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Pucci (As.Tro) a Rossi (Consiglio Piemonte): 'Dialogo su legge gioco'

12 novembre 2018 - 14:36

Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione As.Tro, chiede al consigliere del Piemonte Domenico Rossi di rinnovare dialogo per modifica legge sul gioco.

Scritto da Redazione

“Confido che queste mie riflessioni possano rappresentare l’occasione per un rinnovato dialogo tra le istituzioni regionali piemontesi e l’intero comparto del gioco, finalizzato alla ricerca di soluzioni non ideologiche, condivise, efficaci e che non comportino, come ora, il sacrificio di un intero settore economico. Lo dico in modo chiaro: spero che la maggioranza di governo della regione si dichiari disponibile ad un confronto per rivedere radicalmente la normativa riguardante il distanziometro”.

 

 

È l'auspicio espresso da Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione As.Troin una lettera inviata al consigliere Domenico Rossi, presidente della commissione Sanità e Politiche sociali della Regione Piemonte, in merito alla normativa vigente per il contrasto al Gap, che potrebbe essere modificata con un emendamento al decreto Omnibus in discussione questa settimana al Consiglio regionale, oggetto di una recente sentenza del tribunale di Torino e ora al vaglio della Corte costituzionale.
 
 
“Immagino però che ritenga tuttora 'necessari' (seppur non 'sufficienti') i divieti e le limitazioni che si possono racchiudere in quella che è ormai diventata una 'scuola di pensiero', raffigurata con l’orribile neologismo insito nella parola 'distanziometro'. Io, invece, lo dico con il massimo rispetto, ritengo il distanziometro completamente inutile. Anzi, purtroppo, posso constatare a malincuore che gli unici effetti che produce sono quelli letali per la sopravvivenza di imprese che agiscono nella legalità e quelli benefici per le imprese che ne sono al di fuori. Non mi invento nulla: la invito, infatti, ad esaminare gli approfonditi studi effettuati da autorevoli e neutrali organismi di ricerca, tra i quali mi consenta di segnalarle quello dell’Istituto Superiore di Sanità, presentato a Roma nel mese di ottobre 2018, che spicca per ampiezza di dati e rigore scientifico.
Questi studi, sui cui ampi spunti non voglio dilungarmi in questa sede, convergono però tutti nel riconoscere che la distanza dal luogo di gioco non ha alcun effetto dissuasivo per il cosiddetto 'giocatore problematico'.
Credo invece che le nostre idee convergano pienamente su quelli che possono essere gli altri strumenti utili alla prevenzione del Gap: corsi di formazione, controllo della legalità (con riferimento soprattutto al rispetto del divieto al gioco da parte dei minori), introduzione della tessera sanitaria, soluzioni tecnologiche idonee ad impedire l’utilizzo prolungato della slot da parte del medesimo giocatore (alert, congegni a spegnimento automatico e via dicendo).
Tutte soluzioni di cui la nostra Associazione è da sempre portatrice e che sono state poste all’attenzione anche del legislatore regionale del Piemonte durante la fase di elaborazione del testo normativo di cui stiamo parlando e su cui avrei piacere di confrontarmi con lei ed i suoi colleghi consiglieri se me ne fosse data l’occasione”, sottolinea Pucci all'indirizzo del consigliere Rossi.
 
