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As.Tro: 'Gioco, Regione Piemonte non crei lavoratori di serie B'

11 ottobre 2017 - 11:27

L'associazione As.Tro rivolge un appello all'assessorato al Lavoro della Regione Piemonte in riferimento all'entrata in vigore della legge sul gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo

"I lavoratori appartengono ad una categoria umana e sociale per cui il solo pensiero di poter distinguere l’oggetto della produzione a cui sono addetti come motivo di selezione per la difesa del loro posto dovrebbe considerarsi ripugnante o, comunque, improprio per chiunque rivesta incarichi o ruoli di natura istituzionale. Ben fa, pertanto, l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte Giovanna Pentenero a mettere in campo tutte le energie e le iniziative di cui l’Istituzione dispone affinché i 140-150 lavoratori della Comital possano sfuggire alla sorte del licenziamento; come ben fanno tutti i sindacati confederati, che in tale realtà industriale sono impegnati, a spronare ed orientare l’intervento istituzionale". Lo segnala in una nota l'associazione As.Tro che tuttavia sottolinea: "di fronte ad una legge regionale che decreta l’espulsione di tutte le apparecchiature autorizzate al gioco lecito dal 99 percento del territorio urbano e che, pertanto, impone l’espulsione di tutti gli addetti al settore della distribuzione – manutenzione – raccolta di detti congegni (leciti e forieri di 300 milioni l’anno di proventi erariali maturati in Regione), come va giudicato il silenzio dell’Assessorato regionale e delle antiche sigle sindacali?".

Secondo As.Tro "sicuramente si apprezza in termini di assoluta contumacia e indifferenza, se non proprio nei termini di quella selezione di genere che la cultura contemporanea tende (o forse tenderebbe a questo punto) a ripudiare. Nel Paese capita spesso di essere al cospetto di aziende che – nonostante garantiscano un grande bacino occupazionale– debbano, poi, essere messe in discussione per gli effetti indesiderati che producono sul territorio. Mai, però, si è assistito ad un divieto regionale di prosecuzione di esistenza per attività autorizzate prima dallo Stato e, poi, dai singoli Comuni. Del gioco legale e del rapporto tra questo e il bilancio pubblico si continui ad avere l’idea che si vuole e così sia anche per gli industriali del gioco. Prendersela, però, con chi non può difendersi, ovvero con i lavoratori, credendo di infierire contro i padroni dell’azzardo azzerandone il business e concedendo loro la causa di licenziamento più inoppugnabile del mondo (il factum principis) è evidentemente un approccio sbagliato".

Comunque sia, conclude l'associazione, "migliaia di piemontesi che lavorano per le imprese di gioco insediate in Regione (peraltro tutte censite al pubblico registro dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e, quindi, agevolmente conoscibili) e che dal 20 novembre p.v. resteranno senza stipendio, attendono di sapere cosa hanno di meno rispetto agli operai 'del domopack' e per quale motivo il non apprezzamento per l’oggetto del loro lavoro debba trasformarsi (caso unico in Italia) in discriminazione di genere”.

 

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