Debito italiano oltre 100 miliardi e in crescita: servono riforme, anche sui giochi
Al di là del risultato al vertice europeo, il governo punta al via libera al nuovo deficit in settimana per un voto entro luglio: inaugurando la stagione delle riforme, sperando anche in quella del gioco.
Che il mese di luglio sarebbe stato a dir poco “bollente” per il nostro governo, lo avevamo già detto. E a ragione, a quanto pare, tenendo conto dei gradi movimenti in corso, dentro e fuori al paese e quelli che dovranno ancora avvenire, nei prossimi giorni, per impostare un piano di rilancio del paese che possa essere razionale, sostenibile ma soprattutto, attuabile. Dopo che l'Italia – come abbiamo già visto nelle scorse ore - si è assicurata nel suo complesso una cifra di 209 miliardi dall'Europa, che risulta decisamente superiore rispetto ai 172,7 del piano originale della Commissione, con un aumento non soltanto della quota di finanziamenti (da 91 a 127 miliardi), lasciando invariata la quota di contributi a fondo perduto, adesso il governo dovrà trovare il modo di spendere questi soldi, cercando la massima resa in termini di investimenti e il minimo rischio.
Anche perché, alla girandola dei numeri che ha fatto seguito ai negoziati di Bruxelles, si aggiungono quelli relativi alle prospettive di medio termine dei conti italiani. Che con l’aumento della quota di prestiti (loans) dovranno trovare il modo di gestire una linea del debito già schizzata in area 160 percento del Pil quest’anno e destinata ad appesantirsi ulteriormente (e rapidamente, pure) con la richiesta di aiuti “Sure” da 20 miliardi per sostenere il peso degli ammortizzatori e su cui pende l’incognita Mes, da prendere oppure no. Anche se il premier Giuseppe Conte e una parte della maggioranza continuano a sostenere che i vantaggi di questo strumento sarebbero inferiori a quelli del pacchetto sui cui si è prolungata la trattativa in sede Ue.
Ma come si intrecciano queste tematiche, di carattere puramente economico, con il comparto del gioco pubblico? Una domanda alla quale abbiamo provato a rispondere già ieri, illustrando le possibili dinamiche che caratterizzeranno i prossimi mesi, all'interno delle quali potrebbero trovare spazio anche i giochi. Ma ne avevamo già parlato, a dire il vero, qualche settimana fa, preannunciando i lavori che si sarebbero susseguiti tra Palazzo Chigi e Bruxelles. E che oggi trovano riscontro nei fatti e negli ulteriori sviluppi.
Si, perché a chiudere la giostra dei conti (e, almeno momentaneamente, la macchina del deficit) sarà la manovra estiva, finanziata dallo scostamento da 18-20 miliardi atteso a breve in consiglio dei ministri. Questa settimana, o al più tardi la prossima, il premier, di ritorno da Bruxelles, dovrebbe convocare il governo per avviare l’iter del nuovo disavanzo aggiuntivo, che il Parlamento sarà chiamato ad autorizzare. E, con questo calendario, le Camere potrebbero esaminare la richiesta assieme al Piano nazionale di Riforma (Pnr), con il passaggio parlamentare indispensabile anche per inviare ufficialmente il documento a Bruxelles. Quello stesso Piano che contiene quei codici “magici” che si intrecciano alla perfezione con la realtà del gioco pubblico: dalla riforma fiscale alla lotta all'evasione, al potenziamento della pubblica amministrazione.
Tra l'altro, lo scostamento atteso in Consiglio dei ministri che servirà a finanziare la manovra d’estate, dovrà dedicare un capitolo al ripiano dei buchi prodotti dal Covid nei bilanci di Comuni e Province. Con il ministro che ha già promesso ai sindaci: “Copriremo tutto”. Con i numeri che parlano di quasi 5 miliardi di euro per la perdita di gettito dei Comuni, tra i 310 milioni dell’imposta di soggiorno sfumati con la crisi del Covid – che avranno una copertura dedicata - gli 1,1 miliardi persi della Tari e che da soli assorbono un terzo dei fondi messi a disposizione dei sindaci (finora) per tamponare i buchi della crisi. “Buchi” che la stessa nota metodologica elaborata dal Mef aiuta a misurare, in vista della manovra d’estate finanziata con il nuovo aumento di deficit atteso in Consiglio dei ministri. I calcoli non sono definitivi, perché i numeri sui risparmi di spesa sono parziali e le incognite dell’autunno sono parecchie. Ma si tratta in ogni caso di cifre scritte in un documento ufficiale alla vigilia di una manovra che vedrà nuovamente gli enti locali in prima fila. In cui si parla di un “rosso” che si attesterebbe sotto i 4,5 miliardi.
E anche questa problematica relativa alle economie degli enti locali, potrebbe (e dovrebbe) suggerire al governo di adottare una strada coraggiosa di riforma, non soltanto riordinando il comparto del gioco, ma magari approfittando anche per riformarlo dal punto di vista fiscale, magari introducendo anche quella famigerata “tassa di scopo”, in linea con altri paesi europei, che oltre a poter rendere il gioco una volta per tutte pienamente sostenibile, avrebbe il merito anche di supportare – e non compromettere – le casse delle amministrazioni locali.