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La 'strage' degli ex cavalli da corsa tra macellazione legale e clandestina: la soluzione è il piano pensionistico

25 luglio 2023 - 12:52

L'associazione Horse Angels chiede di stanziare 2 milioni di euro dai finanziamenti per l'ippica italiana per salvar e riqualificare ex cavalli da corsa scartati dalle scuderie.

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“Ricordando che 2 milioni e 650mila euro sono stati stabiliti a bilancio 2022 per gli animali della fauna selvatica sequestrati.  La manovra del 2021 destinava agli stessi 3 milioni di euro. Allora non è vero che i soldi non ci sono per la tutela di animali diversi dai pets, non c'è la volontà di tutelare i cavalli da corsa, che è diverso. Rinnoviamo dunque la proposta anche quest'anno: togliere 2 milioni di euro dal fondo per gli ippodromi e devolverlo al fondo pensionistico per cavalli da corsa a fine carriera”. 
La proposta arriva da Roberta Ravello, fondatrice di Horse Angels,  l’associazione che si occupa di patrocinare la tutela normativa e giuridica di cavalli, umani e ambiente nelle loro reciproche interazioni con un’ottica di ‘una sola salute’.

I dati che emergono sono agghiaccianti e, su questi, non sembra essere forte il grido di dolore degli animalisti: “Il numero di equini macellati in Italia nel 2022 è di 25.788, di cui 22.639 identificati come cavalli, ma non è dato saperne l'orientamento produttivo, se cioè fossero cavalli da corsa o provenienti dall'equitazione o da un allevamento specifico per le carni - analizzano da Horse Angels - quando un cavallo destinato alle corse nasce, le sue possibilità di  successo sono scarse. Si stima che solo 300 su 1.000 puledri prodotti inizieranno mai una gara. Ciò significa che molti puledri saranno subito identificati come inutili e avviati alla macellazione. Dei cavalli che corrono, uno studio australiano ha rilevato che circa il 40% non ha guadagnato alcun denaro e solo il 13% ha guadagnato abbastanza soldi per coprire i costi. Queste cifre non includevano il prezzo di acquisto iniziale. Il dottor Paul O'Callahan, Chief Veterinary Steward del Victorian Racing Club, afferma che meno del 2% dei cavalli da corsa si guadagna effettivamente da vivere”.

Possedere un cavallo da corsa è promosso come un modo semplice per accumulare fama e fortuna, ma pochissimi vincono soldi, figuriamoci restituire i costi di addestramento e/o il prezzo di acquisto attraverso il sistema delle corse italiane, dove la vincita è minima rispetto ad altri giochi a scommessa.

Ma cosa succede agli ex cavalli da corsa? “Mentre l'industria delle corse sostiene che molti ex cavalli da corsa vengono inviati in allevamenti per la riproduzione - spiega Ravello - il numero di cavalli coinvolti nell'allevamento è in costante calo da molti anni per via della crisi perdurante dell'ippica, delle scommesse, del pubblico di appassionati, dei montepremi bassi, dei ritardi dei pagamenti delle rispettanze ippiche, che dipendono dal sistema di pagamento centralizzato del Ministero dell'Agricoltura che amministra sia le corse, sia i finanziamenti agli ippodromi, sia i pagamenti delle spettanze ippiche derivanti dal sistema di corse”.

Inoltre, l'attività come riproduttori è anch'essa a termine quando le cavalle terminano la loro capacità di essere fecondate, e gli stalloni diventano progressivamente sempre più sterili. Il web è pieno di storie di fattrici e stalloni andati al macello a fine carriera riproduttiva, e la stessa Horse Angels ha documentato più casi di "cavalli e cavalle in razza" finiti tristemente al macello al termine della carriera allevatoriale. 

