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Neri (Anci): “Ai Comuni serve maggiore chiarezza per contrastare il Gap”

27 settembre 2022 - 17:47

La rappresentante di Anci interviene al webinar delle Fipe spiegando come la frammentazione normativa in tema di gioco renda la vita difficile anche agli enti locali.

Scritto da Daniele Duso
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“Nel contrasto al Gap i Comuni chiedono di avere una chiarezza maggiore, possibilmente partendo dall’accordo del 2017, al quale non è stato mai dato seguito”. Così Simona Neri, rappresentante Anci nell’Osservatorio nazionale contrasto al gioco d’azzardo, e sindaco di Laterina Pergine Valdarno nel suo intervento al webinar “La tutela dei consumatori nei giochi pubblici. Gli esercenti tra regolazione e responsabilità”, realizzato dalla Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, oggi, martedì 27 settembre.

Intervenendo su “La visione degli enti locali”, Neri ricorda che “il tema del gioco d’azzardo patologico non è certamente un tema che possiamo gestire da soli, per questo gli enti locali si sono, negli ultimi anni, associati per fare fronte comune. I comuni hanno cercato di gestire in modo omogeneo il tema del contrasto al gioco d’azzardo patologico, organizzandosi in un tavolo regionale dal 2016 del quale sono stata la coordinatrice. Il problema fondamentale è la separazione delle competenze e delle deleghe, che ha portato ad una sovrapposizione di leggi, regolamenti, ordinanze, a maggior ragione da quando il Gap è entrato a far parte dei Lea, e anche le Regioni si sono sentite legittimate a dare una regolamentazione al settore per rivolgersi agli utenti finali e contrastare una problematica sanitaria molto importante”.

“Ogni regione”, continua Neri, “ha ormai una propria legge di contrasto al Gap, le misure si sono tutte appiattite sulla disposizione del distanziometro e la distribuzione territoriale. I Comuni, prima sentinella del territorio, sentono il peso della problematica sociale”. Spiega, la sindaca di Laterina Pergine Valdarno, che “ciò va a influire anche sugli uffici del Suap, che gestiscono le attività produttive, e sugli agenti di polizia municipale”.

“Tema fondamentale”, continua Simona Neri, “è avere una voce in capitolo rispetto alla distribuzione territoriale dei punti gioco, perché c’è un legame stretto tra il numero dei luoghi di gioco e gli utenti che poi si rivolgono ai Sert”.

Ricorda quindi i due grandi strumenti presenti in Toscana, un regolamento comunale condiviso e la facoltà, per la Regione, di gestire le risorse che vengono dal piano di contrasto al gioco illegale (50 milioni di euro che vengono distribuiti dalla Finanziaria a tutte le regioni, e sono 3 milioni per la Toscana) gestiti da Federsanità.

“Una delle misure che abbiamo messo in atto”, aggiunge, “è stata quella della formazione di personale del Suap e vigili urbani, per consentire loro di destreggiarsi tra il groviglio di leggi esistenti. E abbiamo messo in piedi anche una unità di pratica dove si riassumono tutti i provvedimenti intrapresi dai singoli comuni (regolamenti, ordinanze…) per la gestione degli esercizi di gioco”.

Tutto perché la frammentazione legislativa esistente “rende impossibile un lavoro che sia omogeneo e misurabile, per capire se quello che facciamo sia o meno efficace”.

“L’ultimo Governo, ricorda Simona Neri, “ha fatto piovere dall’alto questa proposta di legge di riordino, ma noi chiediamo di poter partecipare alla discussione sin dall’inizio”, contestando in particolare il tema dell’invarianza di gettito, impossibile da mantenere, secondo la posizione dell’Anci.

E chiude auspicando, anche a livello regionale, un’apertura al dialogo che comprenda tutti i soggetti, perché “è fondamentale che tutti trovino posto ad un tavolo di confronto”, anche all’interno dell’Osservatorio regionale, dal quale attualmente gli operatori del gioco sono esclusi. “Attualmente non ci sono”, spiega “ma anche perché l’osservatorio regionale non è stato ancora riconvocato, dato che l’ufficio ha lavorato su altri fronti”. E chiosa sottolineando che “gli attori che noi consideriamo dall’altra parte del tavolo in realtà hanno già iniziato a fare la propria parte. Sono assolutamente d’accordo sul lavorare in un clima di collaborazione”.

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