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Alemanno: 'Gioco, le regole non si cambiano a partita iniziata'

01 luglio 2017 - 09:05

Gianni Alemanno, già sindaco di Roma e ministro alle Politiche agricole, evidenzia la necessità di tutelare gli operatori del gioco legale.

Scritto da Anna Maria Rengo

Sul gioco pubblico ci vuole coerenza. E bisogna rispettare gli accordi presi. In particolare, con i concessionari statali, quindi perfettmente legali, che hanno pagato salatamente i loro diritti, salvo poi dovere fare i conti con una pioggia di modifiche a livello fiscale e normativo, che mettono in difficoltà il business e la sua programmazione, facendo invece un “favore” all'illegalità. Ne è convinto Gianni Alemanno, sindaco di Roma dal 2008 al 2013 e ministro alle Politiche agricole dal 2001 al 2006, sotto il secondo e il terzo governo Berlusconi. Un trascorso “eccellente”, per il politico oggi segretario del neonato Movimento Nazionale per la Sovranità, di cui è fondatore assieme con Francesco Storace (che ne è presidente) e che gli ha consentito di seguire da vicino il nascere del gioco pubblico e le tante problematiche del settore ippico. Ma partiamo, nell'incontrarlo alla presentazione ternana del suo libro “Verità capitale”, dalle stretta attualità.

Ai sensi della legge di Stabilità 2016, il governo avrebbe dovuto raggiungere un'intesa, in sede di Conferenza Unificata Stato, Regioni ed Enti locali, su come ridurre del 30 percento il parco slot in Italia e, in generale, sul riordino dell'offerta di gioco, così anche da porre fine all'attuale caos normativo a livello territoriale e da consentire l'emanazione dei bandi per nuove concessioni per scommesse e bingo. Lei auspica che si arrivi a tale riordino, visto che il 30 aprile 2016, termine (non perentorio) per giungervi è passato da un bel pezzo e che nel frattempo la misura, ampliata al 34 percento, è stata inserita nella Manovra Bis?

Norme valide sull'intero territorio nazionale sono necessarie, altrimenti si rischia il caos, anche se vanno salvaguardate alcune prerogative dei sindaci. È importante sottolineare che non si possono cambiare le carte in tavola a gioco iniziato, cambiando la tassazione e soprattutto le norme valide per i concessionari regolarmente autorizzati dallo Stato. Bisogna rispettare i patti presi, anche perchè se non lo si fa si mette in crisi un'industria e si consegna il gioco nelle mani dell'illegalità”.

A suo modo di vedere, al di là dell'auspicio, si arriverà a breve all'accordo?
Credo che il problema principale sia rappresentato dalle aspettative incontrollabili, soprattutto da parte dello Stato, che vuole fare cassa sul gioco. Non so se si arriverà all'accordo, e forse non sarebbe giusto farlo prima della fine di questa legislatura, visto che la prossima sarà sicuramente molto differente da quella attuale”.
Parliamo di gioco patologico: secondo lei in Italia si fa abbastanza sul fronte della prevenzione e che cosa ne pensa dell'idea di ulteriori restrizioni alla pubblicità, dopo quelle operate ai sensi della legge Balduzzi?
Quanto al problema del gioco patologico, ricordo che ci sono 260mila euro bloccati da tempo presso l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, e che si sarebbero dovuti impiegare in iniziative di propaganda contro la ludopatia. Questa è una situazione che va avanti da anni. Penso inoltre che sul tema non si debba avere un atteggiamento demagogico. Per combattere il gioco patologico occorre avere un controllo puntuale dei luoghi dove si scommette e si gioca, così che non si creino delle situazioni di perdita di controllo o di dipendenza. E serve che ci sia personale formato a riconoscere i sintomi di comporamenti problematici e, nel caso, a intervenire. Occorrono, poi, campagne apposite nelle scuole e nei centri di aggregazione. Pensare di risolvere il problema vietando la pubblicità è ridicolo”.
Il governo è al lavoro per redigere il decreto legislativo sull'ippica che darà attuazione al collegato agricolo, anche se con il Milleproroghe gli sono stati assegnati altri sei mesi. Cosa auspica in proposito?
L'ippica è stato il primo settore del gioco a subire la crisi. Prima si finanziava attraverso le scommesse ippiche, poi è stata espropriata della sua autonomia ed è iniziata la crisi. L'ippica reca con sé una grande cultura, è un settore importantissimo che va salvato. Occorre fare uno sforzo per salvaguardare i suoi valori”.
Che cosa ne pensa della proposta di aprire nuovi casinò?
Quando ero sindaco di Roma ne volevo aprire uno sul litorale laziale, ma sono stato letteralmente demonizzato. È anacronistico che esistano casinò in tutte le parti del mondo, mentre in Italia ne abbiamo solo quattro e tutti al nord”.

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