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Il governo in bilico e pure il gioco pubblico: i possibili scenari dopo la crisi

09 agosto 2019 - 08:24

Il vice premier Matteo Salvini ha aperto la crisi di governo delineando vari scenari possibili: proprio mentre il gioco attendeva il Riordino, che rischia di sparire.

Scritto da Ac

 

Adesso la crisi di governo è davvero ufficiale. Per quanto già annunciata, sentita e più volte richiamata, come una specie di minaccia istituzionale per affrontare le sfide politiche più difficili da una parte della maggioranza, stavolta è ufficiale. E ora il vice premier Matteo Salvini, autore dello strappo, dovrà riferire in Parlamento, come indicato nelle ultime ore dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che non ci pensa nemmeno a rassegnare le dimissione come invece avrebbe auspicato lo stesso Salvini. Così a staccare la spina all'Esecutivo dovrebbero essere proprio le due Camere, stabilendo i tempi della crisi e dell'eventuale fine del governo attuale, rimettendo ogni decisione nelle mani del Presidente della Repubblica. Un passaggio, questo, che potrebbe avvenire a questo punto attorno a Ferragosto.

I RIFLESSI SUL GIOCO - Tutto ciò accade nel momento più difficile per il paese - con la prossima sessione di bilancio ormai alle porte e la sfida, già in sé più che complicata, di trovare i 23 miliardi di euro per scongiurare l'aumento dell'Iva – ma anche per il gioco pubblico: che dopo i ripetuti attacchi sferzati dall'attuale Esecutivo e i provvedimenti avversi, poteva soltanto auspicare in una quiete dopo la tempesta, attendendo un provvedimento di Riordino più volte annunciato e mai eseguito, che avrebbe tuttavia potuto – nel bene e nel male – rendere il comparto finalmente sostenibile. Proprio nelle scorse ore da Via Venti Settembre trapelavano i rumors di un potenziale Codice Unico dei Giochi che avrebbe potuto/dovuto vedere la luce nelle prossime settimane (anche se nessuno, a quanto pare, avrebbe ancora in mano una prima bozza), e chissà che fine farà adesso. Ma va anche detto come lo stesso Ministero aveva lasciato intendere di essere al lavoro su un provvedimento ulteriore mirato a limitare drasticamente la pubblicità del gioco, dopo le polemiche suscitate dal Movimento 5 Stelle nei confronti dell'AgCom e della sua interpretazione del decreto Dignità attraverso le linee guida di fine aprile.
 
I POSSIBILI SCENARI - Difficile dunque, al momento, capire cosa potrà accadere, tenendo conto della varie possibili opzioni: vale per il governo e per il paese, ma vale anche per il gioco pubblico. Rispetto al primo fronte, infatti, bisognerà capire quale strada intenderà percorrere il presidente Mattarella, quale potrebbe optare per l'affidamento di un mandato al premier attuale per un governo “Conte bis”. Oppure affidare l'incarico a un'altra personalità a capo di un governo, anche senza fiducia (come già accaduto in passato) con l'obiettivo di portare il Paese alle elezioni per la fine di ottobre: e con un ministro dell'Interno, responsabile della macchina elettorale, che non sia l'attuale leader leghista. E chissà che non sia questo lo scenario più probabile, tenendo conto anche del rinvio, per certi versi inspiegabile, almeno finora, della decisione da prendere rispetto al Commissario Ue da eleggere nel nostro paese. Dopo il rifiuto di Giancarlo Giorgetti di ricoprire un posto in Europa che a questo punto potrebbe spiegarsi proprio con l'ipotesi di un rimpasto che probabilmente già aleggiava in quella parte della maggioranza. In ogni caso, entro il 26 agosto andrà indicato il candidato italiano per la nuova Commissione Von der Leyen, con l’Italia che punta alla Concorrenza, pur finendo in questo momento inevitabilmente in secondo piano rispetto alla crisi di governo.
Per ora l'obiettivo principale rimane quello di mettere al riparo i conti pubblici dalle turbolenze della politica, pensando anche all'Iva. Scongiurare l'esercizio provvisorio che rischierebbe di portare il Paese nel caos: obiettivo che sarà sicuramente prioritario per il presidente della Repubblica. Dalle cui valutazioni emergerà il prossimo futuro, con l'ipotesi ancora in campo di un anticipo della manovra prima del voto, da esercitare magari già a novembre, a quella di una legge di Bilancio in versione “ridotta”, limitata alle tabelle e poco più, elaborata da un governo tecnico chiamato a gestire la fase di transizione. Molto dipenderà da quando si consumerà, in Parlamento, la crisi, e da quando verrà fissato l'appuntamento elettorale.

