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Al via Enada Primavera 2024, Distante: ‘Incontri e convegni occasione utile di confronto’

12 marzo 2024 - 09:25

Il presidente Sapar Domenico Distante presenta la 36esima edizione di Enada, che si terrà da oggi 12 marzo fino al 14. La kermesse affianca alle novità di prodotto momenti di confronto sul riordino del settore in itinere.

Scritto da Daniele Duso
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A pochi giorni dalla primavera, come da tradizione, ecco sbocciare Enada. La kermesse, attesissima fiera leader per tutti gli operatori del settore gaming nel Sud Europa, spegne quest’anno 36 candeline. L’appuntamento è per i giorni dal 12 al 14 marzo 2024, organizzato da Italian Exhibition Group in collaborazione con Sapar (Associazione nazionale Servizi apparecchi per pubbliche attrazioni ricevitorie). Memori del grande successo dell’edizione 2023 ne abbiamo parlato proprio con Domenico Distante, presidente di Sapar.

Presidente Distante, come sarà questa nuova edizione di Enada, quali sono le novità che possiamo evidenziare quest’anno?

“Sicuramente ci saranno delle novità riguardanti qualche nuovo prodotto in termini di apparecchi. Anche il settore dell’online avrà grande visibilità e posso anticipare che saranno proposte delle interessanti novità legate al riordino del settore. Da non perdere anche l’appuntamento con i convegni che proporranno discussioni e riflessioni su temi d’attualità.”

La scorsa edizione si è chiusa con risultati straordinari, addirittura con un più 25 percento di operatori professionali, rispetto all’anno precedente. Per questa edizione ha già qualche dato a disposizione?

“Non abbiamo ancora dei dati, e per questi ci aggiorneremo alla fine della manifestazione, ma sono sicuro comunque che i dati saranno ancora in crescita anche in questa edizione. Insomma abbiamo delle sensazioni positive anche per questa edizione.”

Quali sono le principali problematiche del settore cui le novità di Enada 2024 cercheranno di dare risposte?

“È un momento in cui ovviamente il riordino del gioco pubblico contenuto nella legge Delega nr.111/2023 è l’argomento che più ci sta a cuore. Non riteniamo che sia stata una buona scelta anticipare il riordino del gioco online rispetto al gioco fisico. In questo senso i convegni ed incontri che si svolgeranno durante la Fiera rappresenteranno un’utile occasione di confronto.”

In contemporanea andrà in scena la sesta edizione del Ras, il Rimini amusement show. Cosa possiamo aspettarci da questa iniziativa dedicata al gioco senza vincita in denaro, che ormai si delinea come qualcosa di più di un semplice “padiglione a parte”?

Abbiamo sempre detto che per noi il puro intrattenimento è un settore fondamentale. Siamo sempre dell’idea che il settore del gioco a mezzo apparecchi debba avere una rappresentanza unitaria. Una scelta che darebbe più forza a tutti (per esempio le Redemptions sono state attaccate per gli stessi motivi delle Awp spesso). Credo che anche quest’anno la partecipazione al Ras sarà soddisfacente perché l’Enada rappresenta una vetrina importante per le aziende del puro intrattenimento, sia per presentare i prodotti sia per chiudere affari.”

Nel salone di quest’anno scopriremo qualche nuova tendenza in ambito di intrattenimento? Oppure c’è qualche filone che si può evidenziare?

“C’è da dire che il puro intrattenimento sconta un gap con l’estero a causa di una regolamentazione, soprattutto sulle omologhe, a volte troppo farraginosa che determina difficoltà di importazione di prodotti dall’estero. Credo che il futuro presenterà una concentrazione del puro intrattenimento soprattutto nelle sale. La riforma che è stata partorita nel 2021 sul comma 7 ha infatti portato ad una maggiore professionalizzazione del settore (penso ad esempio all’abolizione dell’obbligo del gioco alternativo che portava molti operatori ad avere qualche apparecchio solo per obbligo di legge di fatto) o al fatto che, tra tanti punti che abbiamo criticato, comunque sono stati introdotti limiti meno stringenti per il contingentamento degli apparecchi. Tutte misure che conducono verso gli operatori specializzati tenuto conto anche del fatto che ci sono apparecchi come i flipper o i calciobalilla che potranno continuare a sopravvivere solo nelle sale se si eccettuano attività stagionali come gli stabilimenti balneari.”

