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Esperti concordi: 'Giochi, distinguere aspetti patologici da quelli ricreativi'

11 febbraio 2016 - 16:15

Per gli esperti intervenuti al convegno 'L’intelligenza del rischio. A proposito di compulsività in materia di giochi' bisogna capire dove è il confine tra normalità e eccesso.

Scritto da Sara

 


Roma - Il convegno 'L’intelligenza del rischio. A proposito di compulsività in materia di giochi', organizzato a Roma a PalazzoMontecitorio dalla Fondazione Unigioco, è stata l'occasione per mettere a confronto alcuni dei maggiori esperti della tematica.

 

"POLITICHE PROIBIZIONISTE NON FUNZIONANO' - Il professore Giovanni Ceccarelli della Facoltà di Economia dell'Università di Parma sottolinea: "Esiste un elemento strutturale del gioco d'azzardo, ovvero il suo essere sottoposto a divieti e regole. C'è poi uno sfruttamento economico da parte delle autorità pubbliche di giochi e scommesse. Possiamo dire poi che esiste uno schema che si ritrova in modo costante nel rapporto tra società e azzardo in un alternarsi di politiche ispirate al pragmatismo o, viceversa, a istanze di tipo etico. Molti pensatori del passato si sono focalizzati sul ruolo dell'azzardo nello stimolare la propensione al rischio e sulla natura  ricreativa o compulsiva del gioco. Quello che viene fuori anche dalla storia è che le politiche proibizioniste non funzionano e da qui deriva anche il  passaggio del gioco sotto il controllo statale".

 


"GIOVANI, C'E' APPROCCIO PIU' CONSAPEVOLE AL GIOCO" - La dottoressa Silvia Zuccoli, coordinatrice del Young Millennials Monitor di Nomisma mette in evidenza che il primo focus di analisi dell'osservatorio ha  riguardato il gioco con l'obiettivo di analizzare abitudini, motivazioni e approccio dei giovani verso il gioco. "Proponiamo tre fattori innovativi.  

 

Innanzitutto l'analisi multidisciplinare del fenomeno. Nomisma ha infatti avviato una collaborazione con l'Università di Bologna con l'obiettivo di  analizzare tutte le dimensioni del fenomeno del gioco. In secondo luogo la disponibilità di una base informativa unica derivante dalla creazione di un panel  scuole: l'indagine Nomisma 2015 ha analizzato le abitudini al gioco di oltre 14mila studenti. Il terzo elemento che contraddistingue la nostra associazione riguarda l'identificazione di metodi di analisi con strumenti di screening validati a livello internazionale. Per la valutazione dell'approccio al gioco dei giovani è stato proposto ad esempio l'indicatore Sogs-Ra che indaga con un metodo oggettivo qual è l'incidenza di giovani che presentano eventuali sintomi capaci di rivelare gli effetti negativi derivanti dal gioco tanto sulla sfera psico-emotiva (ansia, agitazione, perdita di controllo), quanto su quella delle relazioni (familiari, amicali e scolastiche). Lo studio prende in considerazione ragazzi dai 14 ai 19 anni. Il 54 percento, ovvero 1,3 milioni di giovani, ha giocato almeno una volta. Giocano più i maschi (63 percento), gioca più chi frequenta istituti tecnici, nel sud e isole i ragazzi che giocano sono pari al 64 percento, nel centro nord il 43 percento. Avere i genitori o gli amici che giocano significa avere maggiore incidenza nei ragazzi che giocano. Il 35 percento gioca in maniera occasionale e il 19 percento almeno una volta al mese. I giochi preferiti sono gratta e vinci, scommesse sportive e skill games. Le somme di denaro giocate derivano da paghette o da vincite precedenti. C'è consapevolezza nella maggior parte dei ragazzi che nel gioco si perde di più rispetto al vincere. In generale c'è un approccio al gioco consapevole e pacato. Il 53 percento ha giocato per curiosità o caso. Il 56 percento dice che giocare significa ricollocare il piacere del gioco alla vincita. Per il 14 percento giocare è rischio e dipendenza mentre per il 26 percento è divertimento. Un gruppo minoritario ha un approccio problematico al gioco (6 percento della popolazione). Il 60 percento che ha perso al gioco non è mai tornato a giocare, il 4 percento sì. Il gioco comunque resta un passatempo occasionale in questa fascia della popolazione".
 

