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Iagr: 'Gioco, si guardi ai bonus più che alla pubblicità'

19 settembre 2018 - 10:14

Alla Iagr Conference di Copenaghen si parla di bonus nei giochi e di protezione dei consumatori, ma vietarli non risolve il problema Gap.

Scritto da Ac

 

Copenaghen - Altro che pubblicità del gioco: si guardi piuttosto al marketing operato dalle società di gioco attraverso i bonus offerti ai giocatori. È la riflessione proposta dall’Iagr Conference di Copenaghen, attraverso un dibattito con l'industria dedicato proprio ai bonus, moderato da Morten Ronde (International Masters of Gaming Law - Imgl),  fondatore & Managing partner di Nordic Gambling.

“In un mondo in cui le logiche commerciali sono alla base della crescente saturazione della pubblicità del gioco d'azzardo, facendo emergere i rischi legati al gioco d'azzardo e - spesso - l’inadeguatezza delle disposizioni in materia di protezione dei consumatori sono oggetto di dibattito nelle singole giurisdizioni a livello internazionale, è opportuno guardare più a fondo il marketing del gioco e, in particolare, l'uso dei bonus. Guardando il fenomeno dal punto di vista degli operatori - che ritengono i bonus uno strumento chiave di marketing- e da quello del regolatore".

Secondo Michael Bay Jørsel, Ceo della danese Center for Ludomani: “La vera domanda per l'industria è: perché abbiamo ancora a che fare con i bonus?” Ritenendo che siano stati proprio i bonus a giocare un ruolo importante nella diffusione della dipendenza da gioco d'azzardo.
“Oggi - spiega - abbiamo un numero crescente di giovani tra i 18 e i 30 anni che sono in cerca di aiuto con un problema di gioco d'azzardo. Bonus e marketing hanno un impatto diretto su questo fenomeno”.
 
Pieter Remmers, Ceo di Assissa e responsabile di Easg osserva: “Sembra che i sistemi di bonus stiano diventando oggi sempre più complessi. Anche se occorre rilevare come più complesso è un bonus e meno un cliente capisce come utilizzarlo e, quindi, meno probabilità ci sono che venga utilizzato tale incentivo”.
Ma vietare i bonus risolve il problema o, al contrario, rischia di guidare i giocatori verso gli operatori senza licenza?
Secondo Kim Olesen, General Manager di Kindred Group: “Vietare non è mai una soluzione: non può esserlo per la pubblicità e non può esserlo per i bonus. Il proibizionismo è sempre un errore e questo che lo ha insegnato la storia. Lo abbiamo visto ne caso dell’alcol e lo vedremo con il gaming perché l’abolizione non frena i consumi e neppure il mercato, semmai lo modifica rendendolo illegale. E vietare la pubblicità completamente è quasi come vietare l’offerta”.

 

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