Negli ultimi anni hanno preso sempre più piede gli esports, che le scorse edizioni di Enada hanno ben messo in risalto. A Rimini saranno presentate della novità anche per questo settore?

“Sicuramente ci saranno novità anche se il settore presenta dei problemi di coordinamento regolatorio in quanto, secondo l’attuale normativa, parliamo di apparecchi che sono comma 7 a tutti gli effetti. Abbiamo apprezzato la soluzione ‘ponte’ adottata dall’Amministrazione consentendone di fatto l’installazione temporanea nelle attività di spettacolo viaggiante, ma bisognerà arrivare a delle regole definitive per evitare sovrapposizioni di mercati diversi.”

Il settore del videogame competitivo, in Italia, sembra sempre lì sul punto di decollare. Lei si è fatto un’idea di cosa manca davvero per convincere pubblico, investitori e magari anche chi deve pensare a regolamentare il settore?

“Il problema fondamentale degli esports è che lambiscono, e anzi a parere dell’amministrazione, rientrano, nella normativa del Tulps. So che a tal proposito sono stati depositati dei progetti di legge finalizzati o a far rientrare la disciplina di questi giochi sotto l’egida del Coni o comunque a regolamentare tali attività come sportive a tutti gli effetti. In questo modo il settore sarebbe svincolato anche dalla problematica dei montepremi e delle vincite in denaro. Ritengo che si debba trovare un equilibrio tra le esigenze di controllo e lo sviluppo del mercato. In questo senso anche il ricorso allo strumento giudiziario appare poco adeguato in assenza di regole certe.”

Nell’ultimo periodo il Governo ha avviato l’atteso riordino del settore gioco, anche se per il momento limitandosi a quello online. Lei che rappresenta questo mondo da diverso tempo che idea si è fatto sui contenuti di questa riforma?

“Dobbiamo sempre ricordare che grazie al lavoro quotidiano, soprattutto le piccole  e medie imprese del settore continuano ad essere il maggior contribuente del settore del gioco pubblico (nel 2022 con 5,4 miliardi). Riteniamo gli attuali requisiti di accesso per il bando dell’online, come i 7 milioni di euro, siano davvero troppo penalizzanti. Si tratta di misure che, anche in base a quanto scritto nella relazione tecnica al decreto attuativo, porteranno al dimezzamento dei concessionari attualmente presenti sul mercato. Mi chiedo a tal proposito se davvero in questo modo si vuole contrastare il gioco illegale o non si rischi al contrario di spingere l’utenza verso l’offerta illegale. Lo stesso limite dei 100 euro per le ricariche in contanti ci appare eccessivamente penalizzante tenuto conto che gli utenti sono già tracciati al momento dell’apertura dei conti di gioco e che viviamo una fase in cui il limite generale per l’utilizzo del contante è pari a 5.000 euro. Non dobbiamo poi dimenticare un altro grave problema che attanaglia il settore e che è quello dei rapporti con le banche che impediscono l’accesso al credito alle piccole e medie imprese. L’approvazione dell’emendamento Damiani al Ddl Asset ha rappresentato un segnale che dovrebbe portare alla fine delle pratiche di ‘derisking’ ingiustificato e alla chiusura immotivata dei conti correnti ma i problemi sul terreno su questo fronte restano ancora molti. Tornando al Riordino, riteniamo che bisognerà verificarne i contenuti. Ad esempio abbiamo sempre detto che le distanze minime dai luoghi sensibili non risolvono il problema delle dipendenze ed anzi lo incentivano perché spingono i giocatori verso luoghi isolati e siamo confortati in questo da autorevoli istituti di ricerca  come l’Eurispes. Per ciò che concerne gli altri contenuti della delega è fondamentale la tutela degli esercizi generalisti, vera prima linea di contrasto all’illegalità e tutela del giocatore. Non siamo inoltre d’accordo con la certificazione su ogni singolo apparecchio e non sull’esemplare di modello. I punti su cui si può e si deve lavorare sono insomma tanti al fine di tutelare un settore che dà lavoro a circa 150.000 famiglie.”

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