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Dalle nuove slot alle vecchie gare: l'agenda di governo sui giochi (e non)

21 agosto 2018 - 10:15

Alla ripresa dei lavori il governo dovrà affrontare una serie di temi centrali per il futuro del paese e dei giochi.

Scritto da Ac

 

Sono tanti i temi nell'agenda del governo alla ripresa dalla pausa estiva. E tante le questioni in sospeso che riguardano il comparto dei giochi. Prima su tutte, l'annunciata riforma generale dal comparto promessa dall'Esecutivo in fase di conversione in legge del Decreto Dignità e messa per iscritto all'interno dello stesso provvedimento. Con tanto di indicazione temporale: “entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione”. Sul tavolo del governo, però, ci sono tante altre piccole e grandi situazioni da trattare, che riguardano lo stesso settore: come per esempio, l'emanazione della gara per il rinnovo del SuperEnalotto, per la quale, in realtà, non ci sarebbe bisogno di nessuna azione, procedendo direttamente con il bando, ma è inevitabile che bisognerà prima di tutto capire il nuovo indirizzo politico che si vorrà seguire rispetto ai giochi. Ma anche rispetto alle concessioni pubbliche, più in generale, che è diventato argomento di estrema attualità dopo il crollo del ponte di Genova che oltre a mettere in discussione l'attuale concessione di Autostrade, è finita col far ridiscutere l'intero sistema dell'affidamento in concessione dei beni pubblici.

Al punto che il sottosegretario all'Economia – Giancarlo Giorgetti – in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera ha specificato che verrà avviata una discussione relativa a tutte le concessioni statali. E chissà che anche su questo fronte non ci saranno altre conseguenze per il mercato dei giochi. VIsto che, tra gli altri temi che richiedono l'attenzione del governo, c'è anche la questione dell'altra gara pubblica relativa alle concessioni delle scommesse sportive e del bingo, prorogate dal precedente Esecutivo data l'impossibilità di procedere con i bandi per via della spinosa “Questione Territoriale” che renderebbe impossibile l'apertura di un nuovo punto vendita sul territorio, in virtù del proliferare delle leggi regionali “anti-gioco”, o anche soltanto il passaggio alla nuova concessione nei punti già esistenti.
 
IL FUTURO DEL SETTORE - Ma sarà proprio all'interno di quell'annunciata riforma del settore, probabilmente, che verranno affrontate tutte queste situazioni: come pure il futuro degli apparecchi da intrattenimento, con le cosiddette “Awp da remoto” che dovevano debuttare a partire dal 2019, e che sono destinate a slittare al 2020, quando le slot dovranno comunque subire altre modifiche stabilite dal nuovo Decreto Dignità.
Prima di tutto, però, il governo dovrà definire la propria linea di azione nei confronti del settore, in generale. E definire un nuovo modello di gioco pubblico. Magari già nell'affidamento dell'incarico al nuovo Direttore generale dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, quale regolatore del comparto, con l'insediamento del nuovo leader Benedetto Mineo previsto per il prossimo 4 settembre. Nonostante le intenzioni, al di là delle dichiarazioni del vice premier Luigi Di Maio – sembrano emergere in maniera già piuttosto chiara dallo stesso Decreto Dignità il quale, oltre a stabilire un insolito divieto totale di pubblicità del gioco, va di fatto a legittimare le azioni dei legislatori locali messe a segno contro il sistema del gioco pubblico. Rispetto al quale vigeva, fino ad oggi, una Riserva di Stato, che oggi sembra essere contraddetti nei fatti e nelle leggi: al punto da istituzionalizzare anche il marchio “no slot” proposto da molte leggi regionali e alla fine adottato anche dall'Esecutivo. Per un vero e proprio paradosso, almeno rispetto alla precedente disciplina prevista dal Legislatore sui giochi: e anche per questo è necessario intervenire con una riforma generale che risolva una volta per tutte la situazione, rendendo almeno coerenti tra loro le varie leggi dello Stato che intervengono, a vari  livelli, sui giochi.
 
L'AGENDA GENERALE E L'EUROPA - Tutto questo, però, dovrà insinuarsi all'interno della più ampia (e delicata) agenda governativa, che prevede una serie di incontri e di appuntamenti più urgenti per il nostro Esecutivo. Sopratutto in Europa. Il primo appuntamento ufficiale del governo italiano in Ue dopo la pausa estiva è fissato al 7 settembre, a Vienna, quando ci sarà l’Eurogruppo (la riunione informale dei ministri economici dei paesi aderenti all’euro). Da cui si aprirà un fitto calendario di riunioni e scadenze europee successive: dalla presentazione del documento programmatico di bilancio fino al giudizio dell'Unione sulla manovra: fino ad arrivare all'appuntamento più importante, attorno al 13-14 dicembre, con il Consiglio europeo (la riunione dei capi di Stato o di governo dei paesi Ue) chiamato a definire le priorità politiche che influenzeranno tutto il 2019. 
Ma ad essere decisivo sarà proprio il primo degli incontri in agenda, quello del 7 settembre, poiché potrebbe rappresentare l’occasione, per il governo italiano, di proporre la richiesta di flessibilità sui conti pubblici in vista della legge dei Bilancio, testando quindi le disponibilità dei partner europei.
Tenendo anche contro che, entro il successivo 27 settembre, l'Esecutivo dovrà presentare la nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza), che aggiorna, appunto, il documento pubblicato ad aprile. Un provvedimento fondamentale poiché, oltre a contenere i nuovi valori per Pil, deficit-Pil e debito-Pil, contiene gli orientamenti programmatici su cui si baserà la nuova legge di Bilancio. Con il Documento programmatico di bilancio per il 2019 che dovrà essere trasmesso alla Commissione Europea entro il 15 ottobre . Riassumendo gli obiettivi della successiva legge di Bilancio, che dovrà poi essere presentata in parlamento entro il 20 ottobre.
 
ATTESA PER I GIOCHI - In tutte queste discussioni e tra i vari conti relativi ai bilanci pubblici, potrebbe tuttavia scaturire anche una particolare urgenza a definire le questione sospese nel comparto giochi: vista l'inevitabile necessità di recuperare nuove entrate o comunque di rendere certe e stabili quelle già messe a bilancio dal governo. E chissà che le esigenze di cassa non possano imporre un approccio più pragmatico al governo rispetto al mercato del gioco. Almeno nell'immediato, per poi rimandare eventuali decisioni restrittive al prossimo futuro, magari alla scadenza delle attuali concessioni.

 

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