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As.Tro: “Se bar guadagna molto con slot, servizio gioco diventa strumentale a somministrazione”

13 maggio 2014 - 13:28

“Il principio è stato coniato per un ricevitore del lotto, ma la sua applicabilità alle slot è oltremodo agevole per l’Amministrazione Finanziaria. Un antidoto, o per meglio dire un freno, a quella peculiare prassi commerciale che, talvolta, vede il punto vendita come elemento forte delle dinamiche concorrenziali, fino a consentirgli di ottenere un guadagno dalle slot pari/superiore a quello che incamera con la somministrazione, è stato individuato dalla Suprema Corte di Cassazione in materia tributaria, con l’ordinanza n. 8625/2014”.

Scritto da Redazione

È quanto evidenzia l’avvocato Michele Franzoso del Centro Studi As.tro. “La statuizione, a dire la verità, non propone nessun stravolgimento interpretativo rispetto a quanto già stabilito in sue plurime sentenze in materia di individuazione del volume di affari ai fini Iva (nn. 235/1999, 9762/2003 e 22234/2009), ma soprattutto in tema di ‘riduzione percentuale dell’ammontare detraibile Iva’ (laddove sanciva che al proposito si devono computare anche gli atti che siano legati al fine dell’impresa “da un nesso di carattere funzionale, non meramente occasionale’, n. 912/2006)”, aggiunge.

 

"Se solo si abbandona il linguaggio del tecnicismo tributario e si utilizza il ‘vulgaris’ la sua dirompenza diventa invece evidente. Tutti i bar in cui sono installate new slot, infatti, si manifestano come attività economiche ‘non esenti Iva’ in cui il servizio di gioco è ‘conteggiato’ come momento accessorio della somministrazione, e quindi tutta l’Iva derivante dall’acquisto di beni e servizi (dal caffè alla ristrutturazione della toilette), è interamente scaricata. La Cassazione ci ricorda, invece, che se esiste una creazione di cespite che deriva da una ulteriore attività sistematicamente esercitata, questa cessa di essere ‘accessoria’, per diventare ‘strumentale’, e quindi influisce sul regime Iva (nel caso delle new slot, la loro esenzione Iva imporrebbe quindi l’attivazione del ‘pro-rata’ con conseguente diminuzione dell’ammontare Iva detraibile). Nel caso di bar che dovesse guadagnare molto di più – e sistematicamente – dal gioco rispetto alla somministrazione, l’ulteriore conseguenza diventerebbe poi oltremodo evidente.

In disparte restando, quindi, le alchimie tributarie e contabili che deriveranno da tale ‘monito’ della Cassazione, il principio di fondo su cui As.Tro è sempre stata allineata è quello di tutelare la diversificazione merceologica tra le differenti tipologie di locali abilitati a installare apparecchi da gioco lecito, rispettando le aspettative di guadagno per chi investe nell’azienda. Se la slot nel ‘bar’ è l’icona di As.Tro, i bar eternamente alla ricerca di un nuovo gestore che offra di più, ovvero gli esercizi con otto apparecchi da gioco che, di fatto, impattano come sale giochi e trasformano surrettiziamente un’attività di somministrazione in un anomalo luogo dedicato, costituiscono l’icona di una “devianza” che sino ad ora è stata troppo sottovalutata dal sistema, e che almeno da oggi, susciterà una risposta di carattere tributario", conclude.

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