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Ddl ippicoltura, le audizioni degli allevatori: 'Iva al 5,5% come in Francia'

11 luglio 2023 - 16:56

I rappresentanti di Anact, Anac e Ang concordi sulla necessità di rilanciare il settore anche bloccando la concorrenza 'sleale' dei cugini d'oltralpe.

Scritto da Daniele Duso
Foto Silje Midtgard (Unplash)

Foto Silje Midtgard (Unplash)

Una voce quasi unanime quella degli allevatori ippici in audizione oggi, 11 luglio, alla commissione Agricoltura della Camera nell’ambito dell’esame della proposta di legge Gadda recante “Disposizioni per la disciplina dell'ippicoltura”.

Primo a intervenire è stato Roberto Toniatti, presidente dell'Anact, l'Associazione nazionale allevatori cavallo trottatore, che sottolinea come "finalmente si dà importanza a un settore che è stato per troppo tempo dimenticato, accantonato anche per colpa nostra, perché noi ippici siamo un mondo completamente scollegato, dove il trotto vada a se stesso, gli galoppo vada a se stesso. Praticamente il mondo che rappresenta le 450.000 unità di cavalli, con decine di migliaia di addetti al settore, è sempre stato una non voce, praticamente sempre inascoltato e magari anche penalizzato da alcune leggi, soprattutto a livello fiscale".

Una richiesta, quella di una riduzione dell'imposizione fiscale, ben motivata da Toniatti che spiega come "noi siamo in maniera limpida una parte dell'attività agricola, anzi siamo per eccellenza l'allevamento agricolo, per il semplice motivo che l'allevamento del cavallo non è un allevamento come quelli di molti altri specie animali, che sono allevamenti intensivi, nei quali il terreno a scopi secondari. L'allevamento del cavallo ha la necessità della disponibilità del terreno come bene primario e lo utilizza in maniera nobile, dalla tutela del tappeto erboso alla necessità di piantumare alberi ad alto fusto per dare l'ombreggiamento agli animali, creando così anche le condizioni per il benessere animale. Non secondario il nostro lavoro ha delle ricadute importanti anche a livello ambientale e climatico, perché il nostro è un allevamento biologico che si svolge in condizioni ottime dal punto di vista climatico, con ricadute positive anche a livello paesaggistico, è di carattere socio economico. Noi allevatori di cavalli infatti siamo tra i pochi allevatori che non godono della meccanizzazione, perché l'allevamento del cavallo non è meccanizzabile, non ci sono robot che possono mungere o che possono gestire automaticamente l'alimentazione, tutto viene basato sul rapporto uomo cavallo".

"Venendo quindi ad esprimere un parere sulla proposta di legge Toniatti aggiunge che "l'Europa stessa ha preso una posizione ben chiara e ci ha considerato come attività agevolabile, da lì i nostri cugini francesi hanno già adottato a partire da quest'anno l'Iva agevolata 5,5 percento, e sono aspetti questi da considerare in quanto viene a crearsi anche una concorrenza sleale, dato che i succitati cugini (che in realtà sono acerrimi nemici dal punto di vista sportivo) si sottraggono così importanti fette di mercato. Giudico la proposta di legge una cosa meravigliosa, il nostro parere è assolutamente positivo, noi abbiamo delle difficoltà anche di sostentamento economico e questa legge ci permetterebbe anche di accedere al Psr (Programma di sviluppo rurale, Ndr), che attualmente, anche se è una cosa grottesca, non comprende l'allevamento degli equini. La legge ci darà forse anche la possibilità di essere introdotti negli ecoschemi per la pac ( 5 impegni, finanziati con il 25 percento delle risorse della nuova Pac, che hanno come obiettivo quello di rendere l'agricoltura più sostenibile, Ndr), altra cosa dalla quale siamo attualmente esclusi, e forse ci darà un po' di entusiasmo e forza per continuare, considerato che il made in Italy per quanto riguarda l'allevamento dei cavalli da trotto si sta facendo onore in Europa e nel mondo, ma non so quanto dureremo".

Concetti in gran parte ribaditi anche da Stefano Luciani presidente dell'Anac associazione nazionale allevatori cavalli purosangue e videpresidente della Ang, l'Associazione nazionale galoppo. "La proposta di legge", commenta Luciani, "contiene spunti veramente interessanti, soprattutto per degli scenari futuri che possono investire non tanto nell'attività delle epicoltura ma, e questo è il nostro personale auspicio, soprattutto dal punto di vista del trattamento fiscale dell'intero comparto del settore ippico. Il principale collegamento tra il Masaf e il ministero dell'Agricoltura è costituito proprio dall'allevamento, che noi consideriamo un prodotto di eccellenza dell'Agricoltura, per i meriti sportivi che riesce a conseguire anche a livello internazionale e per la grande passione che è dietro dietro al grande lavoro di allevamento. I cavalli da corsa sono sempre stati visti con un occhio di sospetto da parte della collettività, ma dietro le scommesse si nasconde quella che è la vera bellezza che si cela dietro l’allevamento del cavallo. Tornando alla proposta di legge la riteniamo molto interessante perché all'attività di ippicoltura applica le disposizioni fiscali e  evidenziali previste per il settore agricolo. Allevare un cavallo costa parecchio, se potessimo beneficiare non soltanto come allevamento ma come intera filiera ippica di un trattamento fiscale come quello francese, le assicuro che il risultato sarebbe in termini di importanza veramente enorme. Non vogliamo che si crei una disparità anche a livello europeo del nostro lavoro, perché in termini di competitività è chiaro che acquistare un cavallo in Francia pagando solo il 5,5 percento di Iva anziché pagare il 22 percento, come è attualmente attualmente in Italia, è talmente palese in termini di convenienza che incentiverebbe ancora di più investimenti oltralpe piuttosto che in Italia. Il nostro compito però è quello di sviluppare l'allevamento italiano che è un fiore all'occhiello dell'Agricoltura. Addestramento pensioni allenamenti, per tutti questi è l'Iva potrebbe essere ulteriormente abbattuta. In conclusione aggiungo che a nostro parere ci deve essere sempre una maggiore integrazione tra agricoltura e ippica, e il trait d'union è proprio l'allevamento del cavallo". Chiudendo sottolinea un argomento portato all'attenzione della commissione anche da toniati, ossia il fatto che ma come allevamento di cavallo non abbiamo la possibilità di utilizzare l'inseminazione artificiale, quindi la spedizione del seme, inseminazione e esclusivamente naturale per via di regole ferree internazionale, altro settore dove si dovrebbe intervenire con l'abbattimento dell'Iva, attualmente è al 10 percento si potrebbe portarla anche qui al 5,5 percento".

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