I TEMPI E LE SFIDE - Di certo un nuovo governo che si formasse a ottobre-novembre avrebbe poche settimane di tempo per scegliere quali spese tagliare o quali sconti fiscali cancellare per evitare che l'aliquota Iva ordinaria salga dal 22 al 25,2 percento e quella agevolata al 10 percento passi al 13. Visto che al Tesoro tutti i dossier sono aperti ma ancora non sono state individuate soluzioni né ci sono proposte pronte, ma solo un cantiere e dei lavori in corso. Stroncati sul nascere dalla crisi di queste ore.
Per un eventuale nuovo governo resterebbe poi l'opzione, tecnicamente complicata da realizzare, di mettere in campo un decreto per spostare l'entrata in vigore dei rincari, magari anche solo di qualche mese, e avere il tempo di studiare un piano di spending review o di revisione dei conti. Anche se nello scenario di un governo tecnico, che si potrebbe presentare soprattutto se si andasse alle urne più avanti, oltre ai limiti sulle scelte politiche, non ci sarebbe forse la forza sufficiente per contrattare con l'Europa margini di flessibilità sul deficit. Anche se Bruxelles di fronte a un quadro di elezioni anticipate e con la nuova commissione appena insediata, potrebbe probabilmente concedere a un nuovo Esecutivo un po' di tempo in più per presentare la bozza del bilancio. Con la scadenza attuale fissata alla metà di ottobre (con il disegno di legge vero e proprio va presentato alle Camere entro il 20 ottobre). Anche se prima andrebbe comunque rivisto il quadro macroeconomico, con la nota di aggiornamento al Def da presentare entro il 27 settembre, oltre a dover approvare l'assestamento di bilancio che, insieme al decreto Salva-conti, ha consentito all'Italia di evitare la procedura di infrazione europea, per il quale manca ancora l'ok definitivo della Camera.
Insomma, la prossima settimane sarà decisiva per il futuro del paese. E per il gioco pubblico, pure. Nel caso in cui si dovesse procedere con un rimpasto o con un governo tecnico, infatti, appare improbabile che il nuovo Esecutivo, chiamato a sistemare le questioni urgenti sopra richiamate, possa mettere le mani sul settore. Tenendo anche conto della complessità della materia. Peggio ancora se si dovesse tornare al voto il 13 o il 20 ottobre, come si ipotizza in casa leghista, Con l'avvio di una nuova legislatura che sposterebbe avanti di gran lunga ogni ipotesi di riforma. Anche se tale scenario sembra quello più improbabile, visto che richiederebbe lo scioglimento delle Camere entro il 20 agosto, proprio nel periodo di ferie quando appare difficile anche soltanto una convocazione dei capigruppo. Contando che tra lo scioglimento delle Camere e la data delle elezioni passano di prassi almeno 60 giorni anche per via delle disposizioni per far votare gli italiani all’estero, ecco che si arriva giù a novembre (le date possibili, in questo caso, sarebbero il 10 o il 17). In piena sessione di bilancio, appunto: sempre se non si trovi una maggioranza alternativa, che al momento non sembra esserci, ma chissà. Ma anche di fronte a tale scenario – al quale comunque il Partito Democratico non sembra essere interessato – di certo non si potrebbe pensare a una riforma del gioco in tempi brevi.
 
ULTIM'ORA (16:00) - Dopo le parole del premier ("Lascerò solo dopo che il Parlamento mi avrà sfiduciato"), che hanno aperto un braccio di ferro con il leader della Lega, è subito arrivata la replica con Salvini che ha annunciato di aver presentato in Senato la mozione di sfiducia. La presidente del Senato Elisabetta Casellati convoca quindi la conferenza dei capigruppo al Senato per lunedì 12 agosto alle ore 16. Per una "parlamentarizzazione" della crisi che allunga i tempi per il voto della quale il capo dello Stato Sergio Mattarella ha preso atto. Ma forse niente è causale, tenendo conto che la crisi, più volte ipotizzata negli ultimi mesi, è arrivato proprio nel giorno in cui le Camere si erano svuotate per le ferie estive. Come se si trattasse di una mossa puramente strategica per prendere tempo e studiare le carte, ovvero il consenso tra gli elettori. Anche se in ballo c'è il futuro di tutti e non solo quello del governo o del parlamento.

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