Canali (AdM): 'Risolvere questione territoriale per tornare competitivi'
Il vice direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Alessandro Canali a Sbc Digital Italia spiega le azioni da compiere per rilanciare il settore del gioco.
Superare la “Questione territoriale” e riordinare il comparto del gioco pubblico per dare stabilità e certezze al comparto e provare ad attirare investitori stranieri. Provando anche a sovvertire l'opinione pubblica negativa nei confronti del settore, spiegando che il gioco legale non è un nemico mentre il male risiede in quello illegale, che bisogna continuare a combattere. E' questa, in estrema sintesi, la posizione espressa dal vice direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Alessandro Canali, intervenuto a Sbc Digital Italia nel panel dedicato alla regolamentazione del gioco moderato da Francesco Rodano, che ha messo attorno allo stesso tavolo (virtuale) i regolatori di Italia, Olanda, Francia e Canada.
I PROBLEMI IN ITALIA - “Il problema più grande che ha l'Italia nella regolamentazione del gioco – spiega Canali - è la confusione politica che accompagna il tema nel nostro paese: abbiamo più di 150 leggi che parlano di gioco e una serie di normative che si sovrappongono e rendono difficile operare.
Molto spesso vengono approvate delle leggi a livello più emotivo che in seguito a una precisa pianificazione. Per esempio abbiamo tre leggi approvate negli ultimi anni che sono piuttosto significative: una, approvata velocemente e senza concertazione (il Decreto Dignità, Ndr) che ha introdotto il divieto totale di pubblicità. Il motivo è chiaro, ma l'effetto è critico perché non consente al gioco legale di potersi distinguere da quello illegale. Sarebbe quindi molto più utile e ragionevole regolamtare le comunicazioni puntando sulla promozione del gioco legale e responsabile, con delle regole precise, ma non con un divieto totale.
Altra legge critica è stata quella che ha introdotto l'obbligo di inserire la tessera sanitaria sulle videolotterie per verificare la maggiora età. Questo ha portato a un crollo dei consumi perché molti giocatori temono di poter essere identificati e tracciati, mentre invece questo non avviene e non può avvenire per questioni di privacy, ma ha comunque scoraggiato fortemente i consumi. Ma ha creato soprattutto uno squilibrio sul mercato e una perdita per lo Stato visto che la tessera sanitaria italiana ce l'hanno soltanto gli italiani. Quindi tutti quelli che non sono residenti, come per esempio i turisti, non possono giocare con queste macchine in Italia, mentre un italiano può giocare ovunque nel mondo. Il terzo grande problema italiano è quello della questione territoriale perché nonostante il gioco dovrebbe essere regolamentato a livello centrale, ogni singola regione ha introdotto leggi proprie per limitare la diffusione del gioco. Questo in virtù del diritto di legiferare in termini di Salute pubblica che fa capo a ogni regione. Visto che in Italia abbiamo 21 regioni, non può essere questo un modo coerente di regolamentare un settore visto che le concessioni vengono assegnate a livello nazionale e poi un operatore si ritrova a non poter operare in un determinato territorio. Per questa ragione stiamo cercando di proporre in Parlamento un intervento legislativo che possa permettere di superare questa anomalia”.
TECNOLOGIA E NORME - Secondo il numero due di Adm, “La sfida che dobbiamo affrontare nel prossimo anno è quella di regolamentare adeguamente e adottare le ultime tecnologie per consentire al settore di combattere ad armi pari contro l'illegalità e per contrastare efficacemente l'offerta illecita. La nostra tecnologia oggi non ci consente di prevenire attività illecite online e questo crea uno squilibrio sul mercato e una concorrenza sleale per gli operatori leali. E' un terreno cruciale”.