Associazioni gioco al Governo: 'Rischio default, riaprire subito'
Acadi, Acmi, As.tro, Fiegl, Sapar e Sistema gioco Italia inviano documento unitario al Governo chiedendo il riavvio del gioco legale terrestre ed interventi su Ristori, codici Ateco, Preu, norme locali e canoni concessori.
Passano i giorni, la scadenza del Dpcm si avvicina e il settore del gioco legale - come tanti altri, del resto - non sa ancora se e come potrà riaprire il 16 gennaio.
Un limbo senza fine, dopo quello già attraversato nella primavera del 2020, che preoccupa tutta l'industria e ha già spinto numerose rappresentanze del comparto ad annunciare ed organizzare manifestazioni di piazza (da Milano a Roma) per sollecitare l'attenzione del Governo e un intervento risolutivo per scongiurare il collasso definitivo.
Con questo obiettivo, i presidenti di alcuni delle maggiori associazioni di settore - Acadi-Confcommercio, As.tro, Acmi, Sistema gioco Italia- Confindustria, Confesercenti Fiegl e Sapar - hanno inviato un documento all'Esecutivo, rappresentando lo scenario attuale e le richieste di interventi prioritari politici e normativi.
LO SCENARIO ATTUALE - Le associazioni fanno il punto sulla drammatica situazione del settore, letteralmente sconquassato dalla chiusura dei punti di vendita specializzati (sale gioco, agenzie di scommesse e Bingo), nonché dell’attività di vendita di tali giochi nei punti non specializzati (bar e tabacchi) per circa 6 mesi, con conseguente blocco dei ricavi per metà dell’anno.
In aggiunta, ricordano, "la legge di Bilancio per il 2020 ha previsto interventi strutturali su Vlt (tessera sanitaria, incremento delle imposte e diminuzione del pay-out) e Awp (incremento delle imposte e diminuzione del pay-out) che hanno determinato un calo della domanda, indipendentemente dalle tematiche Covid-19, del 30 percento nelle Vlt e del 10 percento nelle Awp. Infine le scommesse, caso unico in tutto il panorama economico italiano, sono state oggetto di un incremento delle imposte durante il lockdown, comprimendo ulteriormente gli scarni ricavi della filiera".
Per il 2021 il quadro non è certo meno fosco.
Al netto di una possibile riapertura delle attività di gioco in tempi brevi, sembra comunque certo un ulteriore calo della raccolta in tutti i comparti del retail a causa di "contrazioni strutturali della domanda di gioco attraverso Adi, determinate dagli interventi introdotti con la legge di Bilancio 2020 (tessera sanitaria su tutti); calo di reddito delle scommesse, dovuto all’imposta sulla raccolta a favore dello sport introdotta nel settembre del 2020; contrazione della domanda di gioco rispetto al 2019; riduzione della rete di negozi specializzati e dei piccoli esercizi, con conseguente ulteriore contrazione della raccolta; espulsione, in talune regioni, delle attività di gioco da numerosi contesti urbani per effetto dell’applicazione di disposizioni locali (distanziometro)".
In caso di prolungamento del lockdown oltre la metà di gennaio inoltre si stima un aumento della perdita di ricavi netti dalle attività di gioco del 2 percento per ogni settimana di chiusura aggiuntiva con ulteriori pesanti conseguenze sotto il profilo occupazionale.
A ciò si aggiunge il forte stress finanziario per il diniego di molti istituti di credito nel mantenere aperti gli affidamenti concessi, nonché per il diniego di compagnie assicurative e istituti di crediti all’emissione e al rinnovo delle garanzie prestate a favore delle imprese del comparto. "Si suppone possano moltiplicarsi revoche di fidi e crediti concessi agli operatori del gioco legale sulla base di criteri di natura etica e non di natura finanziaria", si legge ancora nel documento.
UN SETTORE GIÀ SICURO - Le associazioni quindi colgono l'occasione per ricordare al Governo che "il settore del gioco lecito non solo ha introdotto ed adottato già dallo scorso mese di maggio propri protocolli di sicurezza nei vari sottosettori verticali (sale specializzate, scommesse e bingo), più restrittivi e stringenti delle linee guida regionali, al fine di evitare qualunque forma di assembramento all’interno dei punti di vendita. La puntuale applicazione di detti protocolli ha consentito, dopo il primo lockdown, di operare in sicurezza ed in totale assenza di focolai di contagi, ottenendo puntualmente il riscontro di conformità da parte delle Organizzazioni sindacali, nonché delle Autorità di vigilanza preposte (Asl ed Agenzia Dogane e Monopoli). In particolare poi alcuni protocolli sono stati recentemente rivisti ed integrati per renderli ancora più restrittivi".
Perchè allora aspettare ancora?