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Minutillo (Iss): 'Dga, necessaria comunicazione scientifica corretta'

06 marzo 2025 - 12:35

La ricercatrice del Centro nazionale dipendenze dell'Istituto superiore di sanità al convegno sul gioco responsabile sottolinea distinzione fra giocatore problematico e patologico.

Scritto da Cc
Adele Minutillo, ricercatrice del Centro nazionale dipendenze dell'Istituto superiore di sanità

Adele Minutillo, ricercatrice del Centro nazionale dipendenze dell'Istituto superiore di sanità

Roma - "La ludopatia esiste solo in Italia, a livello internazionale si parla di giocatore problematico, non di giocatore patologico" e "i giocatori problematici, in Italia, sono circa il 3 percento di coloro che giocano".

Così, portando chiarezza scientifica su cosa siano realmente la ludopatia e il disturbo da gioco d'azzardo, Adele Minutillo, ricercatrice del Centro nazionale dipendente dell'Istituto superiore di sanità, intervenendo al convegno "Comunicare il gioco responsabile: gli obblighi degli operatori nel gioco legale", organizzato oggi, 6 marzo, a Roma. 

"Per noi è molto importante la distinzione tra giocatore patologico e giocatore problematico. Il giocatore patologico è una persona che ha consapevolezza della propria difficoltà nel comportamento di gioco, e che accede ad un servizio garantito dal Servizio sanitario nazionale. Il giocatore problematico invece è una persona che è un passo prima, non ha ancora consapevolezza del suo comportamento. Se viene distolto dal gioco può dare segni di irrequietezza fino a rasentare l'aggressività, non riesce a fermarsi e arriva a giocare anche nove, dieci ore consecutivamente in un'attività che diventa così importante da distogliere l'attenzione da studio, lavoro e relazioni", sottolinea Minutillo, e spiega che "gli studi hanno individuato tipologie di giocatore problematico anche in base alla tipologia di gioco scelto."

La ricercatrice puntualizza: "Chi lavora nelle sale, ma penso sia lo stesso anche per il gioco online, è il primo punto di contatto per i giocatori, anche con quelli che mostrano dei problemi. Ciò non significa che ci sia una delega di responsabilità, ma sono i primi che intercettano i comportamenti problematici".

Parlando quindi del lavoro del Centro, Minutillo evidenzia che "a partire dal 2016 ha svolto una serie di studi epidemiologici per avere una contezza del problema sul territorio italiano sia tra gli adulti che tra i giovani", illustrando che in particolare "un ragazzo che ha 14 anni e manifesta difficoltà con il gioco va comunque monitorato, perché un ragazzo in questa fascia di età non ha una chiara consapevolezza dei rischi e subisce una serie di cambiamenti della sfera emotiva che lo pongono a rischio di comportamenti non più ricreativi ma che possono essere problematici."

E aggiunge: "Abbiamo sviluppato anche tutta un'area di formazione per gli operatori. Abbiamo avviato anche tutta una serie di attività per dare informazioni scientificamente corrette."

Spiega che la ludopatia è una sofferenza attorno al gioco, in generale, e che "la ricerca scientifica afferma che c'è una profonda differenza tra il gioco e il gioco d'azzardo. Sapere questo significa anche essere più consapevole dei rischi dietro a queste attività."

Quindi, facendo riferimento a uno studio dell'Istituto superiore di sanità del 2018, Minutillo ricorda che "la percentuale di giocatori italiani adulti è del 36 percento, la percentuale dei giocatori problematici è il 3 percento, circa un milione e cinquecentomila persone. Tra i minori quindi nella fascia compresa tra 14 e 17 anni la percentuale di giocatori era attorno al 29 percento e anche in questo caso la percentuale di giovani giocatori d'azzardo problematici era attorno al 3 percento. Le fasce di rischio intermedio parlavano di un 5-6 percento di giocatori a rischio di sviluppare un comportamento problematico".

Infine la ricercatrice conclude: "Un confronto sul disturbo da gioco d'azzardo prendendo in considerazione i modelli degli Stati confinanti fa capire che l’Italia è un Paese dove si gioca di meno ma dove c’è il più alto tasso di giocatori problematici. Quindi siamo tutti dentro a questo fenomeno, stiamo facendo molto ma in maniera forse non efficace. Sono d’accordo con Alessio Crisantemi sul fatto che bisogna insistere con una comunicazione corretta dal punto di vista scientifico.

 

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