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Ige 2025, gioco & compliance fiscale: il punto di Cardia, Sbordoni e Scardovi

10 aprile 2025 - 16:36

Obblighi degli operatori, esenzione dall'Iva, derisking ingiustificato: ecco i temi della tavola rotonda di Ige 2025 'Gaming & compliance fiscale: tassazione, Iva e normative antiriciclaggio' con Cardia, Sbordoni e Scardovi.

Scritto da Fm
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Roma - Quali sono gli obblighi per gli operatori di gioco?

È la domanda attorno a cui ruota la tavola rotonda "Gaming & compliance fiscale: tassazione, Iva e normative antiriciclaggio", tenutasi il 10 aprile a Roma nell'ambito dell'Italian Gaming Expo & Conference, con la moderazione di Samuele Fraternali, direttore Digital content & online gaming observatory del Politecnico di Milano.

L'avvocato Geronimo Cardia , founder dello Studio Cardia, mette al centro del proprio intervento i numerosi adempimenti che la normativa impone, “dei quali spesso non c'è piena consapevolezza. Ricordo spesso che il marchio di legalità nasce da riserva statale di legge, gli operatori raccolgono gioco perché lo Stato decide di svolgerla avvalendosi di soggetti privati selezionati con una gara pubblica e quindi dotati di determinate caratteristiche. In molte concessioni, ad esempio in quella per gli apparecchi, è ben declinata la responsabilità delle figure della filiera: ci sono numerosissime attività che non troviamo in altri settori delicati come il gioco. Se parliamo di conformità aziendale, ricordiamo in primis che la qualifica data dalla giurisprudenza a chi opera nel gioco è quella di incaricato di pubblico servizio, come un carabiniere ma senza le stellette, con importanti conseguenze sul piano giuridico, visto che si maneggiano risorse statali. I concessionari quindi sono agenti contabili. Sono previsti adempimenti molto onerosi che vedono il concessionario e la filiera tutti responsabili, e insieme ad Adm, rispondono alla Corte dei conti del proprio operato. La normativa antiriciclaggio chiede a tutti gli operatori del sistema Paese di essere responsabili nel contrasto ad esso, come lo chiede alle banche; di conseguenza ci sono norme italiane ed europee che impegnano il concessionario a coordinare tutta la filiera, a porre in essere attività di mappatura e rilevazione delle operazioni svolte, e con gli strumenti di verifica messi a disposizione dalla Banca d'Italia può segnalare le operazioni sospette”.

Per Francesco Scardovi, revisore e consulente fiscale nel settore del gaming, è necessaria una modifica sostanziale anche nell’interesse erariale, in questa fase di riordino del settore, “non solo perché lo dice la delega fiscale ma imparando degli errori fatti, nell'interesse delle aziende e dei giocatori.
Si rileva un insostenibile pressione fiscale sugli operatori e i giocatori che ha portato (unitamente alle limitazioni di orari e distanze) ad un progressivo calo della raccolta sul gioco fisico, pari a circa il 30 percento dopo le riaperture post Covid (migrando la domanda verso online e gioco illegale) che resta comunque al primo posto delle entrate erariali.
Anche in vista delle regole tecniche per i nuovi apparecchi AwpR occorre che il regolatore valuti: di prevedere una tassazione sul margine (al pari di giochi online e scommesse); l’innalzamento della quota del pay out sia per Awp che Vlt: almeno al 70 percento per le Awp (oggi al 65 percento) e al 90 percento  per le Vlt (oggi circa all’84,5 percento considerando anche la tassa sulla fortuna); la riduzione del Preu  proporzionale all’aumento del pay-out; un sistema di incentivazione per gli operatori (concessionari) che investiranno nei nuovi apparecchi (sotto forma di credito di imposta). Dobbiamo riequilibrare il prelievo, riportare il giocatore a intrattenersi, altrimenti tutti perderanno, l'Erario, le aziende e i giocatori”.

