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Ippica, Stefàno: 'La politica rimonti in sella'

12 agosto 2017 - 09:46

Per il senatore Dario Stefàno (Misto - Movimento la Puglia in Più), per ridare slancio all'ippica servono interventi concreti e immediati, pena la sua scomparsa.

Scritto da Sara Michelucci
Ippica, Stefàno: 'La politica rimonti in sella'

Se non vogliamo rinunciare definitivamente a una tradizione equestre, che in molti ci invidiano, e a un patrimonio importante di storia, di cultura, di identità del nostro Paese dobbiamo fare in fretta”. Diretto il senatore Dario Stefàno (Misto - Movimento la Puglia in Più), intervistato sulla riforma del settore ippico.

Al di là delle seppur legittime richieste di tempi certi sull'attuazione dei decreti ministeriali al Collegato Agricolo, c'è da definire una road map per un riordino complessivo in materia. Non possiamo, per esempio, immaginare di risollevare il settore con la sola attività emendativa nelle leggi di bilancio o con interventi tampone. Occorre invece una riforma tout court, un provvedimento ad hoc, calibrato sulle problematiche reali che emergono da più parti. Serve una riforma in grado di risolvere le criticità che vanno dalla gestione finanziaria e contabile, con una soluzione che definisca meglio il rapporto tra corse sportive e mondo delle scommesse, alla dimensione organizzativa, con il ruolo centrale degli ippodromi e un'attività attenta di monitoraggio delle corse, fino alla valorizzazione e alla promozione della filiera e della cultura ippica. Perdonate la metafora ma è il caso di dire che la politica deve rimontare in sella, evidenziando parallelamente anche la necessità di unificare una miriade di sigle e interlocutori che fino a qui non ha reso agevole il tracciato”.

Quanto conta la riforma delle scommesse e quanto l'elemento sportivo?

C'è prima e, su tutto, certamente l'accezione sportiva. Ma l'ippica, come sappiamo, è un ambito molto articolato che non possiamo pensare di ingabbiare nella semplice definizione di sport. Ha a che fare con il mondo agricolo, zootecnico e con il tessuto sociale ed economico del Paese. È qualcosa che va ben oltre lo sport. Non si può negare che il settore abbia subìto le ricadute negative delle varie novità, normative e non, sulla governance delle corse e nel sistema delle scommesse. Per esempio, l'introduzione di giochi nuovi con coefficienti di vincita più vantaggiosi all'interno di una rete di raccolta inizialmente appannaggio dell'ippica ha fatto perdere appeal alle corse dei cavalli ed ha contribuito, insieme ai tagli alle risorse pubbliche e a una fiscalità di fatto punitiva, all'avvio di un percorso di declino economico e, di conseguenza, anche mediatico. Oggi è più conveniente per i giocatori scommettere su giochi a estrazione casuale o altri tipi di giochi e per lo Stato investire su questi ultimi, sacrificando un settore importante che - ribadisco - non è fatto solo di corse e cavalli ma anche di uomini, aziende dell'indotto e filiere produttive”.

Gli ippodromi, a suo avviso, che ruolo hanno in tutto questo e come vanno riformati?

Beh, è naturale che nell'ottica di una riforma a tutto tondo dell'ippica, gli ippodromi abbiano un ruolo primario perché costituiscono il teatro di quello che è lo spettacolo ippico. In Italia tantissimi, anche tra i più celebri in passato, hanno cessato la loro attività in conseguenza al progressivo regresso del settore. Occorre fare un ragionamento profondo su come riqualificare i luoghi e gli spazi dell'ippica, su come rimodulare l'offerta d'intrattenimento per tornare a richiamare il grande pubblico”.

La soluzione “privatistica” per l'ippica la convince?

Diciamoci la verità, in Italia raramente abbiamo dimostrato di portare a termine con successo processi di privatizzazione. Battute a parte, anche se ai più può sembrare una soluzione immediata ed efficace per risollevare un settore che ha bisogno di iniezioni massicce di risorse, a me non convince del tutto. Si correrebbe il rischio di dover intervenire, in seguito, per contrastare le eventuali interferenze di grandi gruppi o delle lobby del gioco. Per questo è auspicabile prevedere un organismo pubblico, una sorta di 'agenzia' che si occupi di monitoraggio e che effettui un controllo stringente delle attività”.

Quali sono le sue considerazioni riguardo il tanto discusso tema delle classificazione degli ippodromi?

La classificazione degli ippodromi resta un tema fondamentale nell'attuale dibattito che auspico possa essere riportato al centro del confronto tra ministero e soggetti interessati. Da questo punto di vista, è apprezzabile lo slittamento dell'operatività del nuovo sistema di classificazione al gennaio del 2018 in modo da avere il tempo di valutare ancora più approfonditamente qual è l'impatto del nuovo sistema sull'attuale dimensionamento del settore per correggere eventualmente la rotta su alcuni parametri che non sono totalmente condivisi dagli operatori”.

In Italia pensa che gli ippodromi siano in un numero eccessivo rispetto alla reale domanda?
Non credo, quantità e distribuzione nel Paese direi che sono nella norma. Però se molti, alcuni dei quali anche molto frequentati in passato, sono stati costretti a cessare la propria attività in conseguenza della perdita di attrattività, occorre aprire una riflessione sulla funzione, sulla prospettiva, sulle potenzialità all'interno del territorio in cui insistono”.
Per quanto riguarda la convenzione con le società di corse, invece, cosa auspica?
Una interlocuzione più costante tra governo e società che possa portare a una convenzione nuova, ampiamente condivisa e in linea con le richieste degli operatori”.
È d'accordo sull'introduzione di altri giochi negli ippodromi per richiamare pubblico o serve fare altro?
Se riportare il grande pubblico negli ippodromi rientra tra i desiderata non possiamo pensare di centrare l'obiettivo trasformandoli in enormi sale gioco, con tutto ciò che ne consegue. È necessario invece investire sulla creazione di un nuovo spettacolo ippico, su un'esperienza diversa offerta allo spettatore. Le corse devono rimanere l'elemento core e, accanto ad esse, bisogna agganciare eventi collaterali quali mostre, per esempio, o addirittura eventi di promozione delle produzioni locali che siano in grado di raccontare la filiera e la tradizione che accompagna le corse”.
Il tema del corretto svolgimento delle corse, del doping e della lotta alle infiltrazioni criminali che peso ha?
Là dove la governance pubblica è indebolita da annose disattenzioni e i controlli non si sono sempre dimostrati impeccabili, per utilizzare un eufemismo, è facile purtroppo che prendano piede gestioni spesso poco limpide. Del resto, lo dimostrano le indagini delle procure avviate in passato. Quest'aura particolare contribuisce a creare un immaginario collettivo negativo: il risultato è un progressivo disinteresse degli scommettitori e un allontanamento del pubblico. Un processo che non può non stimolare una profonda riflessione su quali debbano essere strumenti e modalità di supervisione e monitoraggio e su quale debba essere l'organismo di sorveglianza e controllo posto a garanzia delle corse e dell'intero sistema”.

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