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Volpe (Cui prodest): 'Aumento tasse sul gioco sarà demolito dal Tar'

27 dicembre 2024 - 10:45

Per Volpe (Cui prodest) l’aumento delle tasse sul gioco è contrario alla legge di riordino voluta dal Governo Meloni e finirà demolito dal Tar.

Scritto da Redazione
Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest

Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest

La decisione del Governo, in seno alla legge di Bilancio approdata in Senato, di aumentare le tasse sui giochi, e in primis su quello online, continua a tenere banco e a destare critiche e preoccupazioni fra gli stakeholder del settore.

 

A manifestarle, dopo l'Agic - l’associazione aderente a Confindustria che rappresenta le principali aziende concessionarie del settore del gioco pubblico - e dopo Logico -  Lega operatori di gioco su canale online, è Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest, dalle pagine del quotidiano Il Riformista.

"Di buoni propositi è lastricata la via ormai definita della terza legge di bilancio del Governo Meloni. La caratteristica dei buoni propositi, però, è sovente quella di poggiare su due momenti: il primo è quello dell’adrenalina dell’annunciata determinazione e della fede cieca nella capacità di realizzare il proposito; il secondo è la doccia fredda dell’impatto con la realtà", scrive.

"Anche stavolta l’Esecutivo (si badi bene: al pari dei precedenti e anche dei prossimi) si barcamena con una Manovra fatta di entrate più teoriche che pratiche e talvolta finalizzate a creare una coperta sufficiente a far approvare blitz ed emendamenti notturni, come in ogni legislatura dalla notte dei tempi.

Prendiamo il caso di giochi e scommesse. A pochi giorni dalla pubblicazione di un bando per l’assegnazione di nuove licenze che farà dell’Italia uno dei Paesi con le concessioni più costose d’Europa – e parliamo di concessioni novennali da 7 milioni di euro, quando le precedenti furono affidate per 250mila euro - il Governo ritocca al rialzo le tasse che gravano sugli operatori del gioco. Un incremento di 0,5 punti, con il buon proposito di incassare 30 milioni da dedicare allo sport. Una fetta di panettone in più adesso, tanto da gennaio c’è la palestra. Se funzionasse sarebbe pure interessante, ma sin da subito qui abbiamo messo in guardia dai buoni propositi. Nella fattispecie si potrebbe dire che chi non fosse d’accordo con la nuova aliquota potrebbe serenamente non partecipare al bando per comprare o rinnovare la propria concessione, ma sarebbe comunque soggetto alla nuova tassazione fintanto che l’attuale concessione resta attiva", si legge.

"L’impatto con la realtà di questo buon proposito erariale, tuttavia, sarà assai diverso: come reclamato dall’associazione di categoria Logico, infatti, l’aumento è contrario alla legge di riordino del gioco voluta proprio dal Governo Meloni e finirà demolito dal Tar come l’impegno al tapis roulant di quelli che sgarrano a Natale. Riequilibrando diritti e doveri dello Stato e dei concessionari - solo pochi mesi fa - l’Esecutivo omaggiava la civiltà giuridica del nostro Paese, sancendo che 'il canone richiesto dallo Stato e il regime di tassazione (…) non sono modificabili per il periodo di vigenza ed efficacia della concessione'.

Un principio sacrosanto cui ovviamente si appelleranno gli operatori attuali. Si sarebbe potuta rimandare la norma applicandola alle sole nuove concessioni (una sorta di 'lo sai prima, valuta tu se ti conviene venire in Italia') ma questo voleva dire rinunciare ad aggiungere una riga alla voce 'entrate', così da poterne avere una per la voce 'uscite'. Attavolati a casa dei parenti o sugli scranni del Parlamento, non c’è raziocinio che tenga davanti alle leccornie. Siamo italiani: è il periodo delle feste, è il periodo della Manovra. Ma da gennaio…"

 

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