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Villaroja (Sega): “L’Italia prenda una decisione chiara rispetto al gioco”

15 gennaio 2015 - 09:37

Londra – Ormai, a parlare di amusement riferendosi all’Italia, viene proprio da ridere. Letteralmente. Ed è proprio quello che accade a Carmen Villaroja, responsabile per l’Europa del colosso Sega, che il nostro paese, e i nostro mercato, li conosce davvero bene.

Scritto da Alessio Crisantemi

Per questo, quando la intervistiamo, in occasione dell’Eag di Londra, oltre a sorridere,spiega: “In Italia la situazione è la solita. E nonostante i grandi sforzi di tutti noi, non è cambiato nulla. L’anno scorso abbiamo ospitato qui a Londra il personale dei Monopoli di Stato che hanno voluto toccare con mano il settore e conoscere meglio come funziona, le sue caratteristiche, osservando da vicino i nostri prodotti. E come noi hanno fatto anche gli altri produttori. E ci siamo anche detti disponibili a qualunque ulteriore approfondimento, anche successivamente. Sembravano esserci tutti i presupposti per una svolta, ma siamo di nuovo a Londra, oggi, e ancora senza una normativa chiara e definitiva”. Impossibile darle torto. Per Sega, del resto, l’Italia continua ad essere croce e delizia: “Quello italiano continua ad essere uno dei migliori mercati in Europa per noi, perché c’è una forte tradizione. Ma oggi diventa sempre più difficile creare giochi adeguati per l’Italia. Nel 2014, per esempio, abbiamo tirato fuori molti prodotti di successo ma alcuni di questi non possono essere offerti in Italia per via dell’assurda norma che impedisce di omologare apparecchi redemption che contengono video”.

 

Ma quali sarebbero le priorità su cui intervenire, secondo Sega? “Quello che occorrerebbe cambiare è l’approccio nei confronti del settore. Sappiamo bene che il regolatore italiano ha l’obiettivo – e forse l’ossessione – del controllo per scongiurare i rischi di alterazione delle macchine, ma quando si tratta di certi giochi, il rischio è pari a zero. E basterebbe fare come in altri paesi, in cui è sufficiente verificare la rispondenza agli standard internazionali dei prodotti e poco più per poterli mettere in esercizio. Qui l’unico progresso compiuto negli ultimi anni è stato l’accorciamento dei tempi di omologa. Siamo passati da mesi a settimane e il miglioramento si è sentito. Ma non è abbastanza, ora serve altro”.

A proposito di altri paesi, quali potrebbero essere esempi di regolamentazione del mercato dell’amusement? “Di sicuro Usa e Regno Unito su tutti. Ma ci sono anche altre realtà che rendono più agevole il mercato, come per esempio il Medio Oriente, dove non c’è questa ossessione del controllo e il settore si sta espandendo con prodotti di qualità e in sicurezza”.

Quali driver sta seguendo l’attuale produzione di Sega e cosa bisogna attendersi per il futuro? “Sicuramente la storia della nostra azienda è incentrata sui videogame e per tale ragione continueremo sempre a sviluppare nuovi giochi. La linea attuale però è quella di rafforzare molto la produzione delle redemption puntando su quel segmento che continua a dare soddisfazioni”.

Ma oltre al futuro, Sega può scorgere anche il proprio passato, visto che in fiera spuntano nei vari stand anche giochi degli anni ’90 di sua produzione, ancora funzionanti e rimessi a nuovo, perché hanno ancora un mercato. Che effetto vi fa rivedere ancora questi giochi in attività? “Per noi è davvero bello vedere che dei nostri giochi sono sopravvissuti nel tempo e riescono ancora oggi ad avere appeal sul pubblico. Sicuramente è una soddisfazione in più per il nostro lavoro, perché vuol dire che l’azienda ha saputo lasciare il segno”.

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