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Gap, Silvestri (M5S): 'Se il gioco legale arretra non aumenta quello illegale'

16 novembre 2018 - 11:48

Confronto fra Francesco Silvestri (M5S) e Italo Marcotti (Sgi) su Radio Rai Tre in materia di gioco legale e tutele per malati di Gap e lavoratori del settore.

Scritto da Rf

 

Francesco Silvestri, vicecapogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle è intervenuto, questa mattina venerdì 16 novembre, al programma radiofonico “Tutta la città ne parla” di Radio Rai Tre che si è occupato di gioco legale/illegale e Gap.

“L'azzardo colpisce anche chi non gioca ed è un moltiplicatore economico negativo. Anche l'ex presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, nella sua relazione, ha spiegato come dal nord al sud le cosche della criminalità, attraverso il gioco legale, aumentano i lori profitti. Purtroppo, il confine tra legalità e illegalità è labile".
 
"L'azione del Governo è quella sul divieto di pubblicità: non si tratta di proibizionismo ma dal prossimo giugno le persone non vedranno più pubblicità sui mass-media. Inseriremo un emendamento per fare in modo che i Comuni riescano ad avere immediatamente i dati del traffico delle giocate, attraverso la certificazione degli orari. Non abbiamo mai detto di voler distruggere il comparto del gioco legale ma dobbiamo intervenire sulle dipendenze e su ciò che fa cassa del sistema illegale. Non è vero che facendo arretrare il gioco legale, aumenta quello illegale. Attualmente sono cresciuti entrambi. Non c’è collegamento tra le due cose”. 
 
 
Alla trasmissione di Radio Rai ha espresso il proprio punto di vista anche il vicepresidente di Sistema Gioco Italia, Italo Marcotti: “Il comparto del gioco legale sta vivendo male il momento. Il nostro è un mondo legale, in cui operano 150mila cittadini a vario titolo e che vivono di questo e non si può ridurre tutto al business della mafia.
Dobbiamo avere un modello concreto che tuteli la nostra occupazione, mantenere il presidio statale. Le norme regionali, se dovessero essere applicate, vieterebbero il gioco al 98 percento su tutto il territorio e si tratterebbe di tornare al proibizionismo”.
 
 
MARCOTTI: "UN NUOVO MODELLO DI RACCOLTA" - Italo Marcotti poi chiarisce ulteriormente il suo pensiero in un lungo post pubblicato nel gruppo Facebook Lavoratori del comparto del gioco legale. "Oltre 18 milioni di persone hanno giocato almeno una volta negli ultimi mesi, 17 milioni sono giocatori sociali, ma 1,5 milioni sono giocatori problematici. Il numero dei giocatori problematici è importante, rappresenta l’8,3 percento sul totale.
Questi nostri concittadini sono persone che hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno dello Stato. Essi rappresentano il rovescio della medaglia, lo stesso lato della medaglia sul quale convivono alcolisti e tabagisti, e tutti coloro che soffrono di dipendenza da sesso, shopping, droga, internet, ecc…
Da cittadino mi aspetterei una risposta forte, fatta di assistenza e cultura perché se è vero che esistono i malati è altrettanto vero che nessuno di noi ha obbligato un cliente a giocare come nessun barista ha mai obbligato un cliente a bere o Facebook ha creato un profilo a nostra insaputa attivandosi 10 ore al giorno. Siamo quindi davanti ad un problema culturale e da cittadino di uno stato avanzato e moderno vorrei che i nostri figli potessero trovare nelle scuole, nelle parrocchie, nelle famiglie ed in modo generale nei valori della nostra comunità quella cultura che facesse loro comprendere il valore della vita e quale strada prendere al bivio fra comportamenti giusti e sbagliati”, sottolinea il vicepresidente di Sistema Gioco Italia.
“Invece, da cittadino, lavoratore ed imprenditore del settore del gioco legale, perché la legalità si colloca dalla parte della legge e non dove la colloca l’onorevole Silvestri, rilevo che il mio Stato, nelle sue diverse declinazioni, combatte le dipendenze con i divieti perseguendo il proibizionismo. Il risultato di tale politica ce lo racconta la storia, e fu una sconfitta.
Ritengo che il distanziometro e le limitazioni orarie in verità siano la prova dell’incapacità del nostro Stato di creare e diffondere cultura.
È un’amara considerazione, lo scrivo da italiano, ma purtroppo i fatti ne sono l’evidenza. Esattamente come è evidente l’incapacità del sistema sanitario di intercettare e curare chi soffre di dipendenza e ciò è rilevabile dalle stesse dichiarazioni degli operatori nel giustificare la pochezza dei soggetti a carico delle Ausl.
Ora più che mai il settore ha bisogno di essere unito, coeso e determinato nel rappresentare i propri valori occupazionali, il proprio ruolo di presidio a contrasto della malavita organizzata ed il proprio ruolo nel tessuto economico del paese. Valiamo 150mila addetti occupati, determiniamo la raccolta della terza voce d’entrata per il bilancio dello stato, 10 miliardi di euro, e decine di migliaia di partite Iva che operano a vario titolo nel settore.
Lasciamo da parte i temi commerciali che da sempre minano la nostra unità indebolendoci e cerchiamo di portare uniti sul tavolo della politica tre grandi temi: il diritto al lavoro, alle regole comuni ed il ritorno alla redditività nel segno del presidio statale in concessione/autorizzazione.
Chiediamo uniti che ciò possa essere perseguito e riassunto in un nuovo modello di raccolta che elevi le caratteristiche di sicurezza della rete e coadiuvi il sistema sanitario nazionale nel contrasto alla dipendenza. La filiera del gioco è composta da aziende con caratteristiche molto diverse, parte da grandi multinazionali passando per i concessionari retail fino a tabaccai e baristi, la visione non può essere uguale per tutti ma vivo la convinzione che ognuno di noi, guardandosi dentro, non possa accettare di essere trattato con disprezzo solo perché svolge il proprio onesto lavoro. Diciamo basta tutti insieme, lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alle nostre famiglie. 
Lo dobbiamo fare per il nostro futuro”.
 

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