Gioacchini: 'Danni a sport dilettantistico da divieto di sponsorizzazioni da gioco'
Il vicepresidente di As.Tro, Paolo Gioacchini, commenta le disposizioni su divieto di pubblicità e sponsorizzazioni contenute nel decreto Dignità.
“L’iter del 'decreto dignità' ha scatenato un fortissimo dibattito che, in virtù del fatto che prevede uno stop alla pubblicità e alle sponsorizzazioni, ha coinvolto anche il settore del gioco.Come raramente è accaduto in passato, l’attenzione mediatica sul provvedimento ha fatto emergere posizioni a favore del gioco legale anche di soggetti 'esterni' al settore e che non possono che trovare il sostegno da parte di chi certe tesi (effetti del proibizionismo) le sostiene da sempre ma che vengono screditate per essere frutto di interessi di parte”.
Lo sottolinea Paolo Gioacchini, vicepresidente di As.Tro, commentando il decreto del Governo che contiene diverse misure sul settore del gioco.
“Tante e, ovviamente non tutte uniformi, le considerazioni fatte. Alcune giuste, altre decisamente discutibili in quanto frutto di quella rinomata superficialità e approssimazione che contraddistingue quasi tutti i provvedimenti sul mondo del gioco e che troppo spesso paghiamo sulla nostra pelle.
Alla luce del recentissimo inserimento nel decreto di un articolo che dispone ulteriori, scellerati e insostenibili aumenti di tassazione sugli apparecchi, il dibattito è destinato ad aumentare ulteriormente”. E aggiunge: “Il divieto di sponsorizzazioni, seppur in maniera indiretta, causerà molti 'danni sociali' soprattutto a scapito delle così dette fasce deboli, in particolare i giovani”.
Dal punto di vista sociale, il ruolo svolto da queste società attraverso lo sport e i valori che esso si porta dietro, è fondamentale e non può essere messo in discussione da nessuno, anzi, con il venir meno degli oratori, delle piazze e dei tanti centri di aggregazione giovanile (quelli veri), le società sportive 'di quartiere' o di piccolissimi paesi, rimangono l’unico punto di riferimento, oltre la propria famiglia (quando c’è), per la crescita psicofisica di milioni di minorenni.
Non a caso il valore di una nazione si misura anche con i risultati sportivi dei propri atleti (non solo il calcio). Sono sicuro che molte di queste società che fino ad oggi si reggevano su contributi di società riconducibili al gioco saranno costrette a chiudere o, come minimo, a ridimensionarsi lasciando letteralmente 'in mezzo alla strada' (con i rischi che ne conseguono) tanti giovani e giovanissimi".
Secondo il vicepresidente "chi ha scritto e sostenuto il decreto, e in più di un’occasione ha ribadito quali sono le finalità (ovvero la tutela delle fasce deboli), avrà tenuto conto anche di questo effetto? Il dubbio è legittimo. Non è una certezza perché il decreto contiene anche disposizioni a favore delle società sportive dilettantistiche ma che difficilmente riusciranno a risolvere i problemi causati dai divieti di cui sopra.