autonoma per cercare di risolvere questa situazione.
 
L'obiettivo? Di certo non ottenere esenzioni fiscali ma semplicemente di non pagare tasse in assenza di introiti. Non è possibile tassare una macchina 365 giorni all'anno quando è stata paralizzata da mandato amministrativo per 119 giorni nel 2020.
Gli operatori quindi propongono uno sconto del 50 percento sulle tasse del 2021, per compensare i periodi di inattività, misura che sperano di veder contemplata nella prossima Legge sulle misure economiche e di bilancio, in corso di elaborazione.
Una richiesta sostenuta anche dai sindacati rappresentativi di ​​un settore che vanta più di 2.000 posti di lavoro diretti e una tassa sul gioco di circa 70 milioni di euro all'anno.
 

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