Baretta: 'Su gioco nuovo assetto che unisca varie esigenze'
Il sottosegretario Baretta in occasione del Rapporto di Sostenibilità di Sisal ribadisce la linea del Governo sul gioco.
Roma - "Siamo all'inizio di un percorso e il ruolo del legislatore è fondamentale per giungere a un nuovo assetto in grado di conciliare esigenze locali, aspettative delle istituzioni a livello nazionale e attese degli operatori che, giustamente, devono poter programmare e pianificare per il futuro. Il futuro del settore è legato alla possibilità di realizzare una buona riforma finalizzata a recuperare una dimensione ludica del gioco, combattendone gli eccessi e gli abusi. Si tratta di un approccio nuovo anche da parte del Governo. Possiamo dire: un cambio di linea che tiene conto del contributo della società civile, del volontariato, della politica e di una parte importante degli operatori del settore". Parola del sottosegretario Pier Paolo Baretta, intervenuto in occasione della presentazione del Rapporto di Sostenibilità di Sisal Group.
"L'accordo presenta delle contraddizioni ed è su quelle che bisognerà lavorare in questi giorni. Ma è evidente a tutti che senza questo accordo le criticità sarebbero state ben altre, sicuramente baldanzose e probabilmente devastanti per il settore", aggiunge Baretta parlando dell'intesa in Conferenza Unificata Stato, Regioni ed enti locali.
"Quello che abbiamo fatto con questo accordo, però, è fissare un punto fermo sulla distribuzione e un livello di qualità dell'offerta che saranno i punti riferimento per il futuro. Lo 'scambio' che ha fatto lo Stato con se stesso - seguendo una linea non proibizionista - è quello di stabilire un'offerta massima, che presuppone però un'offerta minima che dovrà essere garantita agibile. In questo scenario, gli enti locali che dovranno svolgere un ruolo attivo nella distribuzione dei giochi, dovranno anche garantire il principio di equa distribuzione nei confronti del quale si sono impegnati. È quindi evidente che non potrebbe esistere una concentrazione di gioco sulle periferie e uno svuotamento nei centri storici, perché questo non sarebbe coerente con il principio di equa distribuzione".