 
“Voglio mettere in risalto che l’associazione che rappresento e gli stessi imprenditori ad essa associati non hanno mai contestato l’intero impianto della legge regionale piemontese che riteniamo anzi, per alcuni versi, estremamente avanzata.
Quello che contestiamo, nei termini che le ho sopra accennato, è proprio e solo quella norma che è oggi oggetto di esame da parte del Tribunale di Torino.
A tal proposito non le sarà sicuramente sfuggito il passaggio dell’ordinanza del Tribunale di Torino che, per il ruolo istituzionale che lei occupa di presidente di commissione e, ancor prima, di legislatore (non mosso da intemperanze ideologiche tipiche di qualche suo oppositore in Consiglio), le dovrebbe offrire importanti spunti di riflessione, a prescindere da quelle che saranno le successive pronunce giurisdizionale: 'ritenuto che il dato oggettivo ad oggi non contestato che quantomeno sul 99,32 percento del territorio comunale non è possibile collocare apparecchi da gioco, pone un problema di costituzionalità della norma sotto vari profili. Lo stato di fatto ha ingenerato in effetti un sostanziale divieto di gestire macchinette da gioco, attività imprenditoriale consentita, sebbene da regolamentare e limitare a tutela di altri e pregnanti interessi costituzionali. Il bilanciamento degli interessi costituzionali in gioco pare aver portato nel caso del Comune di Torino ad una totale negazione della possibilità costituzionalmente garantita di gestire un’attività imprenditoriale lecita (…)'.
Ecco, a mio avviso, gli spunti di riflessione:
1) tale pronuncia ribadisce il dato, ormai inconfutabile, dell’effetto 'espulsivo' del distanziometro, dal momento che sul 99,32 percento del territorio comunale non è possibile installare apparecchi da gioco. In altre parole, un’attività economica tuttora non solo consentita ma anche controllata direttamente dallo Stato, è stata interamente bandita a livello comunale e (aggiungo io, con dati alla mano) regionale.
2) inoltre, pur ribadendo il principio costituzionale che qualsiasi attività economica possa essere regolamentata e limitata a tutela di altri pregnanti interessi costituzionali, il Tribunale di Torino ha sollevato il problema della corretta applicazione, nel caso concreto, di quel 'bilanciamento degli interessi costituzionali in gioco' che deve sempre sovrintendere all’introduzione di regole e limiti ad un attività economica lecita.
Ebbene, in materia di gioco, gli interessi costituzionali che potrebbero giustificare la limitazione del libero esercizio dell’attività imprenditoriale correlata al gioco, sono la tutela della salute e quella dell’ordine pubblico.
Come ho già sottolineato, non si può porre in dubbio che l’attività del gioco necessiti di regole e di limiti.
Bisogna però, di volta in volta, approfondire, in questa opera di bilanciamento, quanto le regole ed i divieti che si vanno ad introdurre siano efficaci per la tutela degli interessi che con essi si intendono garantire e se lo siano in misura tale da giustificare il totale sacrificio (la messa al bando, nel caso che ci riguarda) di un intero settore economico lecito.
Sulla tutela della salute pubblica (prevenzione del Gap) ribadisco che mentre iniziano ad emergere evidenze scientifiche sulla inutilità del distanziometro, non esiste nulla di altrettanto autorevole in senso contrario.
Aggiungo anche che esistono evidenze sulla massiva migrazione dei giocatori su altre tipologie di gioco e verso il gioco illegale.
I dati messi a disposizione dall’Agenzia delle dogane e dei Monopoli, rilevano che proprio in Piemonte dove, più che in altre regioni, è stata attuata con 'successo' la sostanziale soppressione delle attività di gioco legate agli apparecchi Awp, la contrazione della domanda è stata statisticamente irrilevante, a dimostrazione, per l’appunto, della migrazione degli utenti verso altre tipologie di offerta, compresa quella illegale.
Per quanto concerne la tutela dell’ordine pubblico, concetto che tocca, più in generale, il tema della legalità, non potrà non concordare con me (se non altro sul piano logico) che l’effetto del sostanziale divieto posto all’offerta di gioco legale non fa altro che trasferirne la titolarità dalle imprese regolari (che tra l’altro sono soggette all’imposizione fiscale) alla criminalità, con tutto ciò che ne consegue sotto l’aspetto dell’ordine pubblico e di quello erariale. Basti riflettere sulla recentissima notizia che negli ultimi mesi la Guardia di Finanza ha eseguito, proprio in Piemonte, trenta interventi che hanno portato al sequestro di cento apparecchi illegali e all’accertamento di un’evasione fiscale di 4 milioni di euro”, conclude il presidente di As.Tro.
 

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