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Ballarò dà i numeri sul gioco: il ministro Lorenzin, "Stato non guadagna ma rimette"

26 novembre 2014 - 10:01

Un giro d'affari di 90 miliardi di euro - di cui 45 provenienti dalle sole slot - con entrate per lo Stato di appena 13,7 miliardi e un volume illegale che si aggira attorno ai 10 miliardi di euro. E' il quadro dipinto dal programma televisivo Rai 'Ballarò', nella puntata andata in scena nella serata di ieri, alla presenza, tra gli altri, del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e del giornalista Carlo Freccero.

Scritto da Alessio Crisantemi

I quali, peraltro, pur essendo in totale contrapposizione, per tutta la puntata, su qualunque tema, si trovano invece perfettamente d'accordo su una tesi, che viene proposta dal ministro: "In realtà lo Stato da questo business guadagna proprio zero. E abbiamo invece calcolato quanto ci costa - e nella Legge di Stabilità abbiamo stanziato una cifra importante che sicuramente non copre completamente ma è già un qualcosa - stimando un costo sociale di circa 6 miliardi".

 

Lorenzin spiega inoltre che "ci sono una serie di proposte su questo tema una delle quali considero molto interessante e che prevede la destinazione delle entrate provenienti dai giochi alle prestazioni sociali e sanitarie".
 
Non solo. Il Ministro aggiunge che nella Stabilità viene previsto un aumento della tassazione sui giochi nella logica di "disincentivare l'uso", applicando un principio analogo a quello previsto per i tabacchi. "Come siamo stati duri nei confronti del tabacco, dobbiamo esserlo nei confronti del gioco d'azzarzo", spiega. "Uno Stato ha la facoltà di intervenire, secondo quanto espresso dall'Oms, attraverso l'inasprimento della tassazione per disincentivare i consumi ed è quello che stiamo facendo, andando tra l'altro anche a recepire la direttiva europea dello scorso dicembre".
Freccero avanza una riflessione più generale e spiega: "Sono stato quindici anni fa ad Atlantic City ed ero meravigliato perché vedevo in giro soltanto casinò e compro oro. Oggi mi ritrovo lo stesso scenario in Italia. Direi che abbiamo fatto un grande progresso in questi ultmi anni". E aggiunge: "Non possiamo andare avanti così, questo modello sociale è da cambiare completamente".

 

I RISCHI DELL'ONLINE - A spostare l'attenzione sulle altre modalità di gioco è però lo stesso Ministro, che pone sul tavolo anche il tema del gioco online. "E' opportuno parlare anche di un altro argomento che noi stiamo affrontando da un punto di vista sanitario: oggi siamo bombardati dalla pubblicità del gioco online. Credo che questo sia un aspetto molto importante, perchè questa forma di gioco è pericolosa perché fuori da ogni controllo: sei solo nella tua dimensione, sei isolato ed è un aspetto sollevato in Commissione Affari sociali della Camera e ci aspettiamo una sensibilità comune". E anche qui c'è una proposta da parte di Ferrero, che aggiunge: "Per esempio si potrebbe evitare di dare le concessioni a quelle televisioni che offrono soltanto giochi online".

 

LA BUFALA SULLE SLOT MACHINE - Il dibattito in studio viene preceduto da uno speciale video in cui vengono ascoltate le testimonianze drammatiche di alcuni ex giocatori. Tra queste, suscita particolare curiosità quella di un giocatore di slot "beneinformato" il quale spiega una sorta di truffa che sarebbe realizzata da gestori di giochi ed apparecchi a danno dei consumatori. Con l'operatore che sarebbe solito intervenire sulle possibilità di vincita, diminunedo le percentuali quando si rende conto che la macchina deve pagare o ha già pagato "troppo". Una tesi, in realtà, del tutto insostenibile, perché dimentica, e forse ignora, che ogni slot machine legale che si trova nei pubblici esercizi italiani, per essere messa in esercizio, deve subire un processo di certificazione da parte di enti terzi che è la conseguenza di una omologazione che rende impossibili l'alterazione da parte degli operatori di ogni parametro di gioco. Almeno, questo è quello che avviene nel gioco lecito. Mentre ben diverso è quello che può accadere se invece delle new slot, cioè le slot dello Stato, si vuole parlare dei cosiddetti 'videopoker', ovvero gli apparecchi da gioco del tutto illegali e in genere gestiti dalla criminalità, che ancora esistono sul territorio, ma che rappresentano l'antitesi del gioco pubblico e una concorrenza illecita per gli operatori e per lo Stato stesso. E allora sarebbe opportuno, anzi doverso, distinguere.

 

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