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Tassa scommesse ippiche, avvocato Largajolli: 'Norma illegittima'

21 novembre 2020 - 10:23

L'avvocato Largajolli commenta l'ordinanza del Tar Lazio che ha respinto il ricorso dalle rappresentanze degli ippodromi per la sospensione della tassa dello 0,5% sulla raccolta delle scommesse ippiche.

Scritto da Fm
Tassa scommesse ippiche, avvocato  Largajolli: 'Norma illegittima'

"Aspettiamo l'udienza di merito, nella speranza che venga fissata prima possibile e che venga ribaltato tutto. Ma l'effetto immediato del provvedimento comunque resta in carico agli ippodromi per il 2021".

È l'avvocato Vittorio Largajolli, dello studio professionale Lp Roma Boutique Legale, a commentare a GiocoNews.it l'ordinanza con cui il Tar Lazio ha respinto l'istanza cautelare avanzata dalle rappresentanze di alcuni dei maggiori ippodromi italiani per la sospensione del prelievo aggiuntivo dello 0,5 percento sulla raccolta delle scommesse ippiche per alimentare il fondo Salvasport previsto dal decreto Rilancio.

"Prendiamo atto che il danno economico per gli ippodromi non merita il cautelare, in quanto non determina un pregiudizio irrevocabile ed è un danno risarcibile, ma è bene ricordare che la sovvenzione annuale per le società di corse viene calcolata anche sulla base delle scommesse. Quindi, se calano le scommesse calano anche gli introiti per gli ippodromi, cagionando un ulteriore danno ad un settore che è già in gravi difficoltà. Un danno indiretto che è molto più difficile da calcolare a livello risacitorio", rimarca Largajolli. "Non condividiamo la seconda parte della misura, quando il Tar dice che nel contemperamento degli interessi delle parti in causa devono prevalere quelli dello sport dilettantistico, a cui i fondi introitati con la tassa dello 0,5 percento vengono destinati. Questo vuol dire privilegiare un comparto affossandone un altro, che ha almeno la stessa dignità e dà lavoro a migliaia di persone. E stato detto che nella norma del Dl Rilancio si parla di scommesse sportive ma poi i giudici non sono entrati nel merito".
 
Per poi spostare l'attenzione su un'altra questione importante emersa nell'ambito di questo ricorso al Tar. "Come ippodromi, ci aspettavamo una presa di posizione a difesa del comparto da parte di chi ne ha la competenza, vale a dire del ministero delle Politiche agricole, che non si è costituito in giudizio, dopo aver inizialmente manifestato la sua opposizione all'applicazione del prelievo aggiuntivo anche sulle scommesse ippiche (chiedendo ad Adm di escuderle ed un chiarimento in proposito al ministro dello sport, Ndr).
Inoltre, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli si è addirittura costituita contro ed ha attaccato il Mipaaf, in modo strumentale (citando peraltro un articolo di GiocoNews sul mancato utilizzo da parte del ministero, nel 2019, di circa 55 milioni di euro di risorse finanziarie messe a disposizione per contrastare la crisi dell'ippica, Ndr), sostenendo che non sia in grado di spendere soldi e facendo intuire che con uno 0,5 percento di prelievo in più non cambia nulla.
L'ippica non c'entra nulla con lo sport, il cavallo non è un atleta olimpico, e in nessuna parte del mondo l'ippica va alle Olimpiadi", ricorda ancora l'avvocato, menzionando la riforma ippica presentata dal sottosegretario Giuseppe L'Abbate, che prevede appunto il - contestato - passaggio dell'organizzazione delle corse sotto l'ala di un Organismo unico in seno al ministero dello Sport  mentre al ministero delle Politiche agricole rimarrebbero le competenze specifiche per la valorizzazione e lo sviluppo dell’attività zootecnica con funzioni di indirizzo politico e di programmazione e controllo.

A questo punto, quindi, resta da capire "perché" il ministero non si sia costituito in giudizio.
 
 

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