“In un'azienda in cui realizzare un profitto è estremamente difficile - proseguono - sembra fondamentale per gli imprenditori ippici scartare un cavallo il prima possibile dopo aver deciso che non è più redditizio. Per facilitare questo, molti allenatori hanno accordi con appaltatori di trasporti e mattatoi che raccolgono cavalli su richiesta delle scuderie. I cavalli vengono spesso prelevati in orari discreti per risparmiare la vista e il senso di colpa di questa triste realtà.”

Da non trascurare il problema della macellazione clandestina confermata da molte testimonianze raccolte dall’associazione. “Dato il basso valore di mercato degli ex cavalli da corsa, gli alti costi di cura e il livello di esperienza richiesto per gestirli, è probabile che se questo gran numero di cavalli non entrasse nei mattatoi, sarebbero soggetti a condizioni in cui il loro benessere sarebbe motivo di preoccupazione, asseriscono i proprietari ippici che mandano i loro cavalli al macello - prosegue l’analisi Horse Angels - questa preoccupazione sull'inevitabilità della macellazione, visto l'alto spreco di cavalli, emerge anche da una risoluzione della Commissione Europea del 2019 che, anche a garanzia di maggior competitività economica della filiera, invita i cittadini europei a superare il tabù di fine vita dei cavalli mediante macellazione. La risoluzione poi, pur di agevolare la macellazione equina, punta il dito contro l'eutanasia, rilevando che il prezzo dei farmaci per uso veterinario, il costo dello smaltimento delle carcasse e quello dell’eutanasia (dove consentita), possono rappresentare un ostacolo in sé alla conclusione del ciclo di vita degli equidi, determinando un prolungamento delle sofferenze. Invita quindi gli Stati membri a condurre indagini sulle denunce di pratiche disumane nel corso dell’eutanasia e di violazioni del benessere nell’uso improprio dei farmaci per eutanasie condotte al risparmio. In questo modo, si invita esplicitamente gli europei a sbarazzarsi dei cavalli valutati inutili convertendoli in carne dopo un “periodo di attesa” che dovrebbe basarsi sulla "ricerca scientifica". Ad oggi comunque, lo status di cavallo non macellabile non è ancora riconvertibile in soggetto idoneo alla macellazione”.
 

Quali soluzioni? Secondo Horse Angels andrebbe previsto un piano pensionistico che l’industria delle corse non ha mai avuto: “Non avere un sistema di pensioni si traduce nell'invio di migliaia di cavalli da corsa a macellerie e mattatoi dove vengono uccisi per la carne a consumo umano e dei pets. Eppure, tutti i cavalli da corsa meritano di vivere la propria vita attraverso adeguati programmi di reinserimento, riabilitazione e riqualificazione. Ogni proposta di riqualificazione dei cavalli da corsa italiani sostenuta attraverso programmi finanziati dal Masaf che è stata presentata all'industria delle corse sino ad oggi, è stata respinta, senza nemmeno prima avviare uno studio di fattibilità e sostenibilità che evidenziasse i numeri attuali dei cavalli da corsa in esubero e la domanda potenziale nel settore dei cavalli da sella, diporto e compagnia. Lo studio di sostenibilità avrebbe potuto essere la premessa per la costituzione di un fondo per la tutela dei cavalli da corsa”.

I soldi, sempre secondo l’associazione, ci sono: “Sono 47 i milioni che il Masaf ha investito nel 2022 solo per il finanziamento degli ippodromi. A questi vanno aggiunti i soldi investiti per l'antidoping, per la TV dedicata alle corse, per l'amministrazione del sistema corse intero, che gravano sul bilancio statale per innumerevoli milioni di euro. Il vero spreco  non è quello dei cavalli ma quello delle risorse pubbliche per l'ippica, quando basterebbe rimodularle per creare un fondo di 2 milioni di euro l'anno per la tutela dei cavalli da corsa, almeno i non macellabili, per garantire loro un futuro decoroso e sconfiggere il fenomeno delle corse clandestine su strada e della macellazione abusiva”. Da qui la proposta di riservare 2 milioni per evitare che migliaia di equidi venga macellato legalmente o, ancora peggio, abusivamente. 

 


 

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