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Tar Liguria e limiti orari al gioco, Fit: 'Andremo in Consiglio di Stato'

23 dicembre 2019 - 14:32

Dopo Ventimiglia, il Tar Liguria conferma anche i limiti orari di Cairo Montenotte, Fit ed Sts annunciano battaglia in Consiglio di Stato e chiedono legge nazionale.

Scritto da Redazione
Tar Liguria e limiti orari al gioco, Fit: 'Andremo in Consiglio di Stato'

"Non sussiste il dedotto difetto di istruttoria. L’ordinanza impugnata richiama espressamente nelle premesse la relazione sul gioco d’azzardo patologico in Liguria redatta a cura di Alisa - Sistema sanitario Regione Liguria, dalla quale emerge che, sulla base del monitoraggio sul fenomeno attuato da un decennio dalla struttura complessa Salute mentale e dipendenze di Alisa, 'le richieste di cura sono costantemente in aumento ed i soggetti in carico al Sert dei dipartimenti di Salute mentale e dipendenze liguri per il gioco d’azzardo sono passati da 116 nel 2011 a 371 nel 2018', e che 'naturalmente il fenomeno è sottostimato ed i soggetti che si rivolgono ai servizi preposti sono solo una modesta percentuale rispetto al reale bisogno'".

 

Questa è una delle motivazioni con cui il Tar Liguria, come già fatto a proposito di Ventimiglia (Im), conferma la validità dell'ordinanza oraria di Cairo Montenotte (Sv), "gemella" nei contenuti.
 
 
Una decisione che non è andata giù alla Federazione italiana tabaccai, che ha fatto ricorso contro i limiti orari al gioco fissati dai due provvedimenti in entrambi i casi con il divieto di funzionamento degli apparecchi dalle 7 alle 19.
 
Non comprendiamo la soddisfazione del sindaco di Cairo Montenotte per la sentenza del Tar Liguria che, nel confermare l’ordinanza sugli orari di funzionamento degli apparecchi da intrattenimento, mette a rischio il lavoro onesto di molti addetti del settore per tutelare pochi soggetti in cura presso l’Asl 2 Savonese”, afferma il presidente di Fit, Giovanni Risso, a conclusione del giudizio di primo grado dinanzi al giudice amministrativo ligure.
Ancora più incomprensibile la soddisfazione dell’attuale sindaco di Ventimiglia per un’ordinanza non sua e con il quale si conveniva sulla necessità di individuare formule di tutela diverse dal proibizionismo. Una retromarcia inspiegabile”.
 
 
Il giudice ha ritenuto che la circolare del ministero dell’Interno che invita i sindaci ad adeguare gli orari a quelli indicati nella Conferenza unificata del 7 settembre 2017 non sia vincolante – continua Risso – ci chiediamo noi che senso abbia sprecare tanto tempo in seno alla Conferenza unificata se poi i primi a disconoscerne il valore dei lavori sono proprio gli stessi Enti locali che vi partecipano. È arrivato il momento che lo Stato si riprenda la riserva statale sul gioco emanando norme chiare e univoche affinché un settore complesso possa contare su regole certe uniformemente applicabili sul territorio nazionale”.
 
 
Gli fa eco Giorgio Pastorino, presidente nazionale del Sindacato totoricevitori sportivi: “Spesso non si tiene conto, come nel caso di specie, di dati certi e inconfutabili come il numero complessivo degli apparecchi in costante diminuzione da oltre 2 anni, decremento che ha portato al loro dimezzamento. Ancora, non si tiene conto del fatto che su quasi 275.000 abitanti solo 63 cittadini sono in cura presso la Asl 2 savonese comprendente Cairo Montenotte. Se una percentuale dello 0,02 percento consente di creare un allarme sanitario, non immaginiamo cosa potrebbe succedere alle attività economiche in cui si trattano prodotti alcolici che creano dipendenza molto più del gioco, applicando i medesimi principi”.
 
 
Risso ha concluso: “Non pensino i sindaci del distretto che lasceremo strade intentate. I nostri legali stanno già lavorando al ricorso in appello auspicando che almeno a Roma, ove la Conferenza unificata ha sede, qualcuno voglia tenerne conto. Del resto per i tabaccai, a differenza di altri esercizi, il gioco legale è parte essenziale dell’attività, non certamente 'attività facoltativa', collaterale e secondaria. Da operatori professionisti non intendiamo lasciarne la gestione a competitor o alla criminalità”.
 

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