Conte si dimette, il gioco sta (ancora) alla finestra
Nel giorno delle dimissioni di Giuseppe Conte per il settore del gioco c'è una sola certezza: tutto cambia perché nulla cambi, almeno fino al 5 marzo.
Un Conte ter appoggiato da un nuovo gruppo parlamentare creato da "responsabili" o "costruttori", un Governo di salvezza nazionale affidato ad una personalità di spicco (Mario Draghi?) o nuove elezioni?
Sono tanti e variegati gli scenari che si profilano all'orizzonte in questo 26 gennaio, giorno cui Giuseppe Conte, dopo la crisi innescata da Matteo Renzi ed Italia viva e la risicata maggioranza relativa conquistata al Senato la scorsa settimana, si è dimesso dall'incarico di presidente del Consiglio aprendo di fatto le "operazioni" per la formazione di un nuovo Esecutivo.
Una decisione comunicata nella prima mattinata ai ministri e quindi formalizzata con l'incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ora proverà a rimettere a posto i cocci, in un momento di certo non facile per il Paese, in piena emergenza Covid, fra vaccini in ritardo, varianti del virus da contenere e dati sballati sui contagiati comunicati dalle Regioni, con annessa minaccia di ricorsi al Tar.
Al momento, resta tutto congelato. A partire dal Dpcm del 16 gennaio, che ha sancito la prosecuzione dello stop al gioco fino al 5 marzo, chiamando il settore ad ulteriori attese e sacrifici.