"IL CONFINE FRA NORMALITA' ED ECCESSO" - Il professore di psicologia Gioacchino Lavanco dell'Università di Palermo sottolinea "l'importanza di distinguere gli aspetti patologici da quelli ricreativi del gioco; le questioni connesse alla comorbilità del giocatore patologico; l'importanza della prevenzione delle nuove dipendenze tra adolescenti e giovanissimi. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un serie di comportamenti eccessivi che vengono promossi, approvati e incentivati. E non parliamo solo di gioco. Ma ad esempio di shopping compulsivo, sesso compulsivo, dipendenza da internet. Dobbiamo capire dove è il confine tra normalità e eccesso. L'esperienza dolorosa va vissuta e affrontata e non evitata con le dipendenze. Abbiamo creato una società di iperattivi che fatica a relazionarsi con gli altri. Il gioco d'azzardo consiste nello scommettere sulla prevedibilità di un evento futuro".
 
"GIOCO, FORMA DI SOCIALIZZAZIONE" - La professoressa Simona Morini, docente di teoria delle decisioni razionali e dei giochi dell'Università Iuav di Venezia, parte dai cambiamenti intervenuti nel gioco d'azzardo. "Tradizionalmente il giocatore è assimilato all'avventuriero, all'amante del rischio che sceglie di vivere in uno stato di eccezione, fuori dalla quotidianità, svincolato dai suoi fini e dalle sue regole. Avventurieri non solo i giocatori d'azzardo, ma anche gli imprenditori, coloro che scelgono professioni pericolose, fuorilegge di varia natura. Perfino le banche e la finanza condividono non poche caratteristiche con i giocatori. Nel bene o nel male lo spirito di avventura ha alcuni aspetti positivi. Senza avventura infatti non ci sarebbe cambiamento. Il gioco d'azzardo tradizionale quindi, quando non degeneri in una patologia o non si trasformi in una professione, ha alcune caratteristiche positive. E' una forma di socializzazione, richiede una certa abilità, e la sua casualità è manipolabile solo con l'astuzia. In molti paesi però i giochi tradizionali stanno rapidamente declinando, o almeno si stanno trasformando man mano che la tecnologia li porta online o crea nuove forme di gioco, per esempio slot machine e altre macchine da gioco. In questo caso il gioco non è più fattore di socializzazione ma piuttosto passatempo solitario, all'apparenza innocuo, ma che genera molta più dipendenza e che può essere progettato in modo tale da causare quasi certamente dipendenza".
 

 

L'IDENTIKIT DEL GIOCATORE ONLINE - Il professore Luigi Janiri della facoltà di Medicina al Policlinico Gemelli di Roma si focalizza sull'online: "Depersonalizzazione e anestesia affettiva, disregolazione dell'umore, depressione e quadri comportamentali e ritmi biologici alterati sono i sintomi dell'internet addiction. Esiste una sindrome dell'intrappolamento. Attraverso il web si introducono una serie di dipendenze, tra cui c'è il gambling online. I fattori attrattivi del web sono: accessibilità, economia, controllo-onnipotenza, eccitazione, velocità e anonimato. L'Internet gaming disorder è una forma di addiction legata a internet. La diffusione del gioco online è in espansione e le perone che giocano online sono 3,3 milioni in Europa. L'offerta online è ampia e accessibile. Chi gioca online è prevalentemente uomo, istruito e di classe medio-alta. E' un giocatore solitario, venendo a mancare quel contesto di socialità tipica di altre modalità di gioco. Si gioca online maggiormente per la facilità di accesso, il poter giocare sempre e l'ampia offerta di giochi. Blackjack e slot machine sono i giochi preferiti sul web".

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