Gioco: i limiti orari, le nuove tecnologie e il 'peso' di Adm
Con tre sentenze il Tar Lombardia accende i riflettori sulla necessità per gli Enti locali di consultare Adm prima di introdurre norme restrittive del gioco.
“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.
Si potrebbero prendere in prestito le parole dell'articolo 192 del Codice di procedura penale per raccontare quanto sta succedendo nelle aule del Tar Lombardia, dove in questi ultimi giorni si sono moltiplicate le sentenze a favore dell'eliminazione dei limiti orari alle attività di gioco.
Arrivate, appunto, a quota tre in due settimane, e riguardanti tutti comuni in provincia di Bergamo.
Dopo le ordinanze sindacali di Arcene, e Castel Rozzone, i giudici del tribunale amministrativo lombardo, sempre della sezione staccata di Brescia, hanno bocciato anche quella emanata a Spirano nel 2020.
E in tutti e tre i casi, le risposte dei giudici sono piuttosto nette. Dopo aver evidenziato che i Comuni possono adottare una disciplina restrittiva dell’attività di gioco per prevenire fenomeni di dipendenza patologica, però sottolineano che “la discrezionalità nella riduzione degli orari di gioco è necessariamente limitata, in quanto incide su un servizio legittimamente offerto al pubblico sulla base di una concessione dell’Agenzia dogane e monopoli, integrata per le sale giochi dall’autorizzazione comunale ex art. 86 del Tulps, e per i giochi con apparecchi Awp e Vlt dall’autorizzazione della Questura ex art. 110 comma 6 del Tulps”.
Appare perciò “evidente che la regolazione del gioco per fasce orarie è maggiormente giustificabile se inserita in strumenti con efficacia temporalmente circoscritta, come le ordinanze contingibili e urgenti, sul presupposto di un’emergenza sanitaria da gioco d’azzardo patologico accertata dall’autorità sanitaria. Lo strumento ordinario della regolazione degli orari ex art. 50 comma 7 del Dlgs. 267/2000 rimane certamente utilizzabile, ma deve farsi carico della necessità di rispettare l’equilibrio tra esigenze pubbliche (prevenzione della ludopatia) ed esigenze private (iniziativa economica, libero accesso al gioco). Non è poi compito dell’amministrazione perseguire finalità ulteriori, che interferiscono inevitabilmente con le preferenze individuali, come l’individuazione degli orari da dedicare alle relazioni familiari”.
Nelle tre sentenze, il Tar Lombardia poi richiama “un ulteriore elemento sottovalutato nelle ordinanze impugnate è costituito dalle potenzialità tecnologiche degli apparecchi Awp e Vlt”, che offrono “nuove opportunità a salvaguardia del giocatore e per la prevenzione del gioco d'azzardo patologico, quali ad esempio l’autolimitazione del gioco in termini di tempo e di spesa, l’invio di messaggi automatici durante il gioco che evidenzino la durata dello stesso, la riduzione degli importi minimi delle giocate, il controllo, nel rispetto della privacy, sul grado di partecipazione al gioco dei giocatori più esposti al rischio del gioco d'azzardo patologico”.
Inoltre, anche la legislazione sopravvenuta all’intesa della Conferenza Unificata del 7 settembre 2017 ha rafforzato il ruolo della tecnologia nella prevenzione del Gap collegata a slot e Vlt, “con l’introduzione di formule di avvertimento (v. art. 9-bis comma 4 del Dl 12 luglio 2018 n. 87), il monitoraggio dell’offerta di gioco (v. art. 9-ter del Dl 87/2018), l'accesso agli apparecchi esclusivamente mediante tessera sanitaria, per impedire il coinvolgimento dei minorenni (v. art. 9-quater del Dl 87/2018), e l’obbligo per l’Adm di mettere a disposizione degli enti locali gli orari di funzionamento degli apparecchi (v. art. 1 comma 569 della legge 30 dicembre 2018 n. 145).
Pertanto, se dall’esame dei dati forniti dall’Adm, incrociati con quelli provenienti dall’autorità sanitaria, emergono criticità riferibili all’utilizzo degli apparecchi Awp e Vlt, potrà essere utile anche il coinvolgimento dei gestori, o dei rappresentanti dei gestori, per comprendere in quale misura l’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche possa in concreto prevenire o limitare il fenomeno del gioco d'azzardo patologico”.
Una proposta non nuova, ma che assume un valore diverso se a presentarla è proprio Adm – che con il direttore generale Marcello Minenna ha chiesto al Governo la delega per scrivere un Testo unico sui giochi, con “un reset delle leggi regionali” e – e che potrebbe cambiare i rapporti di forza fra attività di gioco ed enti territoriali, mettendo forse fine alla babele di norme di cui raccontiamo il proliferare da tanti anni. Instaurando, come auspicato dallo stesso Minenna, un “dialogo fra tutti gli attori coinvolti”.