L'avvocato Stefano Sbordoni, founder Sbordoni&Partners, riprende il tema delle concessioni e gli elementi essenziali su cui ragionare per disegnare le nuove. “Innanzitutto la stabilità delle condizioni nel periodo concessorio, come chiesto anche dalla Corte di giustizia europea: ci sono una serie di motivazioni per le quali una concessione deve essere ri-contrattata, se si verificano certi casi e se vengono modificate alcune condizioni. Variare la fiscalità può dare al concessonario il diritto di ritrattare? Per me sì, perché non è solo un elemento fiscale esterno, ma è un elemento portante di tutti gli effetti che il regime concessorio provoca sul gioco o non vuole provocare, a cominciare dalla ludopatia. Parlando di compliance, cioè la conformità alle regole, non è un concetto astratto: le regole vanno rispettate e basta.”

Sbordoni quindi prosegue: “Se guardiamo al bando online ci sono requisiti che prevedono l'esclusione automatica e non automatica, che permette di accedere al soccorso istruttorio. La loro origine è quello che dovremmo discutere. Furono informate al principio dell'estrema rigidità che portò alla famosa sanzione dei 98 miliardi ai concessionari di rete che non le avevano attivate in tempo utile, anche se era impossibile. La rete degli apparecchi è una sentinella, ha tutti i benefici che si vogliono ottenere dal controllo del gioco, se la smantelli porti il gioco verso canali non controllati e dai la sponda verso la canalizzazione a circuiti che non possiamo conoscere”.

Ed ecco le parole di Cardia. “In questo settore c'è un'alta concentrazione di cose inspiegabili, o forse spiegabili. Il payout al 65 percento è allucinante, lo stesso prodotto online paga il 99 percento, è bene che lo sappia chi distribuisce questo tipo di gioco: per quale motivo un giocatore dovrebbe continuare a giocare al fisico, e perché lo Stato continua a consentire questo? Non è un caso che ora il gettito erariale non sia più tenuto a galla dagli apparecchi, perché la spesa dei giocatori si è spostata online. Altro fatto penalizzante sono i limiti orari applicati agli apparecchi. E non dimentichiamo il mancato rinnovo degli apparecchi, e che dal 2015 al 2025, mentre la spesa totale dei giocatori è aumentata di 2 miliardi quella per le macchine è precipitata”.

L'avvocato quindi si concentra sul tema dei rimedi stragiudiziali e giudiziali contro le banche che chiudono i conti correnti degli operatori del gioco: “Le banche non aprono conti per ragioni etiche, commerciali, vogliono essere pagate di più, oppure solo per il fatto che fai parte di un comparto a rischio te li tolgono, attuando un derisking ingiustificato. L'Eba - l'Autorità bancaria europea - ha tirato le orecchie a tutte le banche del Continente su questo tema, perché favorisce il riciclaggio: si può presentare la contestazione alla Banca d'Italia, alla Consob, all'arbitro bancario e anche all'autorità garante.Aiutiamo gli operatori, presentiamo il problema, alzando il tiro molte volte si ravvedono", e chiosa: "In Parlamento gira un emendamento a un disegno di legge che propone l'introduzione dell'obbligo dell'apertura del conto corrente, ma la norma antiriciclaggio prevede che l'operatore bancario possa e debba rifiutarsi di farlo quando ha il sospetto che si possano svolgere operazioni illecite, così come ha il divieto assoluto di spiegare il perché alla persona che ha davanti. Quindi un emendamento come quello di cui si parla sarebbe in contrasto con tale norma, che è unionale. Come uscirne? Se non vengono fatte le dovute verifiche l'operatore può aprire un contenzioso, è l'istituto bancario obbligato a prendere atto delle cose che diciamo”.

Sull'esenzione dall'Iva per tutte le attività necessarie e indispensabili per eseguire la raccolta dei giochi, Scardovi precisa: “Sul comparto fisico ci abbiamo messo 20 anni ma ora c'è una sorta di normalità, dopo centinaia di ricorsi e accertamenti per un'equivoca interpretazione della n. circolare 21/2005 in merito alla corretta applicazione dell'esenzione Iva alla raccolta delle giocate con gli apparecchi. La Cassazione nel 2021 ha riacceso gli animi con la sentenza che ha sancito la non esenzione per le operazioni poste in essere tra gestore ed esercente, ma tale pronuncia riguardava ancora il primo decennio di convenzioni. Dal 2014 il rapporto è ampiamente regolato. Sul fronte online il discorso più complicato, non c'è una circolare, ma la chiediamo a gran voce perché non vogliamo altri 10 anni di contenziosi”.

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