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Doxa: 'Il giocatore Vlt e la scelta del gioco'

21 agosto 2017 - 08:45

Cosa preferisce un giocatore di videolottery e, soprattutto, quali sono gli elementi che lo guidano nelle sue scelte? A studiare il fenomeno è l'Istituto di ricerche Doxa.  

Scritto da Sonia Biondi, Market & Consumer Understanding Business Unit Manager Doxa
Doxa: 'Il giocatore Vlt e la scelta del gioco'

 

Il giocatore di Vlt è un giocatore estremamente abitudinario, legato scaramanticamente a quelle che sono le sue esperienze accumulate ed a determinati giochi che nel suo immaginario gli sono maggiormente propizi. Nel sedimentare questa articolata relazione con “i suoi giochi” sembrano concorrere diversi motivi - spesso legati a fattori inconsci ed irrazionali - a cui il giocatore è restio a rinunciare. Nonostante venga riconosciuto alle Vlt il grande pregio di aver portato il multigame nelle sale, in realtà il giocatore mostra un atteggiamento altamente “conservativo” nelle sue dinamiche di gaming chiudendosi spesso aprioristicamente le opportunità offerte da altri giochi. Per quanto egli faccia riferimento all’appeal grafico/cromatico ed alle varie tematiche proposte come fattore determinante nella scelta del proprio gioco, in realtà le leve motivazionali sono radicate altrove.

Ogni giocatore - indipendentemente dal segmento di appartenenza - costruisce una sorta di “database emotivo-esperienziale” che funziona da bussola di riferimento nell’esplorazione dei nuovi giochi e ne condiziona spesso l’orientamento. Le componenti che connotano questa “bussola emozionale” sembrano sedimentarsi attorno ad alcune caratteristiche ben precise: l’esperienza di gioco passata: è rappresentata da un mix di familiarità (sia nella decodifica grafica che in quella delle meccaniche di gioco), appagamento nella giocabilità (il rapporto tra la durata ed il coinvolgimento emotivo che il gioco riesce a sviluppare) e vincite cumulate; la presunta convinzione dei meccanismi di pagamento: ogni giocatore quantifica nell’espressione “Il gioco paga” (che in alcune aree del centro-Sud si può trasformare talvolta in “la macchina paga”). Il giocatore sembra chiaramente preferire quelle macchine che, pur dando vincite minori ne elargiscono con più frequenza, consento un “thrill” più continuativo; l’aspetto scaramantico: la frequentazione di un certo gioco vive anche di “momenti ed accadimenti” estremamente personali, senza dubbio di carattere positivo, che non sempre sono collegati alla copiosità della vincita, come ad esempio, il ricordo di una combinazione.
Poco appeal sembra invece essere esercitato dai vari Jackpot presenti in sala, così come quelli legati allo specifico gioco. Quello che sembra penalizzare queste vincite extra, è la bassa frequenza con cui vengono vinte e che quindi li relega, nell’immaginario di un giocatore, a dei “lontani miraggi spesso irraggiungibili” per la maggior parte di essi.
Il Jackpot di sala e quello nazionale sono quelli vissuti come più lontani e spesso non vengono neanche osservati all’ingresso in sala se non in modo sfuggevole e fugace, mentre il jackpot legato al gioco specifico è un “benefit” aggiuntivo che aggiunge ulteriore appeal alla frequentazione di un gioco ma non sembra rappresentare un driver di scelta per nessun giocatore.
Infine non sembra risultare determinante, ai fini della scelta del gioco, tutte le variabili legate al cabinet ed alla seduta che verranno affrontate nel dettaglio più avanti.
La maggior parte dei giocatori sembra preferire i cabinet di nuova generazione: ampi, con le pulsantiere ben visibili ed i monitor più grandi e leggermente inclinati che sembrano favorire una maggior experience sensoriale a patto che vi siano però i loro giochi di riferimento. Meno attenzione sembrano prestare alla seduta che in alcuni casi non è utilizzata o che comunque contribuisce marginalmente alla esperienza di gioco.
 

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