Il governo in bilico e pure il gioco pubblico: i possibili scenari dopo la crisi
Il vice premier Matteo Salvini ha aperto la crisi di governo delineando vari scenari possibili: proprio mentre il gioco attendeva il Riordino, che rischia di sparire.
Adesso la crisi di governo è davvero ufficiale. Per quanto già annunciata, sentita e più volte richiamata, come una specie di minaccia istituzionale per affrontare le sfide politiche più difficili da una parte della maggioranza, stavolta è ufficiale. E ora il vice premier Matteo Salvini, autore dello strappo, dovrà riferire in Parlamento, come indicato nelle ultime ore dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che non ci pensa nemmeno a rassegnare le dimissione come invece avrebbe auspicato lo stesso Salvini. Così a staccare la spina all'Esecutivo dovrebbero essere proprio le due Camere, stabilendo i tempi della crisi e dell'eventuale fine del governo attuale, rimettendo ogni decisione nelle mani del Presidente della Repubblica. Un passaggio, questo, che potrebbe avvenire a questo punto attorno a Ferragosto.
I TEMPI E LE SFIDE - Di certo un nuovo governo che si formasse a ottobre-novembre avrebbe poche settimane di tempo per scegliere quali spese tagliare o quali sconti fiscali cancellare per evitare che l'aliquota Iva ordinaria salga dal 22 al 25,2 percento e quella agevolata al 10 percento passi al 13. Visto che al Tesoro tutti i dossier sono aperti ma ancora non sono state individuate soluzioni né ci sono proposte pronte, ma solo un cantiere e dei lavori in corso. Stroncati sul nascere dalla crisi di queste ore.
Per un eventuale nuovo governo resterebbe poi l'opzione, tecnicamente complicata da realizzare, di mettere in campo un decreto per spostare l'entrata in vigore dei rincari, magari anche solo di qualche mese, e avere il tempo di studiare un piano di spending review o di revisione dei conti. Anche se nello scenario di un governo tecnico, che si potrebbe presentare soprattutto se si andasse alle urne più avanti, oltre ai limiti sulle scelte politiche, non ci sarebbe forse la forza sufficiente per contrattare con l'Europa margini di flessibilità sul deficit. Anche se Bruxelles di fronte a un quadro di elezioni anticipate e con la nuova commissione appena insediata, potrebbe probabilmente concedere a un nuovo Esecutivo un po' di tempo in più per presentare la bozza del bilancio. Con la scadenza attuale fissata alla metà di ottobre (con il disegno di legge vero e proprio va presentato alle Camere entro il 20 ottobre). Anche se prima andrebbe comunque rivisto il quadro macroeconomico, con la nota di aggiornamento al Def da presentare entro il 27 settembre, oltre a dover approvare l'assestamento di bilancio che, insieme al decreto Salva-conti, ha consentito all'Italia di evitare la procedura di infrazione europea, per il quale manca ancora l'ok definitivo della Camera.
Insomma, la prossima settimane sarà decisiva per il futuro del paese. E per il gioco pubblico, pure. Nel caso in cui si dovesse procedere con un rimpasto o con un governo tecnico, infatti, appare improbabile che il nuovo Esecutivo, chiamato a sistemare le questioni urgenti sopra richiamate, possa mettere le mani sul settore. Tenendo anche conto della complessità della materia. Peggio ancora se si dovesse tornare al voto il 13 o il 20 ottobre, come si ipotizza in casa leghista, Con l'avvio di una nuova legislatura che sposterebbe avanti di gran lunga ogni ipotesi di riforma. Anche se tale scenario sembra quello più improbabile, visto che richiederebbe lo scioglimento delle Camere entro il 20 agosto, proprio nel periodo di ferie quando appare difficile anche soltanto una convocazione dei capigruppo. Contando che tra lo scioglimento delle Camere e la data delle elezioni passano di prassi almeno 60 giorni anche per via delle disposizioni per far votare gli italiani all’estero, ecco che si arriva giù a novembre (le date possibili, in questo caso, sarebbero il 10 o il 17). In piena sessione di bilancio, appunto: sempre se non si trovi una maggioranza alternativa, che al momento non sembra esserci, ma chissà. Ma anche di fronte a tale scenario – al quale comunque il Partito Democratico non sembra essere interessato – di certo non si potrebbe pensare a una riforma del gioco in tempi brevi.