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Torino, in vigore ordinanza gioco, operatori: 'Mazzata su occupazione'

10 ottobre 2016 - 08:38

Gli operatori del gioco, da Sapar ad As.Tro, puntano il dito sui tagli al personale causati dai nuovi orari del gioco di Torino, in vigore dal 10 ottobre.

Scritto da Fm

 


"Da oggi, una sala da gioco media che prima aveva quattro-cinque dipendenti potrà dare lavoro solo a una persona, una e mezza". E' il commento di Davide Maria Valenzano, rappresentante dell'associazione Sapar, a sintetizzare le preoccupazioni degli operatori del settore nel giorno dell'entrata in vigore dell'ordinanza del Comune di Torino, che limita gli orari di funzionamento degli apparecchi nelle fasce orarie comprese fra le 14 e le 18 e le 20 e le 24

 

"Siamo sconcertati da questa ordinanza, perché l'assessore al Commercio Alberto Sacco dopo aver ascoltato tutte le parti in causa nell'incontro del 14 settembre sembrava ben disposto a capire anche i nostri problemi e le nostre richieste. Avevamo chiesto limitazioni orarie più soft per gli esercenti che frequentano un corso di formazione sul Gap da noi prooposto e approvato dal dipartimento di Sanità, e la Giunta si era detta possibilista in tal senso, poi dopo tre giorni è uscita l'ordinanza", dice ancora Valenzano.

 

BABELE DI ORARI - "Hanno preferito varare questo provvedimento distruttivo per il nostro comparto, che ci obbligherà a lasciare a casa molte persone. L'assurdità poi è che le amministrazioni del Piemonte (ormai sono 95 quelle dotate di ordinanza no slot in attuazione della legge regionale sul Gap, Ndr) non si sono messe d'accordo stabilendo gli stessi orari per tutti, quindi se non si gioca in un comune lo si può fare in quello limitrofo. Per questo motivo, ad esempio, il sindaco di Vercelli è tornato indietro sugli orari, proprio perché la gente andava a giocare nel paese accanto. Ci auguriamo che la giunta si renda conto di aver fatto uno sbaglio e di trovare insieme una regolamentazione oraria più consona a salvaguardare i livelli occupazionali. Intanto ci organizzeremo, intenteremo ricorsi e faremo tutto quello che possiamo per risolvere la situazione", conclude il rappresentante di Sapar.
 
FALSO MORALISMO - Dello stesso tenore le dichiarazioni di Mario Negro, presidente onorario di As.tro. "Purtroppo un po' ovunque gli enti locali non tengono in considerazione le esigenze del settore, continuano a procedere imperterriti, ogni comune diventa una repubblica a sé e cerca di regolamentare la materia senza avere le competenze per farlo. Putroppo da parte della politica c'è un atteggiamento contrario verso il gioco, non fa comodo a nessun politico schierarsi dalla parte del buon senso. Poi quando ci parli faccia a faccia, facendo presente che il gioco legale tutela il gioco sano, l'occupazione e procura allo Stato entrate importanti allora sembrano propensi a tenere i considerazione le richieste degli operatori. Ma poi, alla fine, prende il sopravvento un falso moralismo, la convenienza di schierarsi contro".
 
LA PAROLA ALLA CONFERENZA UNIFICATA - "La parola a questo punto sta alla Conferenza unificata Stato Regioni ed enti locali. Ci auguriamo che ci dia chiarezze, ma è un anno che le decisioni continuano a slittare: si parla del 20 ottobre, ma il con referendum in vista non so se il Governo avrà la voglia e la convenienza di toccare certi temi. La situazione è scoraggiante. Continuano gli incontri con i rapppresentanti dei Comuni, si continuano a presentare le problematiche del settore ma non cambia nulla. Staremo a vedere la risposta dell'assessore Sacco alla proposta A.stro di esentare dall'ordinanza i locali che aderiscono al progetto 'Un gioco buono per il territorio', non ci illudiamo più di tanto. Al momento abbiamo appurato che ovunque non c'è la volonta politica di fare  retromarcia; se non interviene lo Stato in modo serio e se si lascia normare agli 8mila comuni italiani l'argomento gioco diventa impossibile trovare una soluzione. Diventa impossibile anche solo contattarli tutti, dovremmo schierare un esercito", conclude Negro.
 

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