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D'Alesio: 'L'ippica sia svincolata dalle scommesse'

31 ottobre 2016 - 15:14

Il presidente di Coordinamento ippodromi, Attilio D'Alesio, risponde alle proposte della Lega Ippica italiana sul legame fra filiera e scommesse.

Scritto da Redazione

"Questo è il loro legittimo punto di vista. Ne prendiamo atto ma ci corre l'obbligo di dire che con questa idea non siamo assolutamente d'accordo. Infatti proprio in virtù di questo assurdo ed antico vincolo l'ippica e precipitata in questa gravissima crisi". Questo il commento di Attilio D'Alesio, presidente di Coordinamento ippodromi alla richiesta della Lega ippica italiana di mantenere la filiera strettamente vincolata alle scommesse.

 

"Vent'anni fa, quando fu adottato il decreto legge n 169 /98 da loro citato più volte, in Italia si scommetteva solo sui cavalli, poi c'erano il Totocalcio ed il Lotto, ed in quegli anni lo Stato decise di aprire a tutti i giochi: scommesse sportive, slot-machines, bingo, giochi virtuali, gratta e vinci, giochi virtuali, e contestualmente tolse anche all'Unire la gestione diretta delle scommesse, passandola ai Monopoli di Stato. E contestualmente fu consentito alle stesse Agenzie ippiche, che all'epoca erano poco più di trecento, di raccogliere al loro interno tutti i giochi e le nuove scommesse, in cambio dei minimi garantiti (poi finiti come sappiamo). I risultati erano ovvi e scontati: le scommesse ippiche sono precipitate e le altre scommesse e giochi sono volati", sottolinea D'Alesio.


"Nonostante questa evidente e scontata crisi, ancora oggi qualcuno pensa di poter rilanciare l'ippica con le scommesse sui cavalli o magari trasformando gli ippodromi in 'casinò' pieni di slot-machine e di sale bingo. Ma questa non è la via della salvezza e lo hanno detto recentemente Fabio Schiavolin di Snai e lo stesso Maurizio Ughi, che di giochi e di scommesse se ne intendono molto più di tutti noi. L'ippica va completamente 'ripensata' come ha detto il presidente della commissione Agricoltura Luca Sani e va ripensata svincolata dalle scommesse ippiche e gli ippodromi devono tornare ad essere dei grandi teatri (altro che casinò) dove il pubblico possa andare ad assistere alla più antica e bellissima competizione sportiva: la corsa dei cavalli che venne disputata addirittura nella prima Olimpiade. Ma noi ippici, Lega compresa, non riusciamo a svincolarsi da questo antico legame e continuiamo a credere che con la riforma delle scommesse (che pure va fatta e con urgenza) o con il palinsesto complementare o con il margine sulla quota fissa, si possa tornare a volare, magari raccogliendo 4 o 5 miliardi all'anno. Ma è solo un sogno. L'ippica va ripensata come un grande sport", afferma il presidente di Coordinamento ippodromi.

"Lo Stato con la prossima legge di Stabilità, come ormai avviene proprio dal 1998, destinerà al Coni ed agli Sport nazionali circa 400 milioni (fino al 1998 le entrate del Coni erano vincolate al Totocalcio ), e nessuno penserebbe di vincolare gli altri sport alle scommesse o si permetterebbe di pensare che lo sport è assistito. Eppure si scommette su tutti gli sport ma non sentiremo mai nessun giocatore di calcio o presidente di una società sportiva o un allenatore o un ciclista o un pallavolista parlare di scommesse, ovviamente, loro si devono preoccupare del loro sport. Noi ippici dovremmo fare uguale e cioè preoccuparci del nostro 'prodotto', di fare belle corse, di riempire gli ippodromi di pubblico, di far appassionare nuovi i proprietari, ormai in estinzione ed anche gli allevatori, i professionisti e far nascere e crescere bene tanti cavalli. Preoccuparsi della regolarità delle corse, della giustizia, del divertimento, del pubblico e delle famiglie che vengano a passare stupendi pomeriggi e serate negli ippodromi. Questo dovrebbe essere l'obiettivo di tutti noi, ma purtroppo non riusciamo a tagliare quel vecchio e nocivo cordone del 'vincolo' con le scommesse ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ci auguriamo che nei decreti attuativi che il Governo che dovrà fare per la riforma del settore, rifletta su questi punti e 'ripensi' ad un ippica/sport e che nel bando europeo con il quale dovrà essere individuato l'organismo cui affidare la governance dell'ippica si tenga conto di questo punto: l'ippica non è un gioco, l'ippica è uno sport. E con le scommesse non vogliamo alcun vincolo. Questa ovviamente è una opinione, che mi auguro sia condivisa dagli ippici e dal Governo", conclude Attilio D'Alesio.
 

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