"A nome di tutti gli operatori e imprenditori che agiscono nell’ambito del comparto dell’automatico da intrattenimento o se meglio preferisce del gioco legale, le chiedo perché i medesimi debbano ancora sottostare alla restrizioni operative proprie del lockdown imposte con decorrenza del 15 marzo 2020, mentre altre attività più o meno similari hanno potuto e possono tutt’oggi lavorare".
Comincia così la lettera inviata da Francesco Pirrello, presidente dell’Associazione gestori giochi elettronici della Sardegna (Agge Sardegna) al governatore regionale Christian Solinas, dopo la firma dell'ordinanza che ha sancito l'ingresso dell'isola nella "zona bianca", con la riapertura della gran parte delle attività chiuse per il contenimento del Covid ma con l'esclusione, ancora una volta, di quelle del gioco.
Esclusione che potrebbe rientrare nei prossimi 3 giorni, quando i nuovi dati sull'andamento epidemiologico potrebbero portare la Giunta ad operare dei correttivi sul provvedimento appena emanato.
"Mi permetto di ricordarle che, nel settore operano direttamente ed indirettamente oltre 100.000 persone, ossia famiglie, cittadini, contribuenti e elettori, che oltre a non avere ancora ricevuto gli ultimi ristori, hanno ancora molti dipendenti in attesa della cassa integrazione nonostante tutte le altre sistematiche problematiche aziendali. Detti operatori non vengono nemmeno citati nella sua ultima ordinanza; non so se si tratta di una svista o di una dimenticanza, spero che ciò non si ponga nell’alveo delle precedenti scelte politiche che hanno individuato quale impopolare e scomodo il settore che nell’occasione rappresento, tanto da non riconoscergli nemmeno il diritto all’assistenza di Stato", prosegue Pirrello.
"Dette decisioni appaiono per lo meno immotivate, posto che gli operatori del gioco lecito svolgono un attività di sopporto di 'esattore precario' per conto dello Stato, contribuendo in tal modo alla remunerazione degli stipendi e delle indennità anche dei politici, i quali però troppo spesso dimenticano la condizioni vessatorie in cui si trovano le tante imprese del settore, che negli anni non hanno mai avuto alcun supporto, nonostante la rilevanza pubblica dell’attività, viste le peculiarità sopra rammentate, come tale sottoposte al controllo della Corte Dei Conti.
Vede, signor Presidente, a differenza di altri momenti passati, oggi non ci mortifica e penalizza il fatto di essere continuamente il bersaglio di critiche immotivate e di attacchi da parte di soggetti incompetenti in materia, ma la certezza che molte imprese dovranno chiudere definitivamente, con ciò ponendo nel nulla i sacrifici affrontati da tante famiglie e privando del posto di lavoro tanti nostri giovani e familiari, su cui abbiamo investito in professionalità e legalità, sissignore 'legalità', dato che ognuno degli addetti ai lavori è regolarmente iscritto in un Albo e gli apparecchi sono costantemente monitorati e controllati online dai concessionari di rete", rimarca il presidente di Agge.
"Insomma, siamo persone per bene che non chiedono privilegi, ma solo di poter continuare a fare il proprio lavoro e dovere, nel rispetto, come sempre fatto, delle normative e dei protocolli.
Ritengo, signor Presidente, non sia il caso di dilungarsi più di tanto, sono disponibilissimo ad un incontro per meglio spiegare ed entrare nei dettagli. Al momento credo di essere stato sufficientemente chiaro evidenziando che l’attività di intrattenimento mediante l’utilizzazione di tali apparecchi (Awp o slot machines) nei pubblici esercizi è sottoposta, al pari dell‘attività di somministrazione alimenti e bevande, all’art. 86 del Tulps (Testo unico leggi di pubblica sicurezza) ed inoltre, essendo un’attività accessoria, nulla osta al fatto che non debba essere riattivata, anche perché non espressamente vietata ed elencata (al contrario delle sale giochi – sale scommesse e bingo) nel richiamato Dpcm 14 gennaio 2021", conclude Pirrello.